E’ in cima alle scale che lo vedo
il tuo sorriso.
Quasi lo prendo per uno scherzo
di te - scanzonato anziché no
e non sarebbe certo la prima volta,
oh no.
E mentre le commissure si allungano
mi convinco che fai sul serio
mi sorridi davvero.
Ma io so andare oltre
tu vuoi che io ti legga dentro
perché tu non sei come gli altri - no
tu sei un’orchidea in un campo di granturco
e quando vuoi un’ortica
nascosta tra le foglie selvatiche e le more.
E allora ti guardo meglio
aspetta!
E' disappunto quel che vedo?
Perdonami
ho tardato anche stavolta - lo so
io non indovino mai la strada
del ritorno.
Che vuoi farci, papà mio,
io casa mia me la porto dentro
e nella mia mente
segnali stradali non ve ne sono.
il tuo sorriso.
Quasi lo prendo per uno scherzo
di te - scanzonato anziché no
e non sarebbe certo la prima volta,
oh no.
E mentre le commissure si allungano
mi convinco che fai sul serio
mi sorridi davvero.
Ma io so andare oltre
tu vuoi che io ti legga dentro
perché tu non sei come gli altri - no
tu sei un’orchidea in un campo di granturco
e quando vuoi un’ortica
nascosta tra le foglie selvatiche e le more.
E allora ti guardo meglio
aspetta!
E' disappunto quel che vedo?
Perdonami
ho tardato anche stavolta - lo so
io non indovino mai la strada
del ritorno.
Che vuoi farci, papà mio,
io casa mia me la porto dentro
e nella mia mente
segnali stradali non ve ne sono.
Opera scritta il 08/06/2015 - 01:39
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Commenti
HOLA ROSALBA ricordi familiari, case che ci hanno visto nascere non si possono dimenticare....Mucho bella Adios senorita
Lucio Del Bono 08/06/2015 - 22:26
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E' prorpio vera questa tua poesia. Fino alla fine dei nostri giorni ci portiamo dentro la nostra casa.
luciano rosario capaldo 08/06/2015 - 17:14
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