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La Locusta

Una bella mattina di Maggio Lucia di sette anni e Serse il fratellino piu piccolo giocavano nella propria villa di famiglia. Nel prato verde crescevano le margherite e Lucia china le raccoglieva senza perdere di vista il fratellino, mentre questo rincorreva una locusta ma non riusciva a prenderla. La locusta sbalzava sul muretto di confine e Lucia visto ciò si abbrancava sul muretto per acciuffarla, scivolò ma senza farsi del male. In quell' istante un riso continuo rompeva negli orecchi dei due fratellini. Lucia fece un giro su se stessa e non vedeva nessun' altro che Serse. La locusta con un balzo si posò sul piede di Serse. Lucia fece un cenno al fratellino di non muoversi e cosi acciuffò la locusta. La povera locusta lamentava:
"Non stringermi troppo, mi fai male."
"Come mai tu parli?" domandava Lucia, e la locusta rispose:
"Lasciami libera e ti dirò: Io ero un bambino come voi di otto anni e mi chiamo: Geppì. Non ho mai creduto alle fate, ma un giorno a scuola la maestra raccontava di Pinocchio e io la beffavo perchè non credevo ne a Pinocchio e ne alla fata e cosi la maestra per castigo mi buttò fuori. In quell' istante apparse una bella donna con un cappello a forma di un cono lungo con sopra una stella tutta brillante. Nelle mani teneva una bacchetta tutta scintillante e appogiando la bacchetta sopra le mie spalle disse:
"Da adesso in poi tu sei una logusta!"
Con una sbuffata di fumo sparì ed io mi trovai così piccolo e a forma di una locusta.
"Poveretto!" esclamò Serse con le lacrime agli occhi.
A quel punto Lucia aprì la manina è disse:
"Sei libera, ma vai in cerca della tua maestra a chiederle perdono."
"Si vado, vado! Siete stati molto bravi con me."
Ma quando Geppì arrivò davanti alla porta della scuola pensò:
"Oddio, io sono una locusta e non posso entrare!"
In quel momento con una grande fumata bianca apparse ancora quella bella donna con il cappello a forma di un cono lungo con sopra la stella brillante e la bacchetta tutta scintillante e disse:
"Sai chi sono io?"
"O bella donna" esclamò Geppì "sei la fata! Ti prego fammi ritornare un' altra volta bambino!" e la fata disse:
"Prometti di essere bravo!"
Sì, sì! Lo prometto!"
e così la fata sbuffò una fumata bianca sopra la locusta e Geppì ritornò bambino.



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Opera scritta il 30/08/2016 - 10:24
Da Salvatore Rastelli
Letta n.1101 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Encomiabile racconto firmato con spirito nostalgico (il voler ritornare bambino)...
*****

Rocco Michele LETTINI 30/08/2016 - 15:55

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