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Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.


Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.


Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.


E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia


Era il sole rovente con quel suo animo di fuoco, a tastare i lembi della nostra pelle. Ti eri come risvegliata da un lungo sonno, con un sussulto irregolare,dolce spasimo del precedente orgasmo. I tuoi respiri si lasciavano cullare dal ritmo dei miei sussurri. Eri affannata e anche un po' impaurita. Upreda innocua. Scorgemmo da lontano tra il fruscio delle piante, un leggero sibilo che risuonava quasi amichevole.
- E se viene qui?
Mi dicesti con terrore.
- Siamo peccatori come lui, siamo complici
E quell'animale strisciava via con le sue forme sinuose che tanto potevano adagiarsi ai tuoi fianchi docili e indifesi.
- Lo vedi, le rondini hanno incominciato a inseguirsi
Prima mi guardasti, poi con disinteresse mirasti al cielo
- A tratti sembrano allontanarsi per sempre, come se non riuscissero più a vedersi, ma poi, come per caso, si rincontrano
- L'importante è sapersi ritrovare
Ti strinsi sotto il concerto privato di cicale che quella natura sembrava serbare solo per noi. La parata di formiche ci attraversava vicina come per ammirare quello spettacolo fittizio e alleggerite dal loro duro lavoro, ci ricordavano che lì fuori, ci aspettava la triste meraviglia: la vita. Vagammo via dal luogo, ancora storditi dalla calura e giunti a quel muretto, non molto alto, ricordai che non eri mai stata molto agile, ma insieme lo scavalcammo senza sentire gli strappi dei cocci che per loro natura attendono di ferire i più arditi.




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Opera scritta il 04/05/2017 - 18:05
Da Salvatore Mauro
Letta n.1361 volte.
Voto:
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Commenti


Un bel racconto Salvatore,complimenti sinceri. Ciao

Anna Rossi 05/05/2017 - 07:20

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Ah Salvatore
hai lo stesso nome
dell'autore
che splendida poesia
mi hai trasportato
dietro di anni
alle scuole medie
(Le uniche frequentate,d'altronde)
Mi sono rimasti impressi i cocci di
bottiglia
bello anche il racconto
un abbraccio dal cuore.

Bruno Abbondandolo 04/05/2017 - 19:33

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