La luce era accesa.
Robert, seduto al bordo del suo letto, attendeva.
Attendeva qualcosa. Attendeva l'arrivo di qualcuno.
Attendeva, aspettava, pensava, rifletteva.
Era sera. Le luci nere illuminavano il cielo, ormai coperto di stelle.
Stelle bianche, stelle rosa, stelle rosse e stelle verdi.
Dal firmamento, Robert poteva scorgere degli elefanti.
Elefanti eleganti erano appesi alle stelle, che si muovevano lungo i binari della sera.
Ogni tanto si faceva vedere qualche magico poeta.
Volteggiavano su lunghi tappeti volanti,
sgargianti di dolci rime, verso le più lontane costellazioni, in cerca di Lei.
Come viaggiatori senza meta squarciavano la notte,
e con le loro rime andavano a colorare altre albe, al di là dell'orizzonte.
La tavolozza sempre piena di mille colori: dolci alla panna, grossi alberi,
qualche sprizzo di laghetto di montagna ed infine quel tocco di cielo morente.
Robert scrutò uno stormo di cicogne.
I magici poeti li accompagnavano, silenziosamente, verso il futuro.
E silenziosamente coloravano la fronte dei bambini con tanti
e bei colori diversi. La loro tavolozza non si consumava mai.
Era proprio magia, era proprio poesia.
Dopo aver visto la scena, Robert si diresse in bagno.
Si guardò allo specchio e vide che anche lui aveva il colore dei
magici poeti, ma non riusciva a capire bene quale fosse.
Guardò meglio, ma niente. Rattristato tornò in camera.
Chiuse la porta e si preparò per andare a letto.
Il tappeto si stava muovendo. Si era alzato.
Era alto come un orso e largo come un orso.
Robert era spaventato. Il tappeto si avvicinò..
e lo abbracciò. La fronte di Robert si illuminò di quei colori,
quei colori, quelli che non aveva visto allo specchio e che
ancora adesso non riusciva a riconoscere.
"sali Robert" gli disse con voce amichevole il tappeto.
Anche se titubante, Robert salì.
Sollevatosi dal pavimento e oltrepassando silenziosamente la parete, il mondo uscì.
Robert lasciò un biglietto con scritto "saluti da Robert"
Fuori si iniziavano già a vedere i magici che dipingevano l'alba.
gli elefanti erano liberi, svincolati dai loro fili,
Iniziavano a girovagare lungo il rosso e grosso cielo della sesta ora.
Un enorme tubo luminoso si stava ergendo lontano lontano laggiù,
oltre l'orizzonte, al di là del mare, al di là dei monti.
Era sorretto da grossi ciliegi in fiore, che per mano
lo accompagnavano verso il cielo verde della settima ora.
Robert volava molto basso, preferiva stare vicino a terra:
soffriva di vertigini. Dal basso salivano fumi, rumori di rugiada,
e fruscii di strade: la mattina si stava levando.
La strada era popolata: termosifoni che portavano buste di spesa,
dinosauri con cappelli stravaganti e alcune persone che tenevano per mano
il proprio elefante. Auto fatte di foglie tropicali e altre fatte di musica.
Macchine invisibili con passeggeri ben vestiti, e biciclette fatte
di aghi. Non si vedevano tappeti, da nessuna parte.
I tombini sputavano fumi di cioccolata, appiccicosa come rugiada,
che ormai impregnava i cappelli dei dinosauri.
Ai bordi della strada v'erano, selvaggi e tribali, tamburi giganti.
Più in là invece c'erano altri strumenti musicali, sempre in formato gigante.
Piatti di batteria, rullanti, xilofoni e altre percussioni.
Ogni volta che si staccava un elefante, questo cadeva su uno di questi
strumenti, facendolo suonare in modo strano.
Grossi barriti misti a dolci melodie si udivano alle prime luci della vita.
Non era un peso per loro, certo l'altezza era considerevole, ma ogni volta
creavano una melodia sempre più bella. Forse soltanto gli angeli
avrebbero potuto creare qualcosa di più bello. Le note musicali che fuoriuscivano
dagli strumenti volano qua e là, danzando e ballando in lungo e in largo, attraverso
il chiasso della strada, attraverso il dolce sapore della cioccolata.
