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Medio Oriente

Il declino nel quale stiamo vivendo, mi fa piacere credere, per quanto pretenziose, le buone intenzioni riusciranno a liquidare la corruzione nella politica italiana e il conflitto in Medio Oriente, in un mondo in cui il vecchio ordine crolla e i corrotti e disonesti che per tanti anni hanno infangato la nostra esistenza e si sono sentiti abbastanza tranquilli da fare quello che volevano impunemente, vengono accantonati. La temperatura nel caffè in riva al mare aveva raggiunto i trentadue gradi. Temperatura normalissima per gli umidi mesi estivi a Tel Aviv, ma tutt’altro che normale per il corpo umano. Notoriamente, uno degli effetti del cocente sole di luglio in Israele sono le visioni, perciò quando ho distinto tra il nugolo di bagnanti in costume un’uomo di bell’aspetto con indosso un completo signorile palestinese, ero convinto si trattasse di un’allucinazione se non di una rivelazione divina. La strada per l’inferno, si dice, è lastricata di buone intenzioni, ma l’inferno sembra essere già qui, perciò le buone intenzioni non faranno comunque gran danno. Se si avesse potuto prolungare per un anno, due o magari dieci, si sarebbe riusciti a fondare un altro stato in cui si parla l’ebraico intorno al tavolino del caffè, e un secondo palestinese, al tavolino vicino. Finito di parlare del conflitto, Ahmad mi ha raccontato del loro programma, che include una guerra senza quartiere alla corruzione politica e allo spreco. Un palestinese che si oppone alla corruzione e all’Isis e anche la realtà della quale parlava, suonava come una pubblicità della realtà: egualitaria, giusta e rispettosa della legalità. Una visita a Yad Vashem, per sperare di capire le radici del conflitto fra israeliani e palestinesi e di risolverlo. Mi è mancato il coraggio di dirgli che avevo già incontrato altri convinti di poter influenzare, l’ostinata e sanguinosa realtà del Medio Oriente. La sua proposta non era particolarmente innovativa, anzi, non mi sembrava nemmeno un granché praticabile, ma l’eloquio fluido, privo di esitazioni e la speranza scevra di dubbi sulla capacità delle due parti in conflitto di modificare la loro opinione e attraversare con un salto il gigantesco abisso di sospetto e paura che le divide, mi hanno fatto immaginare insieme un nuovo Medio Oriente: meno insanguinato e fondamentalista e più ragionevole e scintillante. Nel Vicino Oriente,sono sempre gli arabi ad attaccare per primi, ed è sempre Israele a doversi difendere. Questa difesa si chiama “rappresaglia”. Né gli arabi, né i palestinesi, né i libanesi hanno il diritto di uccidere i civili. Questo si chiama “terrorismo”. Israele ha diritto di uccidere i civili. Questa si chiama “legittima difesa”. Quando Israele uccide dei civili in massa, le potenze occidentali le chiedono che lo faccia con più contegno. Questa si chiama “reazione della comunità internazionale”. Né i palestinesi né i libanesi hanno il diritto di catturare dei soldati israeliani all’interno di installazioni militari con sentinelle e postazioni di combattimento. Questo lo si deve chiamare “rapimento di persone indifese”. Israele ha il diritto di rapire sempre e ovunque tutti i palestinesi o libanesi che gli pare, questo si chiama “incarcerazione di terroristi”. Quando viene menzionata la parola “Hezbollah”, è obbligatorio aggiungere, nella stessa frase, “sostenuti e finanziati dalla Siria e dall’Iran”. Quando viene menzionata “Israele” è tassativamente proibito aggiungere “sostenuta e finanziata dagli USA”. Nelle notizie su Israele si deve sempre evitare che compaiano le seguenti frasi: “Territori occupati”, “Risoluzioni dell’Onu”, “Violazioni dei Diritti Umani” o “Convenzione di Ginevra”. I palestinesi, similmente ai libanesi, sono sempre “vigliacchi” che si nascondono in mezzo alla popolazione civile, che “non li vuole”. Se dormono a casa con i propri familiari, questo stato di cose ha un nome: “vigliaccheria”. Israele ha il diritto di distruggere con bombe e missili i quartieri dove dormono. Questa si chiama “azione chirurgica, di alta precisione”. Gli israeliani parlano inglese, francese, spagnolo o portoghese e italiano meglio degli arabi. Pertanto meritano di essere intervistati più spesso, e di avere migliori opportunità di tradurre al gran pubblico le anzidette regole di redazione. Questa si chiama “neutralità giornalistica”. Per un attimo ho voluto dimenticare che la "comunità internazionale" continua a tollerare questa inaccettabile eccezione al diritto internazionale.



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Opera scritta il 03/08/2016 - 17:13
Da Savino Spina
Letta n.1427 volte.
Voto:
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Commenti


A nessuno dei portatori privilegiati di soli e forti egoismi umani, interessa la vita degli ultimi della Terra; dei tanti uomini dai diritti universali negati. Il cammino dell’umanità, promuovendo e favorendo, la violenza a danno della non violenza, la guerra a danno della pace, l’odio a danno dell’amore, il rifiuto e l’esclusione a danno dell’inclusione e dell’integrazione, la morte a danno della vita, il sottosviluppo a danno dello sviluppo, l’ingiustizia a danno della giustizia, l’inumanità a danno dell’umanità, la sofferenza umana individuale e di insieme a danno di una vita da godere, l’ignoranza a danno del sapere, la disinformazione a danno dell’informazione. Vorrei un’umanità assolutamente nuova; capace di avere comportamenti eticamente funzionali alla dignità dell’uomo in quanto tale.

