«D420, Finalmente!»
«Mi voleva?» Abbaiò Nick.
«Mi duole strapparla alle sue galanterie, ma questa missione non è come le altre.»
«Cosa vuol dire?»
«Sanno chi siamo e che siamo sulle loro tracce.»
«Sapevo già di essere bruciato, ma non capisco perché è venuto lei!»
«Non solo lei, sanno dell'agenzia. Dopo l'ultima missione siamo divenuti un facile bersaglio.»
«Quindi conoscono l'esistenza dell'agenzia.»
«In un certo senso.»
«Cosa vuol dire?»
«Fortunatamente, stando ai rapporti di Sharley e Le Cartier alcune sedi sono salve.»
«Inizio a capire, per salvare la missione ha deciso di usarmi come esca.»
«Non esattamente, sto cercando di agitare le acque di distrarli. Sono qui per affiancarla nella missione.»
«Mi perdoni, ma lei è più un peso che un aiuto.»
«Ora basta D420! Un peso sono le sue bravate! Un peso è la sua dannata arroganza! Un peso è la donna che si è portato a letto! Cerchi di rimettere le cose nella giusta ottica!» la voce di Mallhoy si era alzata di parecchi toni divenendo più fredda del solito con una nota d'acciaio che Nick non gli aveva mai sentito prima. Gli occhi erano freddi, le labbra serrate con forza, la postura rigida. In breve la sua figura aveva perso la consueta patina di affabilità e rilassatezza.
«Chiedo scusa.» Era la prima volta che vedeva Mallhoy arrabbiato.
«Lasci stare.» Mallhoy stava faticosamente riacquistando il controllo di sé.
«Capisco la gravità della situazione. Ma mi chiedo perché non abbia mandato qualcun altro.»
Mallhoy lo fulminò con lo sguardo.
«Mi creda, preferisco rischiare la mia vita che quella dei miei agenti.»
«Farà un'eccezione per la mia?» Mallhoy scosse la testa.
«Sono qui per questo, per guardarle le spalle.»
«Domani manderò via Francesca.»
«No. Non se ne liberi così in fretta. Abbiamo bisogno di un diversivo, e non possiamo coinvolgere altre persone, continui per qualche giorno e diserti qualche asta. Ma stia attento a non stringere legami troppo stretti.»
«Non mi lego mai.»
«Stia attento, troppa sicurezza la farà cadere in fallo.»
«Come faremo con le aste?»
«Ho allertato la sezione gamma. Saranno più discreti di noi, o almeno lo spero.»
«Quindi quella donna era un loro agente.»
«Il mio doppio, Delisi.» Se Nick era sorpreso non lo diede a vedere.
«Ha altre istruzioni?»
«Neutralizzi il suo pedinatore.»
«Buona notte, signore.»
«Buona notte, D420.» Espressione educata e voce neutra, come al solito, ma una luce maliziosa si era accesa negli occhi di Mallhoy.
Francesca si stava svegliando. Allungò una mano per toccare John, ma il letto era vuoto. Ancora assonnata cercò di mettersi a sedere coprendosi come meglio poteva col lenzuolo. Si sentiva una stupida. La stanza era immersa nel buio.
«Sono qui , tesoro.» Una voce bassa e dolce spazzò via i suoi dubbi.
«Perché ti sei alzato?» Nick buttò via la sigaretta appena accesa.
«Non volevo svegliarti, ma avevo voglia di una sigaretta.» Mentì Nick, avvicinandosi. Notando che lei era sul punto di replicare la zittì con un bacio, che ben presto divenne rovente accendendo di nuovo il fuoco tra di loro.
Avevano fatto colazione al ristorante dell'albergo e ora erano a bordo piscina. Francesca era di buon umore, parlava amabilmente e con allegria. Nick era guardingo. Il gorilla della sera prima era ancora lì a spiarli. Dopo qualche minuto un piano gli si affacciò alla mente. Sentendosi più sicuro diede il meglio di sé nell'ignorare o almeno fingere di ignorare il suo angelo custode, concentrandosi su Francesca. Era ormai certo di averla conquistata ma era una certezza assai insidiosa.
La giornata era bella e la compagnia della ragazza era piacevole, apparire rilassato e senza pensieri non era un problema, né un grosso sacrificio. Ma in realtà ogni suo muscolo era allerta. Posò un braccio intorno alle spalle di Francesca e la baciò avidamente, lei rispose con passione, salvo poi staccarsi.
«Cosa c'è?» Protestò Nick.
«Devo andare. Tra poco inizia il mio turno al bar.»
«E tu non andare.» Il tono di Nick era asciutto, vagamente perentorio.
«Non posso.»
«Ok, allora ti accompagno e ti vengo a prendere.»
«Non ce ne è bisogno...»
«Sciocchezze! Andiamo.» Intanto la sua mente andava modificando il suo piano, quello che aveva in mente non sarebbe piaciuto al suo capo, ma il suo istinto gli diceva che ne valeva la pena.
Dopo aver accompagnato Francesca al bar, fece un giro in auto e poi si diresse all'asta programmata per quella mattina. Il suo angelo custode non lo lasciava un minuto, ma lui finse di non accorgersene.
