Un ciliegio solo per noi
devi solo fare quello che ti dico, senza fare domande”.
C’era un albero imponente
che si ergeva in mezzo ad una distesa di erba verde.
Una brezza leggera ci accarezzava il viso
in quel pomeriggio di tarda primavera…
Mi aiuti a salire sull’albero
insegnandomi a restare in equilibrio
con i piedi incastrati fra l’intreccio dei rami più solidi
e in un attimo ci dissolviamo alla vista del mondo
circondati da nuvole di foglie verdi
e succosi frutti rossi che sembrano essere lì solo per noi.
Tu bellissimo e scanzonato come sempre
con la pelle già abbronzata che risalta dal bianco dei tuoi jeans e camicia,
io mi sento un pulcino bagnato che si nasconde
per non mostrare le piume appiccicate al corpo
senza rendermi conto di quanto bella possa apparire a te l'innocente semplicità.
Mangiamo avidamente scegliendo i frutti più golosi,
mentre gli sguardi non hanno bisogno di parole.
Tu sputi i noccioli il più lontano possibile
e ridi dei miei che tengo chiusi in un pugno per non sporcare l’erba.
Poi, in un attimo, mi trascini al suolo con uno strattone urlando: “Corri senza voltarti!”.
Afferri la mia mano e voliamo insieme nell’erba alta che ci sbatte contro
pazzi e scatenati come solo a quattordici anni si può essere
con l’ombra del contadino che ci segue da lontano.
Ci fermiamo uno accanto all’altro,
con le mani appoggiate alle ginocchia,
senza respiro
gli occhi si ritrovano di nuovo
e scoppiamo in una risata cristallina.
Non so in quale prato stai correndo adesso
e a quale Angelo stringi la mano
ma oggi ti ho rivisto di nuovo su quel ciliegio
e ancora una volta mi hai regalato il tuo sorriso.
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