NELLA TANA DEI LEONI
“Dài cara a frates tuos. Jà no istento” – Bada ai tuoi fratelli, non tardo – disse mia madre a mia sorella mentre usciva per fare la spesa.
A lei, la primogenita spettava sempre prendersi cura di noi quando mia madre usciva e così dovette fare quel giorno. E in quel tempo bisognava inventarsi qualcosa per intrattenere tre fratellini, visto che non c’erano altri strumenti che ci potessero distrarre. La tv, anche se l’avessimo accesa sarebbe rimasta con quell’immagine a scacchi in bianco e nero e con quello stupido rumore che trapanava fino a mezzogiorno, quando iniziavano i programmi.
A lei, fino alla nostra preadolescenza toccò rispondere delle nostre azioni in assenza di nostra madre e talvolta lo faceva usando la sua posizione di supremazia ed imponendoci le sue scelte ed i suoi umori.
Anche la sua arte, in cucina sopratutto, come quella volta che mia madre era da nonna a fare il pane: noi rientrammo da scuola affamati come lupi, e lei ci propose la sua ultima opera gastronomica. Polenta al forno con il sugo e…marmellata di ciliegie!
Naturalmente nessuno di noi volle assaggiarla e lei ci minacciò “Se non la mangiate lo dirò a mamma!” credendo che ce la saremmo fatta addosso nel sentire le sue parole, come avveniva altre volte.“E diglielo!” rispondemmo, mentre ci bagnavamo un po’ di pane carasatu per pranzare con pane e formaggio. Purtroppo per lei questo evento viene ricordato spesso, quando si parla di buon cibo o si prepara il pranzo per le feste. Solitamente china il capo e con un sorriso colpevole dice “Ma magari era buona!” perché in fondo neanche lei ebbe il coraggio di assaggiarla.
Ma la vicenda che sto per raccontare risale a molti anni prima.
Era una bambina ubbidiente per cui anche quel giorno si dedicò a noi in maniera amorosa finché non la vidi sbiancare ed irrigidirsi. Né io né i miei fratelli ci accorgemmo di niente, ma lei strillava e ci implorava di uscire di corsa. Non sapevamo cosa stesse succedendo e cosa avesse scatenato il suo terrore, ma ci trovammo nel giro di pochi secondi sui gradini fuori casa, seduti perché anche se all’epoca passava un’auto ogni cinque minuti, lei aveva il compito di badare alla nostra incolumità.
Lei si sedette sul gradino più basso, quasi a farsi proteggere da noi tre seduti sull’uscio da quel qualcosa che tanta la stava terrorizzando. Ogni tanto sbirciava all’interno ma nonostante in quella giornata di gennaio avessimo freddo, non ci fu verso di rientrare in casa e sederci davanti al caminetto.
Mia madre sbucò con le borse della spesa dal vicolo che scendeva dal centro e vedendoci seduti fuori, al freddo, accelerò il passo preoccupata.
“Cos’è successo che siete seduti fuori”? le chiese.
“Dentro ci sono i leoni!” rispose quasi strillando.
“Come, i leoni…?”
“Si! Non entrare, ho paura che ci mangi tutti!”
“Vieni con me, così mi fai vedere dove sono questi leoni” disse mia madre poggiando le borse a terra.
Dopo diversi tentativi mia sorella si convinse ed accompagnò mia madre per mostrarle la tana dei leoni.
“Senti? Sono lì dietro! Lo senti il rumore delle zampe?” le disse indicando un angolo nascosto in uno sgabuzzino alla fine del corridoio, all’epoca separato da una leggera tendina che mia madre prontamente scostò rivelando tutte le cose ordinate ed al loro posto.
“Vedi che non c’è nessun leone qui dentro?”
“Ma il rumore c’è ancora. Viene da lì” disse mia sorella mostrando un punto preciso.
“Ahh…quello” disse mia madre. Ormai rilassata e quasi scoppiando in una sonora risata prese in mano la “tana dei leoni” e l’aprì.
Il film Tarzan con le immagini degli animali della giungla aveva influenzato la fantasia di tutti i bambini e mia sorella non ne era rimasta immune. Solo che i rumori dei suoi leoni provenivano da un sacchetto di carta in cui c’era una bella e gustosa forma di formaggio con i vermi che con i loro saltelli producevano l’incessante e misterioso rumore che tanto terrorizzò mia sorella.
