Attilio Crisafulli quella mattina era molto agitato. La situazione stava precipitando e pareva che nessuno se ne rendesse conto.
Fece la prima telefonata alla sette e venti
“Se mi beccano vuoto il sacco e vi tiro dentro tutti.”
Alle dieci fece la seconda telefonata
“Allora prendiamo una decisione o vogliamo mandare tutto in vacca?”
Alle undici fece la terza ed ultima telefonata della sua vita
“La situazione sta precipitando…… Ok ti aspetto alla colletta, fai presto il tempo stringe”.
Venne ritrovato da un pescatore mentre galleggiava morto e gonfio d’acqua sul fiume Po all’altezza di Settimo Torinese.
Il Commissario Parini arrivò sul posto verso l’una.
Crisafulli era morto per una frattura del cranio prima di essere gettato nel fiume.
L’acqua rendeva abbastanza difficile stabilire l’ora esatta della morte ma il medico legale ipotizzò che fosse stato assassinato quel giorno stesso intorno alle ore dodici. Sarebbe seguita l’autopsia e ci sarebbe stata più precisione, frase che ormai il Parini sapeva a memoria.
Il Commissario fece una telefonata
“Professore buongiorno e scusi il disturbo, ho un quesito per lei. Un corpo umano privo di vita viene trovato galleggiante sul Po all’altezza del ponte di Settimo Torinese, sapendo che è in acqua da circa un’ora possiamo stabilire da dove è partito ?”.
Il Professor Guglielmo Numeratore, insegnante di matematica al Policlinico di Torino, era abituato alle domande del Parini ed era ben contento quando poteva dargli delle risposte.
“Riesce a dirmi a grandi linee altezza e peso del soggetto ? Al resto provvedo io e le do una risposta il prima possibile”.
Passarono un paio d’ore quando ricevette la risposta “Secondo i primi calcoli il corpo è entrato in acqua al parco della Colletta”.
Parini partì con la scientifica e una decina di agenti, obiettivo battere il parco della Colletta lato fiume per cercare tracce di colluttazione.
Furono fortunati, trovarono un luogo a pochi metri dall'acqua e trovarono anche una pietra sporca di sangue che si rivelò essere della vittima.
Una discussione degenerata in un omicidio preterintenzionale.
Attilio Crisafulli, 56 anni, titolare della Cri-Ger-Edil, grossa impresa di costruzioni con sedi in Piemonte, Emilia, Lazio e Campania non era certo un santo. Era da tempo sospettato di legami con la Camorra e di altre attività illecite ma non era neanche mai stato indagato. Aveva un socio, Ernesto Germanetti.
Venne immediatamente convocato per essere interrogato. L’appuntamento era per il giorno seguente alla ore nove presso il commissariato di corso Belgio.
Il mattino dopo Parini ricevette una chiamata anonima “Germanetti ha avuto un contrattempo e non verrà da voi ….. se non vuoi avere contrattempi pure tu archivia il caso”.
Saltò giù dal letto e guardò l’ora erano le tre del mattino.
Trasmise in centrale il numero di telefono da cui era stato appena chiamato che risultò essere il numero della sede torinese della Cri-Ger-Edil.
Quando arrivarono in via Bava numero 14 non ebbero bisogno di suonare o forzare portoni e cancelli.
La sede della ditta si trovava in un basso fabbricato all’interno del cortile, le luci degli uffici erano accese e dalla vetrata si vedeva penzolare il corpo senza vita del Germanetti.
“Minkia … stanno a fa ’na strage ecchecazzo c’hanno da nasconne de così ‘mportante sti stonzi?”.
Parini ordinò ai suoi di rivoltare la Cri-Ger-Edil come un calzino.
Clienti, fornitori, contatti, mail, vite private, vite pubbliche , conti bancari, hobbies, mogli, amanti ecc… ecc.. Tutti quelli che avevano avuto un contatto anche marginale con quell’impresa dovevano venir messi sotto i riflettori.
Il giorno dopo il Commissario era a colloquio con il Questore incaricato dell’inchiesta, Felice Mandragola.
