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L'infarto

Ho 48 anni, non ho mai fumato, non bevo alcolici, non sono diabetico e non ho il colesterolo alto. Verso la metà di aprile ho avuto un innalzamento momentaneo della pressione che mi ha fatto preoccupare ma non più di tanto. Il 23 aprile scorso stavo pranzando ed ero solo in casa. Il dolore al petto si presenta all'inizio simile a un peso, un'oppressione. Dopo dieci minuti sono già pallido come un cencio. Che faccio? Chiamo o non chiamo il 118? Che figura ci faccio se non è nulla? Si metteranno a ridere, mi faranno una bella romanzina che non si chiama l'ambulanza se non è una cosa seria. L'oppressione nel frattempo aumenta e rischio di perdere i sensi. Trovo le forze di chiamare e preparo in una tasca la tessera sanitaria, le chiavi di casa e gli altri documenti. Quando i sanitari arrivano, già capiscono la situazione e mi consigliano di stendermi sulla barella. Giunti al pronto soccorso, dopo l'ECG già si parla di infarto laterale e mi preparano per l'angioplastica. La mia paura è alle stelle, non so come andrà a finire, voglio vivere ma il mio cuore sta soffrendo, potrebbe succedere di tutto. La coronarografia e l'angioplastica durano una mezz'oretta: si entra dall'arteria del polso e alla fine mi comunicano che si tratta di un tronco intermedio e che sono stati inseriti due stent. Mi trasportano in terapia intensiva ma dopo circa un'ora il dolore toracico non regredisce. L'ECG dice che ancora l'emergenza non è finita: nuova corsa verso la sala dell'angioplastica, nuovo terrore, il vaso si è occluso nuovamente, stavolta si entra dal polso sinistro. Il medico mi spiega che succede in un caso su duecento e io rispondo (con le ultime forze che mi restano): il duecentesimo fesso sono proprio io...
Alla fine dell'intervento mi dicono che tutto è andato bene, di nuovo mi portano in terapia intensiva ma il dolore non va via. La mia vista sembra compromessa, vedo malissimo. Poi mi rendo conto di non ricordare più il mio nome, non riesco ad articolare un pensiero. La dottoressa si avvicina e mi sorride: dal tracciato non risulta nessuna anomalia. A monosillabi le faccio capire che forse ho avuto anche un ictus ma lei mi rassicura. Più avanti scoprirò che in questi casi la quantità di sangue che affluisce al cervello diminuisce per cui queste situazioni di amnesia non sono poi così strane. Per tutta la notte il dolore al torace e alle spalle mi tormenta (nonostante mi sia stato somministrato un forte antidolorifico), poi l'indomani come per miracolo sembra diminuire. Per circa 72 ore rimango attaccato al monitor, poi mi trasferiscono in cardiologia per la radiografia e l'ecocardio. Infine le dimissioni, il sacchetto delle pillole, le raccomandazioni di non sgarrare con la terapia e la consapevolezza che qualcosa nella mia vita sia cambiato per sempre.



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Opera scritta il 05/05/2015 - 07:46
Da Vincent Corbo
Letta n.2087 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Racconto di una tremenda esperienza che mi ha fatto riflettere molto su queste sorprese improvvise, capitate a tanta gente, indipendentemente dall'età. Si rimane sempre impreparati dinanzi a tali avvenimenti e,perciò, bisognerebbe godersi la vita, gustandone ogni sapore,in funzione della possibilità di essere passeggeri in questa vita.Occorre alimentare di continuo le speranze per un futuro, all'insegna della serenità,per quanto sia possibile. Come testimoniano i commenti tutti sono a te vicino.

Arcangelo Galante 12/05/2015 - 16:53

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Ciao Vincent, sono queste le notizie che mi dai??? Ti avevo già letto, ma il pc non mi funzionava, ma ho voluto rileggerti ancora. Certo che, quello che ti è successo mi ha impressionato e non di poco!
Hai fatto benissimo a raccontarla la tua storia(tra l'altro scritto benissimo) perchè quello che ti è successo, fa riflettere!Devi aver sofferto tanto!Possiamo sembrare perfettamente sani e invece guarda cosa può capitare!
Ed è per questo che dico sempre di assaporare la vita ogni giorno, di non passare il tempo a litigare, magari per delle stupidate; oggi ci siamo, domani non si sa!
Caro Vincent, sicuramente, qualcosa è cambiato nella tua vita, dovrai riguardarti, certo! Ma se sei ancora vivo, penso che il Signore abbia voluto darti un'altra opportunità... vivila la tua vita!
Benvenuto fra noi Vincent... io ti aspettavo.

Paola Collura 07/05/2015 - 08:22

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La cosa che mi ha stupito per farti l'angioplastica non abbiano utilizzato l'arteria femorale,prima usavano così,sai a una persona a me cara che ha avuto tre infarti mai dal polso,solo le flebo,sarà il progresso,tranquillizzati,tutto tornerà come prima,superata la paura,starai presto bene,benvenuto nel sito

genoveffa 2 frau 06/05/2015 - 21:00

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Grazie a Luciano e ben trovata Vera.

Vincent Corbo 06/05/2015 - 17:27

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Dimenticavo, Vincent: io sono figlia di ultra-cardiopatici e molti anni fa col cuore stavo proprio male...Ora sto per iniziare il 90° anno e col cuore sto benissimo! Ancora auguri!

Vera Lezzi 06/05/2015 - 17:26

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Animo, Vincent! Siamo tutti nelle Mani di Dio, sempre, meglio ancora nel suo Amore: nessun posto è più sicuro, da farci stare super-sereni nonostante tutte le negatività del mondo. E' questa la medicina migliore che esista e te la auguro fervidamente. Oggi, poi, col nostro cuore, la medicina fa davvero miracoli. L'augurio dunque di ancora lunga e normale vita. Normale, capito? CIAO!
Vera

Vera Lezzi 06/05/2015 - 17:23

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Ti capisco e conosco personalmente l'esperienza. Trovo che l'UTIC sia il reparto peggiore dove ogni led, ogni bip enfatizza la già critica situazione e quando se ne esce fuori si è già somatizzato un qualcosa che ti cambierà profondamente. Un consiglio; sono sempre stato uno sportivo. Ho ripreso a fare tutto ciò che facevo prima ed anche altro. La vita è una sola e bisogna viverla fino alla fine con qualche attenzione. Ma non esagerare. Si va in paranoia e questo fa più male dell'infarto. In bocca al lupo.

luciano rosario capaldo 06/05/2015 - 17:13

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Grazie, sì è la realtà. Sto lottando per sconfiggere la paura.

Vincent Corbo 06/05/2015 - 17:02

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Benvenuto e un in bocca al lupo per la tua completa ripresa. Un consiglio, anche se difficile da seguire: non sentirti malato, diverso, e sopratutto non vivere continuamente nella paura. Sarebbe il contrario: non vivresti più. Ovviamente sempre se questo racconto è la tua realtà.
Un abbraccio caro...

Gio Vigi 06/05/2015 - 16:46

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Intanto benvenuto Vincent, poi mi dispiace per questo fatto se è reale, come sembra che sia. Purtroppo è la chiara dimostrazione di quanto siamo vulnerabili e precari. In bocca al lupo per tutto!

p.s.: Non far caso ai fessi che ti mettono una sola stellina. C'è qualche fantasma, forse memore della sua pregressa vita altrove, che si diverte a fare dispetti in questo modo, magari non potendo fare diversamente, visto che qua esiste una Redazione.


Salvatore Linguanti 05/05/2015 - 08:51

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