Inutile dire che a casa nostra anche quando si parla di leoni…
A lei, la primogenita spettava sempre prendersi cura di noi quando mia madre usciva e così dovette fare quel giorno. E in quel tempo bisognava inventarsi qualcosa per intrattenere tre fratellini, visto che non c’erano altri strumenti che ci potessero distrarre. La tv, anche se l’avessimo accesa sarebbe rimasta con quell’immagine a scacchi in bianco e nero e con quello stupido rumore che trapanava fino a mezzogiorno, quando iniziavano i programmi.
A lei, fino alla nostra preadolescenza toccò rispondere delle nostre azioni in assenza di nostra madre e talvolta lo faceva usando la sua posizione di supremazia ed imponendoci le sue scelte ed i suoi umori.
Anche la sua arte, in cucina sopratutto, come quella volta che mia madre era da nonna a fare il pane: noi rientrammo da scuola affamati come lupi, e lei ci propose la sua ultima opera gastronomica. Polenta al forno con il sugo e…marmellata di ciliegie!
Naturalmente nessuno di noi volle assaggiarla e lei ci minacciò “Se non la mangiate lo dirò a mamma!” credendo che ce la saremmo fatta addosso nel sentire le sue parole, come avveniva altre volte.“E diglielo!” rispondemmo, mentre ci bagnavamo un po’ di pane carasatu per pranzare con pane e formaggio. Purtroppo per lei questo evento viene ricordato spesso, quando si parla di buon cibo o si prepara il pranzo per le feste. Solitamente china il capo e con un sorriso colpevole dice “Ma magari era buona!” perché in fondo neanche lei ebbe il coraggio di assaggiarla.
Ma la vicenda che sto per raccontare risale a molti anni prima.
Era una bambina ubbidiente per cui anche quel giorno si dedicò a noi in maniera amorosa finché non la vidi sbiancare ed irrigidirsi. Né io né i miei fratelli ci accorgemmo di niente, ma lei strillava e ci implorava di uscire di corsa. Non sapevamo cosa stesse succedendo e cosa avesse scatenato il suo terrore, ma ci trovammo nel giro di pochi secondi sui gradini fuori casa, seduti perché anche se all’epoca passava un’auto ogni cinque minuti, lei aveva il compito di badare alla nostra incolumità.
Lei si sedette sul gradino più basso, quasi a farsi proteggere da noi tre seduti sull’uscio da quel qualcosa che tanta la stava terrorizzando. Ogni tanto sbirciava all’interno ma nonostante in quella giornata di gennaio avessimo freddo, non ci fu verso di rientrare in casa e sederci davanti al caminetto.
Mia madre sbucò con le borse della spesa dal vicolo che scendeva dal centro e vedendoci seduti fuori, al freddo, accelerò il passo preoccupata.
“Cos’è successo che siete seduti fuori”? le chiese.
“Dentro ci sono i leoni!” rispose quasi strillando.
“Come, i leoni…?”
“Si! Non entrare, ho paura che ci mangi tutti!”
“Vieni con me, così mi fai vedere dove sono questi leoni” disse mia madre poggiando le borse a terra.
Dopo diversi tentativi mia sorella si convinse ed accompagnò mia madre per mostrarle la tana dei leoni.
“Senti? Sono lì dietro! Lo senti il rumore delle zampe?” le disse indicando un angolo nascosto in uno sgabuzzino alla fine del corridoio, all’epoca separato da una leggera tendina che mia madre prontamente scostò rivelando tutte le cose ordinate ed al loro posto.
“Vedi che non c’è nessun leone qui dentro?”
“Ma il rumore c’è ancora. Viene da lì” disse mia sorella mostrando un punto preciso.
“Ahh…quello” disse mia madre. Ormai rilassata e quasi scoppiando in una sonora risata prese in mano la “tana dei leoni” e l’aprì.
Il film Tarzan con le immagini degli animali della giungla aveva influenzato la fantasia di tutti i bambini e mia sorella non ne era rimasta immune. Solo che i rumori dei suoi leoni provenivano da un sacchetto di carta in cui c’era una bella e gustosa forma di formaggio con i vermi che con i loro saltelli producevano l’incessante e misterioso rumore che tanto terrorizzò mia sorella.
