"Noia, scrivo per noia o meglio, per non annoiarmi più di tanto, per evitare la noia del vuoto, del nulla degli altri, scrivo per evitare i luoghi comuni, le frasi fatte trite e ritrite, i pettegolezzi finalizzati al soddisfacimento della propria libidine repressa, le risate grasse untuose dei vili compiacenti, scrivo per non parlare, per non ascoltare, per non sentire, scrivo per dire per urlare e maledire scrivo per me per qualcuno o nessuno, scrivo per Dio con la maiuscola come si addice a un cattolico anche se vorrei scrivere per gli Dei in modo da offenderli e urlando provocarli, per poi subire la delusione delle mancate ire.
Scrivo per i genitali sulla bocca di tutti come trofeo androgino, fallico , maschio , virile,a contaminare antichi, sacri, purpurei altari pagani in cui sacrificano perenni vestali , uniche depositarie del naturale diritto alienato alla volgarità del misoginismo di un mondo fintamente uguale, totalmente globale, ipocritamente maschile;
Scrivo per la mia follia che mi impedirà di ricordare le ragioni di tutto questo quando rientrerò dal corpo astrale nell’io egocentrico, schizofrenico , delirante, della mia normalità!
Scrivo per lo stupore di chi mi leggerà, per i disturbi mentali di cui sono convinti i miei detrattori e scrivo per la gioia duttile di un medico che ne cercherà l’origine nella psiche freudiana, nell’irrisolto conflitto dell’essere e del non essere senza rendersi conto che era, è stata, è… e sarà solo noia, nell’attesa di quiete senza morte, di pace senza silenzio ,di voglia di superare i decibel del suono fino a ferire le orecchie dei dormienti Dei nella speranza di destarli e di costringerli ad operare sollecitando le passioni, i sentimenti, le paure gli orrori e i piaceri a cui edonisticamente legarmi per sconfiggere il massacro dell’anima ,l’ignavia dell’uomo, l’indifferenza di Dio.
Scrivo per il dispiacere del dolore arrecato, per l’impotenza nei confronti dell’inevitabile, per la sconfitta rispetto al pensiero della vita, breve spazio dell’infinito;
Scrivo per la rabbia, per le lacrime per la confusione, per la derisione, per il dolore per il ricordo di un antico afrore per la mia anaffettività… o solo per amore!"
Anna aveva letto mille volte quello scritto e cercava di comprendere le ragioni che avevano spinto suo padre a lasciare quel foglio nella sua stanza prima di uscire definitivamente dalla sua vita...erano passati quindici anni sei mesi e tre giorni e Anna lo sapeva bene perchè non avrebbe mai dimenticato quel Natale di tanti anni prima quando al risveglio mamma Maggie si trovò sola nel letto matrimoniale evidentemente troppo grande per la sua esile figura urlante che si stagliò sulla porta della cameretta scossa da lacrime e sussulti e gridando come un'ossessa::"se ne è andato il bastardo se ne è andato,se ne è andato il bastardo se ne è andato,se ne è andato il bastardo se ne è andato....e ci ha lasciate sole!"
Il Natale dei suoi otto anni era stato il piu brutto della sua vita,decisamente il piu brutto, anche piu di quello che passò, per la prima volta nel collegio delle Orsoline dove fu accompagnata da quell'omone che divenne il compagno di Maggie,che la guardava con i suoi occhi porcini e l'ampia lingua che vomitava false promesse e viscide rassicurazioni.
Era assorta col foglio ingiallito tra le mani sulla panchina del parco dal legno ormai logoro dove tanti anni prima era solita sedere con Walter ad osservare le piccole anatre nello stagno di fronte; sentiva ancora quel buon profumo di dopobarba che accompagnava l'immagine snella del padre, quell'uomo elegante dalle giacche di sartoria italiana e scarpe in pelle con la camicia eternamente sbottonata al collo da cui promanava l'evidente pomo d'Adamo così distante dal mento volitivo che definiva il volto come una figura di bella geometria anche grazie all'evidente prognatismo mandibolare che insieme al naso greco e i fantastici occhi verdi sormontati dall'ampia fronte su cui si raccoglieva un ciuffo di capelli corvini ricordavano Clark Kent, il giornalista che mentiva l'identità di superman nei fumetti dell'epoca.
Anna sapeva che il suo papà era superman, anche perchè come Clark Kent faceva il giornalista, lo scrittore e le fu facile convincersi che se ne era andato solo per salvare migliaia di vite umane in qualche parte del mondo dove era andato in missione segreta:non c'erano altre spiegazioni per l'improvvisa scomparsa.
Questa convinzione l'accompagnò per diversi anni e le rendeva più dolce l'amara realtà della separazione del padre da Maggie e da lei che non aveva mai trovato altre risposte fino a quella sera di giugno quando la calda voce di Walter la raggiunse attraverso l'auricolare del telefono di casa chiedendole di incontrarla al parco dove andavano tanti anni prima, vicino allo stagno, pregandola di non mancare perchè aveva cose di vitale importanza da dirle, cose che avrebbero finalmente dato una risposta alla miriade di domande che Anna si era sempre posta in quei lunghi anni di separazione.Per questo la voce che la chiamava alle sue spalle la colpì provocandole un piacevole senso di pace misto ad uno strano sentimento di rabbia e nell'anima le sensazioni si alternavano fondendosi come i venti nell'otre di Eolo....