Le note musicali erano molte e tutto diverse, viaggiavano veloci.
I bradipi ne erano veramente ghiotti. Alle prime ore del giorno venivano
svegliati dai forti barriti elefanteschi che scendevano dall'alto
e ,in men che non si dica ,erano già pronti a far colazione a base di rugiada e note musicali.
La dolce musica fu stroncata dal passaggio delle cicogne.
Finalmente Robert li vide : i magici poeti.
Anche Robert si unì al gruppo.
Lo colpì un bambino, dormiente ,nelle calde fasce di quella cicogna.
Accanto a loro il magico poeta, con la tavolozza piena di colori,
stava per dipingere la sua opera d'arte.
"aspetta!" gridò Robert. "fammi vedere come si fa" concluse.
il magico poeta, dopo aver dato uno sguardo a Robert, sorrise.
Un colpo di pennello qua, un colpo di pennello là. tanti colori, belli densi,
sulla fronte del bambino, che non curante della vita continuava a dormire.
Eppure il magico poeta muoveva il pennello in mille modi diversi,
ma Robert non riusciva a riconoscere i colori.
Il pennello si fermò. Il magico poeta guardò Robert, e sorridendo dette un ultima pennellata
di colore sulla fronte del bambino.
Robert osservava la scena senza proferire parola alcuna.
Quando tutto finì, il viaggio della cicogna e del bambino proseguì, accompagnato sempre dal
magico poeta.
Robert scrutò per l'ultima volta il magico poeta,
scrutò la sua fronte e vide che era colorata di......
tutto un tratto si ritrovò nel suo bagno. così, quasi per magia, quasi per poesia.
Si guardò allo specchio e vide la sua fronte colorata di Verde.
Un colore che gli pareva famigliare. Robert sorrise!
Ormai stanco si avviò verso il letto.
Fuori gli elefanti non suonavano più e si stavano riattaccando alle loro luminose stelle.
Il tubo luminoso era andato a cullare altre notti, sempre in compagnia di quei bellissimi ciliegi.
I bradipi, sazi, ronfavano lungo le cascate di cioccolato.
i pittoreschi cappelli troneggiavano sui musi ormai stanchi, dei dinosauri che
popolavano i bordi della strada.
Per strada nessuna auto, nessuna macchina, nessuna bicicletta.
Soltanto il girovagare inquieto della gente in cerca dei loro elefanti,
ormai imprigionati nella dolce prigione del firmamento.
Robert raccolse il biglietto che aveva lasciato.
vide che la scritta era magicamente mutata e lesse:
"Verde, Bianco e Rosso"
Robert sorrise e ,con il cuore pieno di speranza, si addormentò.
Robert, seduto al bordo del suo letto, attendeva.
Attendeva qualcosa. Attendeva l'arrivo di qualcuno.
Attendeva, aspettava, pensava, rifletteva.
Era sera. Le luci nere illuminavano il cielo, ormai coperto di stelle.
Stelle bianche, stelle rosa, stelle rosse e stelle verdi.
Dal firmamento, Robert poteva scorgere degli elefanti.
Elefanti eleganti erano appesi alle stelle, che si muovevano lungo i binari della sera.
Ogni tanto si faceva vedere qualche magico poeta.
Volteggiavano su lunghi tappeti volanti,
sgargianti di dolci rime, verso le più lontane costellazioni, in cerca di Lei.
Come viaggiatori senza meta squarciavano la notte,
e con le loro rime andavano a colorare altre albe, al di là dell'orizzonte.
La tavolozza sempre piena di mille colori: dolci alla panna, grossi alberi,
qualche sprizzo di laghetto di montagna ed infine quel tocco di cielo morente.
Robert scrutò uno stormo di cicogne.
I magici poeti li accompagnavano, silenziosamente, verso il futuro.
E silenziosamente coloravano la fronte dei bambini con tanti
e bei colori diversi. La loro tavolozza non si consumava mai.