Parini, che era un ottimo poliziotto, lo mise al corrente del caso e delle procedure intraprese per far luce sul duplice omicidio, precisò infatti di non aver creduto neanche per un attimo alla messa in scena del suicidio di Germanetti.
Il Questore prese atto della situazione
“Ottimo lavoro, mi tenga aggiornato sugli sviluppi dell’indagine e sulle iniziative che riterrà opportuno attuare per dirimere il caso. Avrà tutto il mio appoggio e faccia attenzione, quella telefonata anonima non mi piace”. Parini sorrise, nei suoi quasi trent’anni di polizia ne aveva ricevute di minacce.
Con il tempo si era fatto persuaso che se ti vogliono veramente ammazzare non ti telefonano per dirtelo, la fanno e basta.
Aldo Parini venne trovato morto il sedici settembre 2014, nella sua auto, posteggiata in lungo Dora Colletta, qualcuno gli aveva sparato da distanza ravvicinata.
Venne incaricato delle indagini il Commissario Paolo Paletta, chiamato da Milano a sostituire il collega deceduto.
Ad oggi nessun colpevole è stato trovato. Per quel che concerne l’omicidio del Crisafulli l’indagine è stata chiusa come omicidio-suicidio. Ernesto Germanetti, socio del Crisafulli, per qualche motivo, in preda ad un raptus, aveva ammazzato il socio, poi, colto dal rimorso si era impiccato dopo aver fatto una “assurda” chiamata anonima.
Si è altresì escluso che l’omicidio del Parini non avesse nulla a che fare con il caso Cri.Ger.Fin.
Il Questore Mandragola venne trasferito a Pordenone e morì per mano di uno sconosciuto un mese dopo, mentre faceva la sua solita corsa mattutina nel parco davanti a casa.
Quando il ministro rispose dall’altra parte della cornetta una voce disse
“Tutto sistemato, possiamo continuare”.
Il Ministro tirò un sospiro di sollievo e tornò nel letto dove Irina e Marika lo aspettavano per continuare l’importante riunione che avevano iniziato da circa un paio d’ore.
Fece la prima telefonata alla sette e venti
“Se mi beccano vuoto il sacco e vi tiro dentro tutti.”
Alle dieci fece la seconda telefonata
“Allora prendiamo una decisione o vogliamo mandare tutto in vacca?”
Alle undici fece la terza ed ultima telefonata della sua vita
“La situazione sta precipitando…… Ok ti aspetto alla colletta, fai presto il tempo stringe”.
Venne ritrovato da un pescatore mentre galleggiava morto e gonfio d’acqua sul fiume Po all’altezza di Settimo Torinese.
Il Commissario Parini arrivò sul posto verso l’una.
Crisafulli era morto per una frattura del cranio prima di essere gettato nel fiume.
L’acqua rendeva abbastanza difficile stabilire l’ora esatta della morte ma il medico legale ipotizzò che fosse stato assassinato quel giorno stesso intorno alle ore dodici. Sarebbe seguita l’autopsia e ci sarebbe stata più precisione, frase che ormai il Parini sapeva a memoria.
Il Commissario fece una telefonata
“Professore buongiorno e scusi il disturbo, ho un quesito per lei. Un corpo umano privo di vita viene trovato galleggiante sul Po all’altezza del ponte di Settimo Torinese, sapendo che è in acqua da circa un’ora possiamo stabilire da dove è partito ?”.
Il Professor Guglielmo Numeratore, insegnante di matematica al Policlinico di Torino, era abituato alle domande del Parini ed era ben contento quando poteva dargli delle risposte.
“Riesce a dirmi a grandi linee altezza e peso del soggetto ? Al resto provvedo io e le do una risposta il prima possibile”.
Passarono un paio d’ore quando ricevette la risposta “Secondo i primi calcoli il corpo è entrato in acqua al parco della Colletta”.
Parini partì con la scientifica e una decina di agenti, obiettivo battere il parco della Colletta lato fiume per cercare tracce di colluttazione.
Furono fortunati, trovarono un luogo a pochi metri dall'acqua e trovarono anche una pietra sporca di sangue che si rivelò essere della vittima.
Una discussione degenerata in un omicidio preterintenzionale.