Durante l'asta se ne stette quasi sempre in disparte, salvo aggiudicarsi un piccolo lotto, durante quella che sembrava la parte normale dell'asta. Aspettò tre lotti, prima di fingersi annoiato sopprimendo uno sbadiglio ed uscendo. Raggiunse l'auto, ma non vi salì subito attardandosi a fumare una sigaretta, perfettamente ignaro dell'uomo che lo osservava dal portone dell'edificio pronto a seguirlo. La preda stava per diventare cacciatore, ma il cacciatore questo non lo sapeva ancora. Con un sorriso Nick salì in auto e fece un giro per la città scegliendo con cura i negozi e i locali e facendo tranquillamente piani per la serata. A metà mattina raggiunse Francesca per portarle un regalo e per un caffè, poi riprese i suoi giri fino a tornare in albergo.
Fece una doccia, si cambiò d'abito indossandone uno più sportivo e ridiscese. Ringraziò la sua buona stella che almeno non gli aveva fatto incontrare Mallhoy. Salì in auto e si diresse al bar, come se non avesse pensieri, ma nel contempo con quella sollecitudine che ci si aspettava da un uomo innamorato. Innamorato!?! Interessato si corresse mentalmente, premendo il piede sull'acceleratore. Francesca lo aspettava davanti al bar. Scese dalla macchina e la salutò con un bacio appassionato. Risalirono insieme. Nick la portò a pranzo fuori in uno dei ristoranti che aveva visto quella mattina, e dopo un piacevole pasto passato a ridere e a parlare sommessamente, guardandosi negli occhi e sfiorandosi le mani, lui la portò fuori città verso il mare. Era conscio che li stavano seguendo, ma finse d'ignorarlo e si comportò proprio come si sarebbe comportato se fossero stati completamente soli.
Camminarono sulla spiaggia, deliziosamente deserta. Nick non perdeva occasione per baciare o toccare Francesca. Ad un certo punto lei lo convinse addirittura a fare una corsa. Ridicolo per un agente operativo quale era, ma forse in linea col personaggio, anche se appariva un'illusione cercare di guadagnare tempo utilizzando una copertura bruciata, ma quelli erano gli orini e lui aveva già un piano di riserva. Alla fine della corsa, avevano raggiunto un luogo riparato nascosto alla vista lì sulla sabbia al riparo di alcune rocce fecero l'amore con lenta passione.
Nonostante le proteste di Francesca, Nick la convinse a seguirlo in albergo, usando anche il pretesto del regalo che le aveva fatto e che lei ancora non aveva aperto. Quando rientrarono era ormai sera e Mallhoy gli aspettava nella hall. Nick maledisse la sua buona stella che non stava facendo per nulla un buon lavoro. Perfettamente conscio dello stato disastroso in cui si trovavano, con la sabbia nei vestiti e nei capelli, prese Francesca per un braccio e con sfacciata sicurezza si diresse verso suo zio.
«Buonasera!» Esclamò allegramente.
«Ero preoccupato, ma noto che non ce n'era affatto bisogno.»Replicò Mallhoy con voce metallica. Nick sussurrò a Francesca di salire nella sua stanza a rinfrescarsi porgendole di nuovo la busta col suo regalo e la sua chiave magnetica.
«Zio, vorrei salire a cambiarmi.»
«Certo, saliamo insieme, ho dimenticato il telefono.» Il tono di Mallhoy era fintamente affabile. Una volta al piano entrarono nella stanza di Mallhoy.
Il regalo di Nick era un sontuoso abito da sera, che enfatizzava la sua figura alla perfezione. Francesca stava ancora guardandosi allo specchio, quando Nick entrò nella stanza con il volto cupo. Lei non disse nulla, ma dovette guardarlo con aria interrogativa, poiché egli disse:
«Problemi d'affari. Ma non roviniamoci la serata, tesoro.» Sparì nel bagno e Francesca sentì l'acqua scorrere.
Nick con l'acqua cercava di mandar via anche i pensieri. Aveva di nuovo litigato con Mallhoy, e quella missione stava diventando sempre più assurda.
Quando uscì dalla doccia era più calmo. Si avvicinò a Francesca e la baciò con delicata passione, poi cominciò a girare per la stanza prendendo i suoi vestiti, perfettamente a proprio agio sotto lo sguardo affascinato di Francesca e senza preoccuparsi di essere nudo. Quando fu pronto scesero a cena. Mallhoy non si unì a loro.
Aveva cominciato a controllare il suo inseguitore e a detta di Mallhoy gli agenti di Delisi avevano fatto lo stesso. Erano riusciti a trovare un vecchio magazzino abbandonato, dove un'organizzazione, il cui nome era ancora avvolto nell'ombra, nascondeva le opere rubate che poi venivano vendute all'asta come appartenenti ad una società che si occupava principalmente di opere d'arte ed antiquariato. Una parte dei lotti era destinata a vari fruitori, quella che si svolgeva quasi normalmente, l'altra invece era destinata ad altre società, collegate alla prima e da essa controllate, per poter ricominciare il gioco. Nick era guardingo, aveva neutralizzato il suo pedinatore prima di lasciare l'albergo, ma il suo istinto gli diceva che non era il momento di abbassare la guardia. Secondo il piano di Mallhoy, doveva raggiungere gli agenti di Delisi ed in particolare il suo doppio e raggiungerli in una missione ricognitiva, termine gentile per dirgli che doveva stare a guardare mentre qualcun altro portava avanti la missione. Secondo quanto stabilito da Delisi avrebbero piazzato delle microspie nel magazzino e avrebbero aspettato qualche giorno prima d'intervenire. Era un piano logico ma Nick sentiva che la corda si stava spezzando.
FINE QUARTA PARTE.
Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.
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