E perdonatemi,padre
se colsi quell'ultimo fiore
salendo a valle
dove niente è concesso
tutto è precluso
come tu mi dicesti
ed io sorridendo
tra incredule palpebre
e battiti stonati
O povero illuso..
E quel fiore
da cui nacqui
Orizzonti alti
sapori aspri
quel cocente sole
e la notte,il dolore altrove
seppi scoprire il traguardo
dov'io ora guardo
dov'io prima dormivo
giaceva sotto quel fiore
quel mio incredulo destino.
E sapeste tenermi chiusa in quell'assurdo giardino
ove a fiorire era il male
impavido,mormolio..
Mormolio d'ombre,mascherati agnelli
e quell'arduo foco che da lontano scaldava le pelli
Confusione di pensieri,offuscati sentieri
non seppi vedere la luna da quell'arida radura.
E perdonatemi padre,fu impavida la notte
quella sera di maggio dove sapeste udire forte
l'urlo d'una donna,non fu vostra figlia
ch'andò oltre quell'assurda griglia.
Destra,Sinistra
Poi avanti,mai indietro.
Percorsi organizzati,equilibri mai spezzati,
e la chiamaste vita,voi?
Quest'assurda salita,mascherata dicesa
Puttana non fu la vita,mi perdoni mia maestra
seppi dir di lei come di sporca
e di me come cittadina maldestra.
Fuori,ove il sole sorge
e la luna,pure
ove le linee d'una stupida griglia
seppero trovare sintesi
non in quell'assurda mimesi
percorsi costruiti
ma in una donna coraggiosa,ch'in un fiore
seppe vedere sorrisi
d'umani,umani forse mai
mai esistiti
che però crebbero nel nascere d'un fiore che sbocciò
e che si vide morire per dar vita ad una donna
quasi morta all'imbrunire.
Il coraggio.
se colsi quell'ultimo fiore
salendo a valle
dove niente è concesso
tutto è precluso
come tu mi dicesti
ed io sorridendo
tra incredule palpebre
e battiti stonati
O povero illuso..
E quel fiore
da cui nacqui
Orizzonti alti
sapori aspri
quel cocente sole
e la notte,il dolore altrove
seppi scoprire il traguardo
dov'io ora guardo
dov'io prima dormivo
giaceva sotto quel fiore
quel mio incredulo destino.
E sapeste tenermi chiusa in quell'assurdo giardino
ove a fiorire era il male
impavido,mormolio..
Mormolio d'ombre,mascherati agnelli
e quell'arduo foco che da lontano scaldava le pelli
Confusione di pensieri,offuscati sentieri
non seppi vedere la luna da quell'arida radura.
E perdonatemi padre,fu impavida la notte
quella sera di maggio dove sapeste udire forte
l'urlo d'una donna,non fu vostra figlia
ch'andò oltre quell'assurda griglia.
Destra,Sinistra
Poi avanti,mai indietro.
Percorsi organizzati,equilibri mai spezzati,
e la chiamaste vita,voi?
Quest'assurda salita,mascherata dicesa
Puttana non fu la vita,mi perdoni mia maestra
seppi dir di lei come di sporca
e di me come cittadina maldestra.
Fuori,ove il sole sorge
e la luna,pure
ove le linee d'una stupida griglia
seppero trovare sintesi
non in quell'assurda mimesi
percorsi costruiti
ma in una donna coraggiosa,ch'in un fiore
seppe vedere sorrisi
d'umani,umani forse mai
mai esistiti
che però crebbero nel nascere d'un fiore che sbocciò
e che si vide morire per dar vita ad una donna
quasi morta all'imbrunire.
Il coraggio.
Opera scritta il 14/10/2017 - 20:21
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Commenti
Ludovica questa poesia mi ha trasmesso emozioni fortissime, le parole sono intese, profonde.. Mi hai fatto viaggiare con i tuoi versi. Grazie davvero per questa poesia
Lucia Frore 15/10/2017 - 12:16
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