Deriso
Oggi, a scuola, hanno riso di me, e non è la prima volta.
Mi chiedono continuamente il mio nome. E io rispondo sempre allo stesso modo: "mi chiamo Umile".
E loro, ridendo e prendendomi in giro, mi dicono: "ti chiami Camorra, questo è il tuo nome e questo sei!"
Sapete, padre, non è la prima volta, ma ora non posso più tenermelo dentro. È qualcosa che mi tormenta, mi fa male, e mi fa piangere. Non ve l’ho mai detto perché non volevo farvi sentire offeso, deriso e umiliato, come mi sento io, ogni giorno.
Mi son chiesto tante volte quale fosse il significato di una parola così bizzarra. Sarà forse una cosa brutta? Una mia amica, vedendomi triste e in disparte, mi ha detto: "è come un brutto male". Ma è davvero così terribile, padre?
Parlatemi, rispondetemi, ditemi qualcosa.
Mi comprate scarpe, vestiti firmati. Persino la moto e l’auto, ancor prima dell’età giusta per poterle guidare.
Mi portate ovunque io voglio andare: in montagna, e in barca, sulle onde del mare.
Non mi fate mancare nulla, ed io vi ringrazio.
Ma quello che desidero è altro, padre mio. Mai un sorriso, mai una parola dolce e di conforto, mai un bacio, quasi vi vergognaste di me. Siete sempre impegnato. Con sigaro tra le dita, e fumi di pensieri. "Affari", mi rispondete.
Sapete, padre, mentre voi raccontate in giro quanto io sia fortunato, io mi sento così diverso dai miei amici, e perseguitato manco fossi un criminale.
Padre, perché restate in silenzio? Spiegatemi cosa vuol dire quella parola, che pronunciandola mi appare già tanto cattiva? Rispondetemi! Non sono più un bambino.
Io amo il mio nome, amo essere speciale, amo prendere bei voti a scuola, amo uscire con la bici, amo andare al campetto e gioire per un goal. Amo vivere, sorridere e scherzare con i miei amici. Ma ancor di più, amo ricordare le vostre carezze, che tanto mi mancano.
Oggi mi sento amareggiato e non più tanto speciale. Mi manca la mamma, mi mancano i miei fratelli, mi manca sapere perché non li ho mai abbracciati.
Papà, non offendetevi, ma da grande non voglio seguire le vostre orme. Potrei ammalarmi del vostro stesso male e di quello di tutta la famiglia. Vorrei poter scegliere di essere curato. Voi forse avete scelto di non farlo.
Aiutatemi vi prego. Io non ho colpe e ogni sera prego per la pace del mio nome.
Una cosa sola mi hanno detto: "il male è talmente brutto, che si muore". E’ vero, padre? Così è morta la mia mamma?
Vi prego, datemi almeno quest’ultima risposta, ne ho bisogno, prima che il silenzio arrivi a far tacere il mio cuore di umile e solitario lottatore.
Adriana Giulia Vertucci
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'sti tablet!
Mi scusi se per un refuso involontario, alla parola "tema" è mancata la "t"...
Mostrerò il link di questo scritto alla persona più importante della mia vita!
I refusi, si spiegano col fatto che per accedere a internet, in questo momento,,, ho solo possibilità di usare il tablet!
Giulia
Il mio voto è eccellente!
Piaciuto. Ciao...