Inutile dire che a casa nostra anche quando si parla di leoni…
Millina Spina, 28 Gennaio 2017
Opera scritta il 28/01/2017 - 17:33
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Voto: | su 7 votanti |
Commenti
I bambini sono capaci di stravolgere la realtà con la loro fantasia, di creare paure o disfarsene.
Il formaggio con i vermi - casu martzu - non è commerciabile per ovvie questioni igieniche ed il Guinness dei Primati lo ha ritenuto l'alimento più pericoloso al mondo. E' pur vero che qui, in Sardegna, i nostri nonni ne hanno mangiato parecchio e che l'isola vanta un bel numero di centenari.
Ci sono altre regioni che lo producono e da qualche tempo gli allevatori sardi in collaborazione con l'Università di Sassari si stanno adoperando per produrlo con le dovute garanzie in materia di igiene ed è inserito all'interno della banca dati dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. E' stato richiesto all'Unione Europea il marchio Dop.
Al di là di tutto...è una vera prelibatezza e quelli del Guinness non hanno capito niente!
Grazie a tutti voi che siete passati in questa tana di leoni.
Ciao, Millina.
Il formaggio con i vermi - casu martzu - non è commerciabile per ovvie questioni igieniche ed il Guinness dei Primati lo ha ritenuto l'alimento più pericoloso al mondo. E' pur vero che qui, in Sardegna, i nostri nonni ne hanno mangiato parecchio e che l'isola vanta un bel numero di centenari.
Ci sono altre regioni che lo producono e da qualche tempo gli allevatori sardi in collaborazione con l'Università di Sassari si stanno adoperando per produrlo con le dovute garanzie in materia di igiene ed è inserito all'interno della banca dati dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. E' stato richiesto all'Unione Europea il marchio Dop.
Al di là di tutto...è una vera prelibatezza e quelli del Guinness non hanno capito niente!
Grazie a tutti voi che siete passati in questa tana di leoni.
Ciao, Millina.
Millina Spina 30/01/2017 - 12:22
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Bello, delicato, coinvolgente, come sono sempre le cose che scrivi. 5* Aurelia
Aurelia Strada 30/01/2017 - 06:12
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PIACEVOLE QUANTO SCORREVOLE RACCONTO NEL SUO ECCELLENTE COSTRUTTO.
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Rocco Michele LETTINI 29/01/2017 - 12:23
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È partito troppo presto!
Volevo dirti che anche al nord, credo nella zona di Udine, c'è un formaggio simile il Salterello.
Ho fatto il militate in quella zona
ma non l'ho mai assaggiato.
Dicevano che era una prelibatezza, come il vostro del resto.
Ciao Millina è sempre un piacere ritrovarti.
Volevo dirti che anche al nord, credo nella zona di Udine, c'è un formaggio simile il Salterello.
Ho fatto il militate in quella zona
ma non l'ho mai assaggiato.
Dicevano che era una prelibatezza, come il vostro del resto.
Ciao Millina è sempre un piacere ritrovarti.
Loris Marcato 29/01/2017 - 10:03
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Bel racconto Millina.
Sempre molto coinvolgenti le tue storie. Ne ricordo una con simpatia credo fosse: Sa Tritza.
Sempre molto coinvolgenti le tue storie. Ne ricordo una con simpatia credo fosse: Sa Tritza.
Loris Marcato 29/01/2017 - 09:58
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il famoso formaggio sardo con i vermi...dicono sia squisito....Ma quasi quasi preferisco i leoni graziosissima e tenera
laisa azzurra 28/01/2017 - 22:19
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Sempre brava e coinvolgente.
Giulia Bellucci 28/01/2017 - 21:19
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I racconti che riprendono i ricordi della vita passata mi piacciono molto come ben sai! Sono i miei preferiti. Questo, oltre che scritto bene, è anche molto simpatico e divertente! Quanta fantasia nelle menti dei bambini!
Patrizia Bortolini 28/01/2017 - 19:03
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bella storia di un tempo che fu la paura da giovani era molto più di adesso scorrevole lettura 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 28/01/2017 - 18:31
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