Smise la sua folle corsa durata poco più di qualche secondo, si girò verso di me con gli occhi brillanti e sentii il mondo intero riflettersi in quella luce e cadermi addosso. Le pareti dei palazzi che facevano da cornice a quell'addio si sgretolavano, silenziose come miele nero, incapaci di sopportare un istante in più di quel dolore. Il gioco di specchi che erano i nostri sguardi non si dava tregua, infine, senza una soluzione, corse ancora, stavolta, senza voltarsi. I nostri cuori grandi smettevano di battere insieme mano a mano che si allontanava in un oceano oscuro di nostalgia e lacrime.

Da Luca Agosto
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Commenti
Poche righe ma intense per esprimere un grande dolore che dilania l'anima. Scritte bene, sei riuscito perfettamente a farci partecipi... 



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Uno spazio vuoto e triste in cui perdersi da soli o come in questo caso assieme alla persona amata. Anche se laconico mi è piaciuto questo racconto. Giulio Soro 



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