Era Domenica, e come sempre le sorelle Macomb uscivano insieme per andare a Messa. Da un mese però, anziché tagliare per il sentiero, solevano costeggiare la via principale, allungando la passeggiata, pur di passare presso la proprietà del signor Deker, nella speranza d'incontrarlo. E la speranza era accresciuta, da quando la maggiore aveva sentito un pettegolezzo, da una delle donne del paese, la quale conosceva una delle cameriere, del signore in questione, che a sua volta l'aveva udito dalla governante. Sembrava che la festa che egli avrebbe dato di lì a poco, ufficialmente per festeggiare la sua permanenza nella comunità, nonché di aprire la proprietà stessa che aveva restaurato, a sue spese, prima di trasferirvisi, fosse in realtà un modo per scegliere, discretamente, la donna che avrebbe potuto corteggiare, poiché pareva proprio che il signor Deker, stesse cercando moglie.
Alla fine le sorelle Macomb, giunsero in Chiesa, senza però aver incontrato il signor Deker. Una loro vicina di banco confidò loro, che egli era a Londra e non sarebbe tornato prima della settimana prossima. Le tre sorelle più grandi restarono deluse. Jacquelyn invece tirò un sospiro di sollievo. C'era qualcosa nel contegno del signor Deker, che la inquietava e le faceva provare strane contrastanti sensazioni, sino ad allora sconosciute.
La settimana, passò più velocemente di quando avrebbe dovuto, si andava dicendo Jacquelyn, e intanto già si vociferava riguardo agli inviti.. era un coro Generale, in paese non si faceva altro che vociferare su chi avrebbe partecipato e chi no. Inoltre, ai già citati pettegolezzi che contornavano la figura del signor Deker, se ne andava aggiungendo un altro. Sembrava di fatti, che la ricerca della futura moglie, fosse ormai cosa vecchia e che la scelta fosse ricaduta su di una ragazza di Londra che egli avrebbe condotto con sé dalla capitale. Jacquelyn aveva sperato con tutto il cuore che quel pettegolezzo avesse qualche fondamento. Poiché si diceva, una fidanzata avrebbe certamente distolto l'interesse delle sue sorelle e di conseguenza le occasioni per incontrarlo si sarebbero ridotte certamente, con buona pace della sua anima. Ma una sera mentre sedavano presso il camino, Jacquelyn vide disattese tutte le sue aspettative. Il suo desiderio si dissolse subito dopo una domanda di Janet, che s'informava della sua posta, seguito dall'eco di Judy.
<<Gli inviti, padre, gli inviti.>> Disse insistentemente.
<<Sì credo proprio siano arrivati.>> Replicò il signor Macomb distrattamente.
<Oh! Che bella notizia! E quando? Non si può arrivare impreparati ad un evento tanto importante!>> Fece July.
<<Ma in fondo non si dice che abbia condotto una giovane donna con sé?>> Chiese timidamente Jacquelyn.
<<E tu credi nei pettegolezzi?>> La risposta di Janet suonava secca. Ella ci aveva sperato, non creduto.
<<E anche se fosse?>> Si intromise July <<Mica deve sposarla per forza?>>
<<Certo che no! E poi se vuole vivere qui, non sceglierà mai una cittadina, come quella.>> Ragionò Judy.
Jacquelyn rimase muta, mentre il coro di espressioni estasiate continuava. Era inutile far notare alle sue sorelle che, qualora, egli si fosse scoperto realmente interessato ad una di loro, solo una ne avrebbe potuto scegliere, come dettavano la morale ed il buon senso. Ma questo, a quanto pareva non scoraggiava le sorelle, dal fare supposizioni e spendersi in progetti privi, a suo dire, di qualsivoglia logica.
Ad ella il signore Deker non piaceva, non piaceva affatto e mai le sarebbe piaciuto, si disse con convinzione, ma un brivido le percorse la schiena. A quanto pareva l'avrebbe rivisto, suo malgrado.
La sera della festa, tutte le sorelle Macomb erano abbigliate con estrema accuratezza, seguendo i dettami della moda. Anche Jacquelyn, sebbene non avesse esagerato, coi nastri e i fiocchi.
La tenuta era splendida, il signor Deker doveva aver speso una fortuna per portarla nuovamente agli antichi fasti. Poi lo vide, era lì a ricevere gli ospiti, alto, la postura altera. Salutò il signor Macomb e le figlie con un cenno del capo ed un lieve inchino, eseguito alla perfezione, ma quando arrivò a Jacquelyn le sorrise, con una strana luce negli occhi. Ella ne rimase molto turbata, al punto che per tutta la serata cercò di tenersi in disparte, e per qualche tempo vi riuscì, Poiché una sua conoscenza le si avvicinò ed ella ebbe qualcuno a cui parlare, in modo da distogliere l'attenzione dal signor Deker, il quale affianco alla sorella, la ragazza che aveva condotto da Londra, sembrava alquanto annoiato da molte delle fanciulle che lo attorniavano. Mentre parlava con la ragazza che le si era avvicinata, poco prima, la voce le si affievolì, quasi le mancasse l'aria. L'amica le toccò il braccio fuggevolmente, come per avvertirla. Un ombra si avvicinò facendo un inchino.
