Quando parliamo di universalità di un pensiero, immaginiamo che qualcuno ha saputo elevare la propria sensibilità, razionale o affettiva, al di sopra del proprio IO per farla diventare qualcosa di condivisibile.
In altri termini nel prendere contatto con un concetto, frase o espressione inizialmente prendiamo contatto con qualcosa che è “Al di fuori di noi” ma che riusciamo immediatamente ad “interiorizzare” per appartenere definitivamente al nostro IO intimo e personale.
Questo lo abbiamo constatato con il dolore del Leopardi, la tristezza del Carducci per il figlio morto, altri drammi interiori che riconosciamo come qualcosa che anche noi abbiamo provato, o stiamo provando, se ci siamo trovati di fronte a questi eventi.
Quindi, il nostro dolore non è minuscolo, ma soltanto muto. Non ha il dono o la capacità della parola, non per questo è inferiore o meno importante.
A differenza dell’allegria, gioia, spensieratezza, buonumore, non uso volutamente il termine felicità, proprio perché per la loro brevità non riescono a lasciare il segno nell’animo come i fatti che possono colpire il nostro animo come la sofferenza o il dolore.
Nella letteratura italiana, abbiamo qualche difficoltà a trovare momenti allegri, perfino Lorenzo il Magnifico quando ci parla di “bella giovinezza” – dice - “che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia, del doman non c’è certezza”, chiudendo con una considerazione pessimistica.
Quindi abbiamo già individuato due elementi essenziali:
• Siamo più impressionati da circostanze dolorose,
• A volte non sappiamo esprimerle in modo adeguato.
Eppure certe sensazioni sono uniche, direi molto personali, pensiamo alla visione del mare, un tramonto infuocato, una madre che tiene al seno un bambino.
In quel momento si accende qualcosa, quelle suggestioni che la vita ha catturato, che il cervello ha elaborato, raggiungono il cuore e ci turbano, a volte addirittura ci scuotono.
E’ in quel momento che, idealmente, si forma il sentimento, si accendono le passioni, si sprigionano suggestioni forti.
Allora la bocca vorrebbe proferire una parola, la mano vorrebbe rincorrere un foglio, prendere una penna e scrivere qualcosa.
Il più delle volte, forse gli occhi faranno apparire una lacrima, che cadrà su quel foglio rimasto immancabilmente bianco.
Forse abbiamo raggiunto una consapevolezza, importante, stupenda, definitiva: ecco perché i poeti non finiranno mai !!
Perché loro sanno sempre come interpretare i nostri pensieri, coniugarli, descriverli, raccontarli nelle forme più eleganti, stupende, meravigliose e magari commoventi.
Ma noi, non dobbiamo farci impressionare, anche noi siamo importanti, perché non esiste poeta importante se non c’è comunque un lettore che abbia voglia di leggerlo, di raccontarlo, di diffonderlo, di amarlo.
In altri termini nel prendere contatto con un concetto, frase o espressione inizialmente prendiamo contatto con qualcosa che è “Al di fuori di noi” ma che riusciamo immediatamente ad “interiorizzare” per appartenere definitivamente al nostro IO intimo e personale.
Questo lo abbiamo constatato con il dolore del Leopardi, la tristezza del Carducci per il figlio morto, altri drammi interiori che riconosciamo come qualcosa che anche noi abbiamo provato, o stiamo provando, se ci siamo trovati di fronte a questi eventi.
Quindi, il nostro dolore non è minuscolo, ma soltanto muto. Non ha il dono o la capacità della parola, non per questo è inferiore o meno importante.
A differenza dell’allegria, gioia, spensieratezza, buonumore, non uso volutamente il termine felicità, proprio perché per la loro brevità non riescono a lasciare il segno nell’animo come i fatti che possono colpire il nostro animo come la sofferenza o il dolore.
Nella letteratura italiana, abbiamo qualche difficoltà a trovare momenti allegri, perfino Lorenzo il Magnifico quando ci parla di “bella giovinezza” – dice - “che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia, del doman non c’è certezza”, chiudendo con una considerazione pessimistica.
Quindi abbiamo già individuato due elementi essenziali:
• Siamo più impressionati da circostanze dolorose,
• A volte non sappiamo esprimerle in modo adeguato.
Eppure certe sensazioni sono uniche, direi molto personali, pensiamo alla visione del mare, un tramonto infuocato, una madre che tiene al seno un bambino.
In quel momento si accende qualcosa, quelle suggestioni che la vita ha catturato, che il cervello ha elaborato, raggiungono il cuore e ci turbano, a volte addirittura ci scuotono.
E’ in quel momento che, idealmente, si forma il sentimento, si accendono le passioni, si sprigionano suggestioni forti.
Allora la bocca vorrebbe proferire una parola, la mano vorrebbe rincorrere un foglio, prendere una penna e scrivere qualcosa.
Il più delle volte, forse gli occhi faranno apparire una lacrima, che cadrà su quel foglio rimasto immancabilmente bianco.
Forse abbiamo raggiunto una consapevolezza, importante, stupenda, definitiva: ecco perché i poeti non finiranno mai !!
Perché loro sanno sempre come interpretare i nostri pensieri, coniugarli, descriverli, raccontarli nelle forme più eleganti, stupende, meravigliose e magari commoventi.
Ma noi, non dobbiamo farci impressionare, anche noi siamo importanti, perché non esiste poeta importante se non c’è comunque un lettore che abbia voglia di leggerlo, di raccontarlo, di diffonderlo, di amarlo.
Opera scritta il 07/02/2017 - 17:39
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Commenti
il poeta è colui che tutto vede e tutto è un illusionista è amante per capire cos'è l'amore senza esser coinvolto è burlone un clawn è un amico un canta storie un racconta storie un pittore che dipinge con parole 5*
GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 07/02/2017 - 22:48
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ALFONSO...BELLISSIMO come vogliamo chiamarlo trattato riflessione monologo sul poeta. Ne hai descritta la vera natura è lui non può essere altrimenti....Il poeta vive di tutte le emozioni anche non sue ma le fa proprie. Mi piace citare la poetessa Alda Merini che diceva "I poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire." E per congiungermi a quello che hai scritto un altro suo dire molto vero "Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre coi ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero".Grazie per aver scritto queste belle cose sui poeti. Ciao
mirella narducci 07/02/2017 - 20:28
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