Le stanze vuote, spazzate dal vento,
la luce lunare filtra spiovente.
Il calore del fuoco arde lontano:
non arriva a me, seduta nel buio.
la luce lunare filtra spiovente.
Il calore del fuoco arde lontano:
non arriva a me, seduta nel buio.
Sto zitta guardando i vaghi contorni
che appaiono ad ogni moto di tenda,
la testa leggera e palpiti gravi:
nel vuoto s’arrende la fantasia.
Rumori distanti bussano piano.
Alle porte della memoria, niente:
nessuno risponde. E’ sogno o realtà?
Tutto è confuso in un tremito vano.
Un sorriso si nasconde nell’ombra
mentre fragili braccia lo cullano
trastullandosi nel lieve torpore
di un cupo piacere evanescente.
Ma che cos’è la lontananza
se non pochi passi nascosti nel buio
di chi non sa ascoltare il proprio cuore?
Opera scritta il 16/01/2013 - 16:44
Da Donna Pola
Letta n.1607 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
molto bella..introspettiva..complimenti
antonio miglietta 01/04/2013 - 22:51
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Ho scritto della solitudine esteriore per arrivare giusto a quella interiore.
Grazie dell'apprezzamento!
Grazie dell'apprezzamento!
Donna Pola 17/01/2013 - 16:26
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Non è la solitudine ambientale che fa soffrire, ma quella del cuore e della memoria, in questa poesia leggo tanta solitudine interiore.bella!
Claretta Frau 17/01/2013 - 15:10
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