Attilio Crisafulli, 56 anni, titolare della Cri-Ger-Edil, grossa impresa di costruzioni con sedi in Piemonte, Emilia, Lazio e Campania non era certo un santo. Era da tempo sospettato di legami con la Camorra e di altre attività illecite ma non era neanche mai stato indagato. Aveva un socio, Ernesto Germanetti.
Venne immediatamente convocato per essere interrogato. L’appuntamento era per il giorno seguente alla ore nove presso il commissariato di corso Belgio.
Il mattino dopo Parini ricevette una chiamata anonima “Germanetti ha avuto un contrattempo e non verrà da voi ….. se non vuoi avere contrattempi pure tu archivia il caso”.
Saltò giù dal letto e guardò l’ora erano le tre del mattino.
Trasmise in centrale il numero di telefono da cui era stato appena chiamato che risultò essere il numero della sede torinese della Cri-Ger-Edil.
Quando arrivarono in via Bava numero 14 non ebbero bisogno di suonare o forzare portoni e cancelli.
La sede della ditta si trovava in un basso fabbricato all’interno del cortile, le luci degli uffici erano accese e dalla vetrata si vedeva penzolare il corpo senza vita del Germanetti.
“Minkia … stanno a fa ’na strage ecchecazzo c’hanno da nasconne de così ‘mportante sti stonzi?”.
Parini ordinò ai suoi di rivoltare la Cri-Ger-Edil come un calzino.
Clienti, fornitori, contatti, mail, vite private, vite pubbliche , conti bancari, hobbies, mogli, amanti ecc… ecc.. Tutti quelli che avevano avuto un contatto anche marginale con quell’impresa dovevano venir messi sotto i riflettori.
Il giorno dopo il Commissario era a colloquio con il Questore incaricato dell’inchiesta, Felice Mandragola.
Parini, che era un ottimo poliziotto, lo mise al corrente del caso e delle procedure intraprese per far luce sul duplice omicidio, precisò infatti di non aver creduto neanche per un attimo alla messa in scena del suicidio di Germanetti.
Il Questore prese atto della situazione
“Ottimo lavoro, mi tenga aggiornato sugli sviluppi dell’indagine e sulle iniziative che riterrà opportuno attuare per dirimere il caso. Avrà tutto il mio appoggio e faccia attenzione, quella telefonata anonima non mi piace”. Parini sorrise, nei suoi quasi trent’anni di polizia ne aveva ricevute di minacce.
Con il tempo si era fatto persuaso che se ti vogliono veramente ammazzare non ti telefonano per dirtelo, la fanno e basta.
Aldo Parini venne trovato morto il sedici settembre 2014, nella sua auto, posteggiata in lungo Dora Colletta, qualcuno gli aveva sparato da distanza ravvicinata.
Venne incaricato delle indagini il Commissario Paolo Paletta, chiamato da Milano a sostituire il collega deceduto.
Ad oggi nessun colpevole è stato trovato. Per quel che concerne l’omicidio del Crisafulli l’indagine è stata chiusa come omicidio-suicidio. Ernesto Germanetti, socio del Crisafulli, per qualche motivo, in preda ad un raptus, aveva ammazzato il socio, poi, colto dal rimorso si era impiccato dopo aver fatto una “assurda” chiamata anonima.
Si è altresì escluso che l’omicidio del Parini non avesse nulla a che fare con il caso Cri.Ger.Fin.
Il Questore Mandragola venne trasferito a Pordenone e morì per mano di uno sconosciuto un mese dopo, mentre faceva la sua solita corsa mattutina nel parco davanti a casa.
Quando il ministro rispose dall’altra parte della cornetta una voce disse
“Tutto sistemato, possiamo continuare”.
Il Ministro tirò un sospiro di sollievo e tornò nel letto dove Irina e Marika lo aspettavano per continuare l’importante riunione che avevano iniziato da circa un paio d’ore.
Opera scritta il 26/10/2016 - 13:38
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Commenti
Racconto scritto bene e con efficacia. Molti veloce e sciolto. Mi piace il genere.
Patrizia Bortolini 26/10/2016 - 21:31
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