<<Mi concedete questo ballo?>> Non alzò gli occhi, sapeva che era il signor Deker. Si limitò ad annuire. Lui si allontanò per salutare un altro gentiluomo. E lei si chiese cosa avesse mai fatto, doveva essersi ammattita. Eppure non era riuscita a rifiutarsi. Poco dopo, mentre le coppie si disponevano per le danze egli ritornò.
Mentre ballavano, ella sentiva, nonostante ci fossero le altre coppie intorno, come fossero soli, tanto v'era sintonia. Scambiarono poche educate frasi, ma spesso ella intuì come un intenzione sospesa, come se le parole andassero oltre le parole e questo la turbò profondamente, anche perché sentiva qualcosa, d'inspiegabile e che l'avvicinava a quel gentiluomo bello ed altero.
La mattina dopo il ballo, quando le sorelle Macomb scesero per la colazione, la sala era piena di fiori, viole soprattutto e per lo più destinati a Jacquelyn. Ella ne era esterrefatta per l'enormità di quell'omaggio ed ancora più stupita era per via del comportamento strano del suo cuore, quando comprese che la grafia angolata e stretta, nella quale era vergato il biglietto, appartenesse al signor Deker, per poco non mancò un colpo. Provava un misto di felicità ed apprensione all'idea di ciò che quell'omaggio poteva rappresentare.
<<A quanto pare ti hanno notata.>> Buttò a caso Janet, non senza una punta d'ividia.
<<Sono del Signor Deker.>> Rispose Jacqueline.
<<L'avrà fatto solo per gentilezza>> Fece Judy.
<<Ma quale gentilezza? Sono davvero troppi, per una semplice cortesia>> Notò July.
I vari commenti e le domande del padre, la misero ancora più in agitazione. Era confusa, ma ricevere quei fiori, dal signor Deker le aveva fatto piacere, come le aveva fatto piacere ballare con lui.
Nei giorni che seguirono i presenti del signor Deker, continuarono ad arrivare ed ogni regalo era per Jacquelyn, una fonte di sorpresa mista ad una gioia profonda che non riusciva a spiegare.
Ogni volta che si incontravano egli mostrava sempre cortesia nei riguardi della giovane ed ella di rimando ne era lusingata, così come era lusingata del fatto che, casomai si trovassero a qualche cena o ballo egli non mancasse mai di scortarla o invitarla a danzare. Una volta la invitò perfino per un valzer. Un valzer! Al ricordo ancora arrossiva. Forse, doveva ammettere, in quell'occasione era stata una ballerina timida ed impacciata, ma ballare col signor Deker le piaceva molto, così come le piaceva di conversare con egli. Ed anche egli doveva provare interesse nei riguardi della ragazza, era ormai palese, al punto che la famiglia si aspettava una proposta di matrimonio. Difatti, dopo che erano passati alcuni giorni, dall'ultimo trattenimento a cui avevano partecipato entrambi i giovani, a casa Macomb venne recapitato un biglietto, che annunciava, di lì a breve, una visita del signor Deker.
Egli venne nel pomeriggio, e per lungo tempo si trattenne nello studio del Signor Macomb, per rassicurarlo circa il suo interesse per Jacquelyn e discutere i dettagli della sua proposta, quando ottenne il consenso del padre andò a cercarla, al fine di rivolgere anche ad ella, la sua proposta, e benché avesse già ottenuto ciò che contava, teneva molto all'opinione di Jacquelyn, ma ancor di più teneva a palesare a lei personalmente il proprio interesse, pur se già ovvio.
Ella era nel cortile dietro la casa, seduta sull'altalena che era stata costruita quando lei e le sorelle erano solo delle bambine. Era ormai ovvio che il colloquio tra il signor Deker e il padre avesse deciso del suo futuro, eppure aspettava con apprensione ciò che ne sarebbe scaturito. Lui era lì, un lieve colpo di tosse palesò la sua presenza, perfettamente abbigliato e col volto serio, ma le labbra atteggiate in un sorriso. Si avvicinò a Jacqueline e si permise l'ardire di prenderle entrambe le mani, facendola alzare, acché ella potesse guardarlo negli occhi mentre egli le parlava.
<<Sono sicuro che la mia presenza qui non abbia misteri per voi>> Disse.
Ella annuì restando in un assorto silenzio.
<<È ad ogni modo mio desiderio chiarirvi, il mio affetto e la mia stima nei vostri riguardi.>>
ella lo guardò rapita dalle parole che egli andava dicendo.
<<Ho già chiarito la mia posizione a vostro padre e benché possa contare sul suo appoggio è mio vivo desiderio chiedervi di divenire mia moglie, avendo il privilegio di guardarvi negli occhi, mia cara>> la gioia di quel momento fu per ella indescrivibile.
<<Il mio desiderio è quello di accettare.>> Gli disse specchiandosi nei suoi occhi. Egli le baciò le mani che ancora teneva fra le proprie e la scortò con affettuosa premura in casa, dove avrebbero dato la notizia al resto della famiglia.
Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.
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