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Situazione Kafkiana

Che storia è mai questa? Una storia incredibile che Giorgio, cinquant’anni, racconta a Lello e ad altri due amici seduti su di una panchina della Villa Comunale. Giorgio è figlio di Massimiliano, lo speaker allo stadio del Pescara; il suo racconto è drammatico, di un uomo disperato, stritolato nella moderna morsa fiscale di Equitalia. Ecco quello che descrive: Una telefonata della tua banca per conto di Equitalia e sei condannato all'ergastolo finanziario senza processo. "Mi ci è voluto qualche giorno per riacquistare la necessaria lucidità ad esporre in modo comprensibile la condizione kafkiana nella quale sono stato catapultato. Spero di aver recuperato a sufficienza le facoltà mentali e di conseguenza riuscire ad essere esplicito, nei limiti del possibile sintetico e comprensibile.
La scorsa settimana ricevo una telefonata dalla banca dove ho il mio conto corrente, quello su cui mi viene accreditato lo stipendio e attraverso il quale pago le utenze della casa che ho in affitto e dove vivo; la signorina mi comunica che un decreto ingiuntivo arrivato da Equitalia impone alla banca il sequestro del mio conto corrente e di tutti i versamenti che su di esso dovessero arrivare in futuro. Ovviamente mi viene detto che anche l'utilizzo del bancomat è abrogato e che non verrà saldato il conto della carta di credito ad esso correlata. In buona sostanza non ho più i soldi per comprare nemmeno un pezzo di pane e finirò nella centrale rischi degli insolventi, cosa che per me non ha precedenti. Tutto questo senza che io abbia ricevuto nessun altra comunicazione che la telefonata della banca."
Condannato a pagare 750.000 euro di spese di giustizia, ho iniziato una trafila che mi ha mostrato quanta sommersa disperazione le barbare pratiche di Equitalia stanno provocando nelle persone più deboli ed esposte e non a solo loro. Il 18 marzo avevo ricevuto un avviso da Equitalia che mi ritiene debitore nei confronti dello Stato, per spese di giustizia, di 750.000 euro, l'ente creditore è la Corte d’Appello de L’Aquila e l'ufficio di Equitalia quello di Pescara. Il mio rapporto con il fisco era iniziato nel 1996, quando, sospettato di evasione per l’acquisto di una Ferrari che non mi sarei mai potuto permettere, allora 34enne mi ero visto arrivare una sanzione di 50 milioni di lire. Quei soldi però non li avevo e, anno dopo anno, il debito è cresciuto fino a diventare oggi di queste proporzioni. Avevo fatto il prestanome ad un amico facoltoso, che mi aveva tenuto all'oscuro della manovra fuorilegge per eludere il fisco. Mattia è morto alla guida della Ferrari, senza nemmeno darmi il tempo di iniziare le pratiche per il passaggio di proprietà, ed ora per fare un favore ad un amico (pace all'anima sua), mi ritrovo in questa situazione e con la difficoltà di dimostrare le mie ragioni!
In questi anni ho fatto una discreta carriera in ambito professionale e le aziende per cui lavoro mi stimano, ma non possono farsi carico di problemi personali che non sarebbero di loro competenza, i miei colleghi di lavoro ed i miei amici mi hanno dimostrato solidarietà ed affetto offrendomi aiuto concreto, mio padre e tutti i miei familiari lo hanno fatto per primi. Poiché io non ho ancora ricevuto comunicazioni ufficiali del provvedimento, avrei potuto firmare un assegno che sarebbe risultato scoperto al momento dell'incasso, aggravando ulteriormente la mia situazione. Se mi fossi trovato, come spesso è successo in questi anni per ragioni professionali, in trasferta in altra città ed avessi dovuto saldare un conto d'albergo, mettere gasolio nella macchina pagare l'autostrada, non sarei stato in condizione di poterlo fare. Senza carta di credito non posso noleggiare una macchina, se mi servisse per ragioni professionali, questo potrebbe sarebbe deleterio per il mio lavoro, cosi come pure il dover chiedere alle aziende per cui lavoro di pagarmi in contanti, cosa che per altro adesso è vietata per legge, ed i motivi sono fin troppo chiari, altrimenti come potrebbero in qualunque momento avere il potere di annullarci socialmente? Ho pensato addirittura di farla finita, assalito dalla vergogna per quello che avrebbero potuto dire gli altri sul mio conto! Poi riflettendoci per cosa? Darla vinta? Dopo tanto lavoro e sacrifici pensavo di essere a un passo dalla pensione, e di potermi godere un po' di serenità. Lo status Symbol vorrebbe rafforzare il mio senso di colpa. Farmi credere di essere esclusivamente il responsabile delle mie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché reagire contro il sistema economico, mi auto svaluto e mi senta in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. Dove è facile cadere nella droga, nell’alcolismo o nella depressione, con conseguenze tragiche “ addirittura al suicidio” e le pagine dei giornali sono piene di casi del genere! Io senza conto corrente, carta di credito e annullato socialmente, non mi piego al sistema che considera l’uomo per quello che ha e non per quello che è o peggio ancora per quello che appare! Poi la politica clientelare e non la meritocrazia a farla da padrone; quindi non posso incolparmi di nulla del mio stato e fortunatamente ho una grossa autostima. Quindi fino a quando avrò la forza e l’energia di andare avanti, lotterò senza tregua contro la strozzatura di Banche e Equitalia.



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Opera scritta il 27/07/2016 - 11:15
Da Savino Spina
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su 2 votanti


Commenti


MOLTO VERA E ATTUALE SALVO SONO CON TE FRATELLO 5*

POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 27/07/2016 - 23:17

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Anch'io sono pronto a scendere in piazza! Per adesso mi accontento a denunciare questi episodi di malaffare: è l'unico modo che conosco per farlo; visto e considerato che aborro ogni forma di violenza.

Savino Spina 27/07/2016 - 15:07

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Non mi ucciderò mai, Savino!
Anzi sarei pronto a scendere in piazza arruolandomi all'esercito dei perseguitati da questo sistema stato.Cominciamo ad essere maggioranza eppure chi è cieco non se ne avvede.
Cominciamo a formare una colonna avanguardista sparando insulti e uova marce sulle auto blu.
Ciao 5* solite

salvo bonafè 27/07/2016 - 14:53

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A pagare il prezzo più alto della crisi in questo momento sono le persone adulte, responsabili, quelle che comunemente vengono definite "persone per bene". Quello che nel linguaggio giuridico è il “Buon padre di famiglia”: persone che dopo anni di lavoro, sono costretti a ricominciare tutto da capo. Un’analisi confermata anche dalle cronache dei suicidi e che spesso hanno come protagonisti proprio uomini tra i 50 e i 60 anni: capofamiglia costretti a fronteggiare da una parte la condizione del sovraindebitamento e dall’altra quella di guida nonché punto di riferimento per figli e nipoti. Una morsa troppo stretta a cui non tutti reggono.
"Quello che vogio si sapesse è che la via per uscire da questa situazione esiste ed è proprio la legge italiana a fornirla. Ci si può salvare. Con la legge 3/2012 che regola il sovraindebitamento e introduce nell’ordinamento giuridico italiano la procedura di esdebitazione”m spiegano i legali di Prodeitalia. “Assistiamo sia le aziende che i cittadini.

Savino Spina 27/07/2016 - 14:07

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