Scrivo per i genitali sulla bocca di tutti come trofeo androgino, fallico , maschio , virile,a contaminare antichi, sacri, purpurei altari pagani in cui sacrificano perenni vestali , uniche depositarie del naturale diritto alienato alla volgarità del misoginismo di un mondo fintamente uguale, totalmente globale, ipocritamente maschile;
Scrivo per la mia follia che mi impedirà di ricordare le ragioni di tutto questo quando rientrerò dal corpo astrale nell’io egocentrico, schizofrenico , delirante, della mia normalità!
Scrivo per lo stupore di chi mi leggerà, per i disturbi mentali di cui sono convinti i miei detrattori e scrivo per la gioia duttile di un medico che ne cercherà l’origine nella psiche freudiana, nell’irrisolto conflitto dell’essere e del non essere senza rendersi conto che era, è stata, è… e sarà solo noia, nell’attesa di quiete senza morte, di pace senza silenzio ,di voglia di superare i decibel del suono fino a ferire le orecchie dei dormienti Dei nella speranza di destarli e di costringerli ad operare sollecitando le passioni, i sentimenti, le paure gli orrori e i piaceri a cui edonisticamente legarmi per sconfiggere il massacro dell’anima ,l’ignavia dell’uomo, l’indifferenza di Dio.
Scrivo per il dispiacere del dolore arrecato, per l’impotenza nei confronti dell’inevitabile, per la sconfitta rispetto al pensiero della vita, breve spazio dell’infinito;
Scrivo per la rabbia, per le lacrime per la confusione, per la derisione, per il dolore per il ricordo di un antico afrore per la mia anaffettività… o solo per amore!"
Anna aveva letto mille volte quello scritto e cercava di comprendere le ragioni che avevano spinto suo padre a lasciare quel foglio nella sua stanza prima di uscire definitivamente dalla sua vita...erano passati quindici anni sei mesi e tre giorni e Anna lo sapeva bene perchè non avrebbe mai dimenticato quel Natale di tanti anni prima quando al risveglio mamma Maggie si trovò sola nel letto matrimoniale evidentemente troppo grande per la sua esile figura urlante che si stagliò sulla porta della cameretta scossa da lacrime e sussulti e gridando come un'ossessa::"se ne è andato il bastardo se ne è andato,se ne è andato il bastardo se ne è andato,se ne è andato il bastardo se ne è andato....e ci ha lasciate sole!"
Il Natale dei suoi otto anni era stato il piu brutto della sua vita,decisamente il piu brutto, anche piu di quello che passò, per la prima volta nel collegio delle Orsoline dove fu accompagnata da quell'omone che divenne il compagno di Maggie,che la guardava con i suoi occhi porcini e l'ampia lingua che vomitava false promesse e viscide rassicurazioni.
Era assorta col foglio ingiallito tra le mani sulla panchina del parco dal legno ormai logoro dove tanti anni prima era solita sedere con Walter ad osservare le piccole anatre nello stagno di fronte; sentiva ancora quel buon profumo di dopobarba che accompagnava l'immagine snella del padre, quell'uomo elegante dalle giacche di sartoria italiana e scarpe in pelle con la camicia eternamente sbottonata al collo da cui promanava l'evidente pomo d'Adamo così distante dal mento volitivo che definiva il volto come una figura di bella geometria anche grazie all'evidente prognatismo mandibolare che insieme al naso greco e i fantastici occhi verdi sormontati dall'ampia fronte su cui si raccoglieva un ciuffo di capelli corvini ricordavano Clark Kent, il giornalista che mentiva l'identità di superman nei fumetti dell'epoca.
Anna sapeva che il suo papà era superman, anche perchè come Clark Kent faceva il giornalista, lo scrittore e le fu facile convincersi che se ne era andato solo per salvare migliaia di vite umane in qualche parte del mondo dove era andato in missione segreta:non c'erano altre spiegazioni per l'improvvisa scomparsa.
Questa convinzione l'accompagnò per diversi anni e le rendeva più dolce l'amara realtà della separazione del padre da Maggie e da lei che non aveva mai trovato altre risposte fino a quella sera di giugno quando la calda voce di Walter la raggiunse attraverso l'auricolare del telefono di casa chiedendole di incontrarla al parco dove andavano tanti anni prima, vicino allo stagno, pregandola di non mancare perchè aveva cose di vitale importanza da dirle, cose che avrebbero finalmente dato una risposta alla miriade di domande che Anna si era sempre posta in quei lunghi anni di separazione.Per questo la voce che la chiamava alle sue spalle la colpì provocandole un piacevole senso di pace misto ad uno strano sentimento di rabbia e nell'anima le sensazioni si alternavano fondendosi come i venti nell'otre di Eolo....
Opera scritta il 22/10/2015 - 20:46
Letta n.1442 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Nessun commento è presente
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.