Savino Spina 04/08/2016 - 14:59

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Troppe interferenze senza una giusta linea politica, così come è stato fatto finora, servirà solo ed ancora ad inasprire di più gli animi.
Io mi schiero sempre dalla parte dei più deboli, che non sono gli estremisti, ma quella gran parte di popolo che vive prigioniero in quella striscia di terra abbandonata da Gesù, da Dio e dalla chiesa.
Ciao. 5*

salvo bonafè 04/08/2016 - 14:14

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Caro Savino,
conoscerai meglio di me la storia di Israele e della Palestina. Le scritture riportano la nascita di Gesù nella terra di Palestina abitata da arabi ed ebrei entrambi assoggettati alla legge dell'impero romano. Gli ebrei sempre perseguitati, gli arabi costituivano la maggioranza della popolazione e i veri proprietari delle terre.Difficile prendere una netta posizione, e tu non lo fai, ma l'errore più grave fu quello di sancire la nascita di una nazione con un accordo che avvantagiò soltanto la parte più ricca , quella ebrea, che già allora, durante e nel dopoguerra, rappresentava una parte importante degli elettori americani che potevano determinarne il risultato. Una specie di risarcimento per l'olocausto da una parte, un voltafaccia imperdonabile dell'Inghilterra verso i vecchi alleati arabi dall'altra. Il tuo racconto è una pagina importante di storia della guerra che da troppi anni causa morti e devasto, ma la soluzione, se ci sarà, dovrà essere decisa dai belligeranti.

salvo bonafè 04/08/2016 - 14:10

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Non so commentare l'opera, che comunque mi induce a qualche riflessione.
Parliamo di un conflitto che dura dalla fine della seconda guerra mondiale, laddove è stato piantato il seme della guerra - a pezzetti - in atto. La storia non rinuncia ai suoi appuntamenti... e ora sta esigendo il suo tributo di sangue e di sofferenza. Io credo nei piccoli passi, basati su solide e ragionevoli prospettive... gli unici che possono portare a qualcosa di buono. Ma, perché ciò accada, occorre dialogo, perseveranza, e una politica che cominci ad avere una buona e onesta visione del mondo, proiettata - non dico a lungo - ma almeno nel medio periodo. Occorre, inoltre, crescita di coscienza individuale e collettiva... Comunque ho apprezzato la tensione etica e morale che leggo nell'opera.

Francesco Gentile 04/08/2016 - 12:51

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Ai palestinesi viene sottratta la propria terra, come si dovevano comportare? Nel 1923 gli inglesi prendono il comando della Palestina, gli ebrei iniziano il loro viaggio verso quel paese, dove inizialmente vengono ben accolti dai palestinesi.Il movimento Sionista cresce a dismisura grazie anche all'appoggio degli stessi inglesi che non pongono un limite ai flussi migratori attraverso la dichiarazione di Balfour, secondo cui tutti gli ebrei hanno il diritto di costituire un "focolare" nazionale ebraico. L'Onu decide, nel 1947, la spartizione della Palestina in due stati separati, uno arabo ed uno israeliano e nel 1948 nasce lo stato di Israele, inizia una vera e propria guerra tra i due paesi. I l nuovo stato d'Israele, già molto più ricco e meglio armato rispetto alla Palestina, sbaraglia il suo avversario su tutti i fronti, infatti Israele, già nel 1949 ha conquistato il 70% della Palestina. Nel 1956 succedono altri conflitti devastanti: la guerra dei 6 giorni e la guerra del Kippur.

Savino Spina 04/08/2016 - 09:43

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Se Israele non fosse stata e non fosse sostenuta, in vari modi,dagli Stati Uniti, non esisterebbe più da un pezzo. Anzi, nei paesi del Medio Oriente citati, nelle loro cartine geografiche Israele non esiste proprio. Nell'ultimo secolo la civiltà europea ha prodotto un sistema di annientamento del popolo ebreo attraverso i campi di concentramento che li ha uccisi a milioni, quelli che sono riusciti a fuggire dalla "civile Europa", sono fuggiti in Israele, l'allora dirigenza "palestinese" era alleata di colui che ideò quei campi di sterminio. Anche oggi la "comunità internazionale" Unione Europea in testa, da un punto di vista politico, e pure mediatico, è largamente a favore dei pallestinesi, e nasconde, male, il suo secolare antisemitismo, attraverso l'antisionismo. La presente composizione finge una neutralità e un desiderio di pacificazione tra le parti che non esiste, il livore invece viene a galla. Un saluto.

Luciano B. 04/08/2016 - 08:05

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Come spettatori a volte, ci troviamo pienamente spiazzati, di fronte a dinamiche produttive e sociali diverse da quelle occidentali. Il dramma, quello reale, emerge, fino a travolgerci, anche quella che può apparire la posizione più innovativa, dedita al cambiamento radicale degli usi e dei costumi, quella che vorrebbe un vertice del potere politico del Medio Oriente, si dimostra la strada meno efficace e utopica. Lo spazio dei cambiamenti è un luogo nel quale le energie devono radicarsi, e stratificandosi, rinnovare ciò che l’occidente ha distrutto. Non esiste nessuna retorica, solo una partecipata testimonianza di solidarietà che si trasforma in un affronto nei confronti delle dinamiche che portano paesi verso la rovina.

Savino Spina 03/08/2016 - 20:31

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