Quest'ultima domenica, primo novembre, l'ospite era Tito Boeri, presidente dell'INPS. Il tema, ovviamente, la riforma delle pensioni. Beh, per uno dei “baciati in fronte” dalla signora Fornero, che si è trovato a ricontare anni, e parecchi, mentre già stava contando i mesi per l'agognato traguardo, un'intervista imperdibile. Specie dopo la promessa farlocca di Renzi di riportarlo a contare addirittura le settimane.
Sperando che l'Annunziata gli lasciasse spiegare le cose.
E qualcosa, almeno all'inizio, gliel'ha fatta dire. Con l'aiuto di qualche cartello.
Castronerie da voltastomaco, tant'è che ad un certo punto ho scollegato il cervello mandando la simpatica coppia a quel paese. Una coppia tanto somigliante a quell'altra, più classica, del gatto e la volpe.
Da Wikipedia: “Università Bocconi o Unibocconi, è un ateneo privato di Milano, fondata nel 1902 e specializzata nell'insegnamento delle scienze economiche e sociali, giuridiche e manageriali”.
Mah, a giudicare dal recente operato dei suoi alunni più celebri, sorge il dubbio che in quell'ateneo insegnino ben altro.
Sui giornali di oggi, quelli che ho almeno intravisto su Internet, pare che le cose più salienti dette dall'illustre bocconiano siano stati l'allarme per i nuovi esodati, che ormai spuntano come funghi a mettere in crisi le finanze dell'INPS (dimenticando che, alla fine, questi potevano essere giusto una minima percentuale di quelli che sarebbero dovuti andare in pensione senza l'intervento del governo Monti), e la populistica dichiarazione, attualmente incostituzionale, ma che fa tanta simpatia, che bisognerebbe dimezzare i vitalizi dei politici (beh, non proprio tutti, non esageriamo, giusto quelli più ricchi). Ah, anche la rassicurazione che le pensioni non corrono rischi, perché per fallire l'INPS dovrebbe fallire l'intero stato. Quindi c'è da stare tranquilli(!?).
Neanche una nota sulle cose che hanno fatto infuriare me.
Forse sono io ad essere eccessivamente permaloso?
Espongo i fatti, e magari sarete voi a giudicare il mio atteggiamento. E quello degli organi di stampa, che da un po' di tempo mi ricordano una certa, ben famosa Pravda d'altri tempi. Secondo questi, pare che in Italia più nessuno perda il posto, nessuno più chiuda, che l'economia vada a gonfie vele, e che anche un evento come l'Expo, che ha incassato circa la metà di quello che è costato, sia un grande successo. Tutto merito di Renzi, e del suo “Jobs Act”. A mio avviso, il merito “è” davvero di Renzi, ma non della sua riforma del lavoro, ma per aver immesso sul mercato qualcosa come una quindicina di miliardi di euro con il bonus di 80 euro in busta paga. Perché il mercato non si risolleva se un imprenditore è libero di licenziare, anche se questo obiettivamente incoraggia le assunzioni. Il mercato cresce, e l'occupazione sale, se si riesce a vendere ciò che si produce, rendendo necessario produrre dell'altro. E questo avviene solo se in giro ci sono soldi da poter essere spesi.
Ma torniamo all'intervista.
Uno dei cartelli presentati riportava una statistica sugli importi delle pensioni erogate: 42,5 % sotto i mille euro, 40,7 % fra i mille e millecinquecento, 16.8% oltre i millecinquecento.
Prima precisazione di Boeri: non lasciarsi ingannare da quelle cifre così basse, perché si riferiscono alle pensioni, e non a quanto percepisce un pensionato, e sono molti i casi di pensionati che percepiscono più di una pensione. Stima espressa in maniera precisa: ogni quattro pensioni ci sono in media tre pensionati. Questo significa, facendo due semplici conti, e ammesso che tutti i casi di doppia pensione portino ad un totale sufficiente per vivere, che quelli che hanno pensioni misere non sono l'ottanta e passa per cento dei beneficiari (42,5% + 40,7%), ma “solo” il sessanta. E di che ci lamentiamo, allora?
Altra dichiarazione inconfutabile del professorone: la vera povertà non dipende dalle pensioni di seicento euro, ma dalla perdita del lavoro di cinquanta-cinquantacinquenni, che a quell'età non riescono a trovare una nuova sistemazione, e quindi restano a reddito zero.
E se quei poveracci perdono il lavoro non è mica colpa dell'INPS!
Quindi i signori pensionati da seicento euro al mese sono pregati di smettere di lamentarsi, e pensare a chi sta peggio di loro.
L'affermazione ignobile che più mi ha fatto andare in bestia è stata però quella della conduttrice, avallata, ovviamente, dal presidente INPS. Testualmente: “questo cartello già ci dice una cosa: che l'idea che ci sono tantissimi pensionati ricchissimi a cui bisognerebbe fare un po' di sforbiciata in realtà è un po' una fantasia”.
Una deformazione della realtà vergognosa, ed “abilmente” (più o meno) architettata. Mettere le pensioni da millecinquecento euro nel paniere delle pensioni d'oro era una furbata insulsa e fuorviante. In pratica, la Lucia voleva dire al popolo di itialioti che la seguono (fra cui il sottoscritto) che è ingiusto e da stupidi, per rimettere le cose a posto, pretendere tagli alle pensioni da millecinquecento euro percepite dal solo 16% dei pensionati.
Magari, qualcuno pure ci crede!
Una prima considerazione che mi parte dal profondo del cuore è che mi piacerebbe tanto che la pensione dell'Annunziata fosse davvero di millecinquecento euro. Non per cattiveria, ma solo per vedere se continuerebbe a pensare che certe sforbiciate siano davvero inutili.
Secondo: non credo che mai nessuno abbia sostenuto che ci siano “tantissimi pensionati ricchissimi”. Il fatto è che ci sono POCHISSIMI “pensionati ricchissimi”, che da soli fagocitano il 50% dell'intero ammontare erogato mensilmente dall'istituto. Categoria alla quale sono convinto apparterrà la nostra affabile conduttrice.
È lì che bisogna sforbiciare! E non solo sui vitalizi super di alcuni politici, che non intendo assolutamente salvare, ma anche sulle pensioni stratosferiche di stipendiati stratosferici che potrebbero anche aver svolto imprese grandiose durante la loro attività (non ci credo, ma ammettiamolo pure), ma che non possono continuare ad essere pagati come se ancora stessero svolgendo quelle straordinarie mansioni e producendo quei mirabolanti risultati.
A quel punto ho capito che era inutile continuare ad ascoltare, e ho smesso.
Con una domanda che mi frullava in testa: ma l'Annunziata, per caso, ha studiato pure alla Bocconi?
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