Storia di una foglia
Un giorno una foglia, che pensava di essere da sola, sulla cima di un albero, si trovò circondata da altre giovani foglie. Volse loro uno sguardo incuriosito e meravigliato al tempo stesso, osservando linee e forme simili, ma non uguali.
Vide che, come lei, quelle foglie danzavano al passare del vento, pur rimanendo ben salde al suo stesso ramo.
Il tempo scorreva tra un sole splendente ed una pioggia battente, che l’inaridivano prima e la idratavano poi. In questo alternarsi climatico la foglia aveva stabilito un contatto piuttosto stretto ed esclusivo con il ramo che la ospitava. Lo ascoltava, parlavano del mare poco lontano, del vento, delle stagioni che ancora non conosceva e che, fiduciosa, avrebbe conosciuto. Parlavano della musica le cui note, di tanto in tanto giungevano fin lassù, lasciandole dentro sensazioni indescrivibili per lei che era così giovane ed inesperta. Capitava che lei ed il ramo avessero delle divergenze, che si scontrassero, che non dessero la stessa importanza o significato alle medesime parole, ma poi dopo qualche ora di freddo silenzio ritornavano a parlare, come se niente fosse accaduto. Consapevoli che quelle ore di lontananza erano altrettanto importanti di quelle in cui conversavano amabilmente.
Si era convinta, nonostante la presenza delle altre foglie, di essere lei la preferita dal ramo e questo la rendeva euforica e la faceva sentire più bella.
Era felice al pensiero di poter imparare tanto da quel ramo, così carico di saggezza che gli derivava dall’essere parte di quell’albero da così tanto tempo.
Ma i giorni, le settimane, i mesi si susseguirono introducendo il tempo doloroso del distacco. La natura aveva una scadenza da rispettare. Una scadenza di cui la foglia non era a conoscenza. Il ramo non l’aveva avvertita che con il cambiare del suo colore, ci sarebbe stato il distacco.
Ed ecco che venne il momento in cui il ramo ritenne fosse giunta l’ora di accordarsi con il vento. Scelse con determinazione e fredda lucidità, per lei, il vento di Maestrale che la stordì facendola danzare più del solito, per poi staccarla, piuttosto bruscamente dal suo ramo.
La foglia sbalordita, impaurita e incredula per ciò che stava accadendo, pregò invano il vento di riportarla indietro, dal ramo che tanto amava. Ma il Maestrale inesorabile e insensibile al suo dolore la trascinò lontano.
Dall’alto del maestoso albero, il ramo la guardava senza scomporsi. Non aveva voluto trattenerla presso di sé ancora un po’. Si era semplicemente stancato di lei prima delle altre foglie.
Mentre ancora non aveva toccato terra, una goccia solitaria di pioggia le cadde addosso e lei vide il nuovo mondo attraverso di essa, come una sorta di lente d’ingrandimento. Vide a terra, accanto a lei, tante altre foglie e le ascoltò attentamente e così comprese che mai più nulla avrebbe potuto fare per ritornare dal suo ramo. Pianse lacrime amare, per essere stata abbandonata a sé stessa senza un’ultima parola, finché giunse la notte, che la cullò fino all’alba. Quando venne il sole le fu chiaro quale sarebbe stato il suo destino e sorrise al nuovo giorno senza preoccuparsi di null’altro che di sé stessa, come fosse appena nata, avec toute le vie devant.
Vide che, come lei, quelle foglie danzavano al passare del vento, pur rimanendo ben salde al suo stesso ramo.
Il tempo scorreva tra un sole splendente ed una pioggia battente, che l’inaridivano prima e la idratavano poi. In questo alternarsi climatico la foglia aveva stabilito un contatto piuttosto stretto ed esclusivo con il ramo che la ospitava. Lo ascoltava, parlavano del mare poco lontano, del vento, delle stagioni che ancora non conosceva e che, fiduciosa, avrebbe conosciuto. Parlavano della musica le cui note, di tanto in tanto giungevano fin lassù, lasciandole dentro sensazioni indescrivibili per lei che era così giovane ed inesperta. Capitava che lei ed il ramo avessero delle divergenze, che si scontrassero, che non dessero la stessa importanza o significato alle medesime parole, ma poi dopo qualche ora di freddo silenzio ritornavano a parlare, come se niente fosse accaduto. Consapevoli che quelle ore di lontananza erano altrettanto importanti di quelle in cui conversavano amabilmente.
Si era convinta, nonostante la presenza delle altre foglie, di essere lei la preferita dal ramo e questo la rendeva euforica e la faceva sentire più bella.
Era felice al pensiero di poter imparare tanto da quel ramo, così carico di saggezza che gli derivava dall’essere parte di quell’albero da così tanto tempo.
Ma i giorni, le settimane, i mesi si susseguirono introducendo il tempo doloroso del distacco. La natura aveva una scadenza da rispettare. Una scadenza di cui la foglia non era a conoscenza. Il ramo non l’aveva avvertita che con il cambiare del suo colore, ci sarebbe stato il distacco.
Ed ecco che venne il momento in cui il ramo ritenne fosse giunta l’ora di accordarsi con il vento. Scelse con determinazione e fredda lucidità, per lei, il vento di Maestrale che la stordì facendola danzare più del solito, per poi staccarla, piuttosto bruscamente dal suo ramo.
La foglia sbalordita, impaurita e incredula per ciò che stava accadendo, pregò invano il vento di riportarla indietro, dal ramo che tanto amava. Ma il Maestrale inesorabile e insensibile al suo dolore la trascinò lontano.
Dall’alto del maestoso albero, il ramo la guardava senza scomporsi. Non aveva voluto trattenerla presso di sé ancora un po’. Si era semplicemente stancato di lei prima delle altre foglie.
Mentre ancora non aveva toccato terra, una goccia solitaria di pioggia le cadde addosso e lei vide il nuovo mondo attraverso di essa, come una sorta di lente d’ingrandimento. Vide a terra, accanto a lei, tante altre foglie e le ascoltò attentamente e così comprese che mai più nulla avrebbe potuto fare per ritornare dal suo ramo. Pianse lacrime amare, per essere stata abbandonata a sé stessa senza un’ultima parola, finché giunse la notte, che la cullò fino all’alba. Quando venne il sole le fu chiaro quale sarebbe stato il suo destino e sorrise al nuovo giorno senza preoccuparsi di null’altro che di sé stessa, come fosse appena nata, avec toute le vie devant.
Opera scritta il 17/04/2016 - 15:54
Da Emma Tanzi
Letta n.1930 volte.
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Commenti
Mi ha fatto pensare, con le dovute proporzioni, al Piccolo Principe. La parte finale si perde anziché sbocciare in qualcosa di più emozionante.
Vincent Corbo 18/04/2016 - 14:15
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Mi piace questo racconto! La caducità della vita che non ci sfiora mai, troppo presi da mille cose e problemi, poi basta un ...colpo di vento e ...pufff...tutto cambia! Bello, scritto bene!
Patrizia Bortolini 17/04/2016 - 20:01
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