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Fuga dal Paradiso

Oh! artificio profano:
il cielo plumbeo screziato d'azzurro.
O Tacito Sole, tacite nubi,
il tedioso flutto
dell'innominabile passato
è fuggito assieme al tempo.


Oh, Riposo animale! Ho ucciso
il sogno: le mie mani
tremolano.
Riposo dal cielo!
Dall'atroce e sanguinosa ferita
che dicono essere la nostra vita.


Ed ora sdraiato
sull'asfalto di questa città,
con la testa morta
della noia che m'osserva,
aspetto la fine.
Protetto da sbarre di palazzi,
da un soffitto di nubi marce,
passo i giorni dormendo:
nessun tormento vellica
la mia vita, nessuna idea,
nessun amore, nessuna Sofferenza!


L'onde del mare...


Il cielo screziato d'azzurro:
vane illusioni.


La Fuga.


Sto seduto sulla rorida rena
di fronte a quell'immensa
orchestra che è il Mare,
di fronte a quell'immensa
tela che è il Cielo.


Torno a casa
con i tormenti che dietro
mi seguono tenendosi per mano.
Mio sangue: linfa del melograno.
Sorrido come un pazzo:
sto tornando a casa.


Nuovamente t'amo.




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Opera scritta il 16/02/2016 - 20:15
Da Antonio Rossi
Letta n.923 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Un riflessivo verseggio forte della sua espressività che chiede plausi et elogi per quanto di esplicito hai saputo magistralmente costrurre. Lieta giornata Antonio. Felice rileggerti.
*****

Rocco Michele LETTINI 17/02/2016 - 06:03

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