Era proprio magia, era proprio poesia.
Dopo aver visto la scena, Robert si diresse in bagno.
Si guardò allo specchio e vide che anche lui aveva il colore dei
magici poeti, ma non riusciva a capire bene quale fosse.
Guardò meglio, ma niente. Rattristato tornò in camera.
Chiuse la porta e si preparò per andare a letto.
Il tappeto si stava muovendo. Si era alzato.
Era alto come un orso e largo come un orso.
Robert era spaventato. Il tappeto si avvicinò..
e lo abbracciò. La fronte di Robert si illuminò di quei colori,
quei colori, quelli che non aveva visto allo specchio e che
ancora adesso non riusciva a riconoscere.
"sali Robert" gli disse con voce amichevole il tappeto.
Anche se titubante, Robert salì.
Sollevatosi dal pavimento e oltrepassando silenziosamente la parete, il mondo uscì.
Robert lasciò un biglietto con scritto "saluti da Robert"
Fuori si iniziavano già a vedere i magici che dipingevano l'alba.
gli elefanti erano liberi, svincolati dai loro fili,
Iniziavano a girovagare lungo il rosso e grosso cielo della sesta ora.
Un enorme tubo luminoso si stava ergendo lontano lontano laggiù,
oltre l'orizzonte, al di là del mare, al di là dei monti.
Era sorretto da grossi ciliegi in fiore, che per mano
lo accompagnavano verso il cielo verde della settima ora.
Robert volava molto basso, preferiva stare vicino a terra:
soffriva di vertigini. Dal basso salivano fumi, rumori di rugiada,
e fruscii di strade: la mattina si stava levando.
La strada era popolata: termosifoni che portavano buste di spesa,
dinosauri con cappelli stravaganti e alcune persone che tenevano per mano
il proprio elefante. Auto fatte di foglie tropicali e altre fatte di musica.
Macchine invisibili con passeggeri ben vestiti, e biciclette fatte
di aghi. Non si vedevano tappeti, da nessuna parte.
I tombini sputavano fumi di cioccolata, appiccicosa come rugiada,
che ormai impregnava i cappelli dei dinosauri.
Ai bordi della strada v'erano, selvaggi e tribali, tamburi giganti.
Più in là invece c'erano altri strumenti musicali, sempre in formato gigante.
Piatti di batteria, rullanti, xilofoni e altre percussioni.
Ogni volta che si staccava un elefante, questo cadeva su uno di questi
strumenti, facendolo suonare in modo strano.
Grossi barriti misti a dolci melodie si udivano alle prime luci della vita.
Non era un peso per loro, certo l'altezza era considerevole, ma ogni volta
creavano una melodia sempre più bella. Forse soltanto gli angeli
avrebbero potuto creare qualcosa di più bello. Le note musicali che fuoriuscivano
dagli strumenti volano qua e là, danzando e ballando in lungo e in largo, attraverso
il chiasso della strada, attraverso il dolce sapore della cioccolata.
Le note musicali erano molte e tutto diverse, viaggiavano veloci.
I bradipi ne erano veramente ghiotti. Alle prime ore del giorno venivano
svegliati dai forti barriti elefanteschi che scendevano dall'alto
e ,in men che non si dica ,erano già pronti a far colazione a base di rugiada e note musicali.
La dolce musica fu stroncata dal passaggio delle cicogne.
Finalmente Robert li vide : i magici poeti.
Anche Robert si unì al gruppo.
Lo colpì un bambino, dormiente ,nelle calde fasce di quella cicogna.
Accanto a loro il magico poeta, con la tavolozza piena di colori,
stava per dipingere la sua opera d'arte.
"aspetta!" gridò Robert. "fammi vedere come si fa" concluse.
il magico poeta, dopo aver dato uno sguardo a Robert, sorrise.
Un colpo di pennello qua, un colpo di pennello là. tanti colori, belli densi,
sulla fronte del bambino, che non curante della vita continuava a dormire.
Eppure il magico poeta muoveva il pennello in mille modi diversi,
ma Robert non riusciva a riconoscere i colori.
Il pennello si fermò. Il magico poeta guardò Robert, e sorridendo dette un ultima pennellata
di colore sulla fronte del bambino.
Robert osservava la scena senza proferire parola alcuna.
Quando tutto finì, il viaggio della cicogna e del bambino proseguì, accompagnato sempre dal
magico poeta.
Robert scrutò per l'ultima volta il magico poeta,
scrutò la sua fronte e vide che era colorata di......
tutto un tratto si ritrovò nel suo bagno. così, quasi per magia, quasi per poesia.
Si guardò allo specchio e vide la sua fronte colorata di Verde.
Un colore che gli pareva famigliare. Robert sorrise!
Ormai stanco si avviò verso il letto.
Fuori gli elefanti non suonavano più e si stavano riattaccando alle loro luminose stelle.
Il tubo luminoso era andato a cullare altre notti, sempre in compagnia di quei bellissimi ciliegi.
I bradipi, sazi, ronfavano lungo le cascate di cioccolato.
i pittoreschi cappelli troneggiavano sui musi ormai stanchi, dei dinosauri che
popolavano i bordi della strada.
Per strada nessuna auto, nessuna macchina, nessuna bicicletta.
Soltanto il girovagare inquieto della gente in cerca dei loro elefanti,
ormai imprigionati nella dolce prigione del firmamento.
Robert raccolse il biglietto che aveva lasciato.
vide che la scritta era magicamente mutata e lesse:
"Verde, Bianco e Rosso"
Robert sorrise e ,con il cuore pieno di speranza, si addormentò.
Opera scritta il 26/06/2017 - 12:04
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
bella la tua spiegazione fa capire meglio il tuo racconto che è bello *****
GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 27/06/2017 - 12:39
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Bellissimo racconto molto scorrevole.
antonio girardi 27/06/2017 - 10:30
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Si esatto la mente matematica è sorprendente. Ma quello che mi ispira di più sono le canzoni che ascolto :)
Infatti io non mi siedo mai davanti alla tastiera, se prima non metto un bella canzone di sottofondo. Ed è proprio quella che guida la mia mano e mi tira fuori l'emozioni che vorrei trasmettere al lettore. è quella che visivamente mi mostra il paesaggio che vorrei descrivere. Potrei andare avanti senza sosta, guarda caso, proprio perché anche in questo momento sto ascoltando della buona musica :)
Si si anch'io per via dello studio sono sempre impegnato, ma ti seguirò perché le tue riflessioni sugli uomini mi hanno profondamente colpito hahah :)
Ciao
Gabriele
Infatti io non mi siedo mai davanti alla tastiera, se prima non metto un bella canzone di sottofondo. Ed è proprio quella che guida la mia mano e mi tira fuori l'emozioni che vorrei trasmettere al lettore. è quella che visivamente mi mostra il paesaggio che vorrei descrivere. Potrei andare avanti senza sosta, guarda caso, proprio perché anche in questo momento sto ascoltando della buona musica :)
Si si anch'io per via dello studio sono sempre impegnato, ma ti seguirò perché le tue riflessioni sugli uomini mi hanno profondamente colpito hahah :)
Ciao
Gabriele
Gabriele Salucci 27/06/2017 - 01:10
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Ciao Gabriele grazie per il bel commento al mio racconto di oggi e della precisazione di come sia l'ingegnere, ho diversi amici ingegneri e sono come dici tu. Passiamo al tuo racconto. Lo trovo sorprendente, insolito e fantasioso, mi è piaciuto molto. Visto che dici di essere un ingegnere ed io so bene quanta matemattica avete studiato, ti dico che non mi sorprende la tua fantasia, poichè una mente matematica è creativa.
Complimenti per il racconto e scrivi ancora, io impegni lavorativi permettendo ti seguirò
PS Anch'io adoro la matematica
Ciao
Nicol
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Complimenti per il racconto e scrivi ancora, io impegni lavorativi permettendo ti seguirò
PS Anch'io adoro la matematica
Ciao
Nicol
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Nicol Marcier 26/06/2017 - 20:19
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