PERCHE' VERSO IL SOLE
La domanda esistenziale che attraversa la natura dell’uomo e della donna per cercare le ragioni dell’esistenza terrena, non è nuova eppure è sempre intensa, sprigiona, sempre, un’ansia di risposte convincenti e durature.
La domanda è chiara, decisa e perentoria e non ammette vie di fuga.
Quante volte ce lo siamo chiesto sin da ragazzi quando le prime delusioni si sono affacciate al nostro animo giovane e inesperto.
Non abbiamo trovato subito la risposta e questo dilemma ci ha accompagnato attraverso gli anni fino a quando con il primo amore abbiamo scoperto in noi una nuova dimensione della nostra esistenza.
Eppure la risposta non c’era ancora, era lì, vicina, ma non chiara, ancora non evidente. Alla nascita del primo figlio, nel godere di quella gioia immensa abbiamo visto cadere il velo di una verità, forse percepita, ma ora toccata con mano e racchiusa in quell’essere che abbiamo stretto con apprensione fra le braccia.
Esistiamo per la diretta emanazione di un amore divino, divenuto terreno, parte della nostra esistenza, parte di noi stessi. Da qui, a volte, le imprecazioni contro i nostri genitori, per averci voluto, o solamente per averci messo al mondo.
Da qui scaturiscono le responsabilità del rapporto genitore – figlio, il senso profondo della vita, della famiglia, dell’essere, volenti o nolenti, parte di una comunità.
Il pensiero che man mano si sviluppa, stupendo e accattivante, sembra una trappola nella quale dopo essere stati catturati, non possiamo più essere solo spettatori di una riflessione che non ci appartiene, ma nel comprenderla ne rimaniamo coinvolti e noi stessi ne diveniamo protagonisti, quasi voci che si aggiungono a quel solitario rimuginare, solo inizialmente solitario, per divenire un coro sempre più grande.
Ora proseguiamo in questo cammino immaginario, non felici per aver finalmente in mano una risposta convincente, ma fiduciosi di poter affrontare gli altri quesiti, quasi più rinfrancati, perché convinti dalle nostre capacità di indagine ora più sicure.
Nel corso degli anni abbiamo svolto il nostro ruolo naturale per un cammino naturale, che non significa ripetizione vuota della storia dell’uomo e della donna, ma originale, personale e particolare perché diversi come persona, pur essendo uguali come elementi di un'unica umanità.
Non so se ve ne rendete conto, ma più proseguiamo e più ormai siamo parte di questo dilemma che da una parte ci attanaglia e dal quale vorremmo fuggire, ma sempre più ci appassiona, perché vogliamo uscirne con una qualche risposta soddisfacente.
Ci rendiamo sempre più conto che qui si gioca il senso della nostra esistenza e abbiamo solo due vie di uscita: possiamo uscirne vincitori o sconfitti.
Percorrendo il cammino umano, troviamo nelle asperità del terreno il senso delle difficoltà, più o meno numerose, a volte fin troppo, ma che sono parte di scelte nostre o di combinazioni che troppo spesso abbiamo consegnato alla parola destino, quasi per sfuggire al riconoscimento di nostre responsabilità palesi o non sempre occulte.
Altro dilemma che ha riempito pagine del pensiero filosofico, nella dicotomia mai risolta fra “Destino” e “Libero Arbitrio”, nel pensare, insomma, che tutto della nostra vita è già tutto scritto, ma non conosciuto, oppure miracolo quotidiano tutto da scrivere attraverso i nostri sentimenti, i nostri gesti, i nostri atteggiamenti, le nostre azioni sempre molto originali.
Giunti a questo punto, siamo colti da un dubbio che, però, dura poco, una sensazione:
Nel nostro cammino “dantesco” abbiamo attraversato l’infermo fatto di un senso di panico, sconforto e demotivazione, abbiamo trovato qualche risposta che ci ha dato coraggio e la comprensione dei problemi, delle difficoltà, del pagare qualcosa in nome di un “qualcosa” ancora non conosciuto, che ci ha fatto percepire il senso di un purgatorio terreno.
Allora esiste il paradiso, almeno nel pensiero. Soluzione fideistica forse azzardata, ma non lontana dal nostro modo di pensare se siamo convinti, per nostra formazione mentale, che ad un “Perché” deve esserci SEMPRE una risposta.
Ma una risposta c’è: ad un passo dal sole, che non significa convincerci che il concludersi di un cammino possa essere solo per un lieto fine, ma che un percorso non può essere nemmeno, eternamente accidentato.
Chi prevale allora: l’atteggiamento fideistico, che pensa che ci deve essere il giusto riconoscimento per un cammino virtuoso, oppure l’agnosticismo che si astiene dal proferire risposta o l’ateismo che pensa che con la morte, bella o brutta che sia, tutto finisce definitivamente.
Potrebbe sembrare che quella luce appena scorta, si sia allontanata perché aggrovigliati da un dilemma apparentemente complicato e senza risposta.
Abbandoniamo il sentiero troppo aspro della filosofia con i suoi dilemmi, per ritornare, NOI, ad essere dei semplici mortali, ci accontentiamo di ricordare il titolo di una famosa poesia che ci porta fiducia, speranza e che ci infonde un pò di gioia:
La quiete dopo la tempesta.
Non sarà forse una risposta esaustiva, ma ci fa pensare che per tutti ci deve essere, magari per un banale scherzo della probabilistica, un pò di felicità ed è con questo nuovo sentimento di fiducia che accogliamo con un applauso l’indicazione di speranza che la nostra mente, insieme al cuore han voluto lasciarci, facendoci intendere che nessuno può rassegnarsi a percorrere un cammino, perché non ne esiste solo uno, ma possiamo ancora cambiare strada.
Pochi pensieri ci hanno coinvolto in ragionamenti stupendi, profondi, affascinanti, poche volte una riflessione così intensa ci ha costretto ad un unico percorso, uno solo:
la ricerca della verità, il perché viviamo, l’amore come bastone a cui appoggiarci, perché il nostro passo rimanesse sempre fermo, certo e sicuro.
Voto: | su 6 votanti |
E' l'unica via che conduce a un percorso interiore per raggiungere noi stessi nel profondo, attraversando sentieri e oscurità e accettando tutto di noi, dove si nasconde il senso, esiste il vero senso di vivere. Bellissime riflessioni che ognuno di noi si pone continuamente, tra filosofia e amore e vita realmente vissuta!
possiamo cambiare strada, oppure procedere nell'abitudine dei nostri giorni
chi dirà mai se ne usciremo vincitori o perdenti?
il nostro cuore?
di certo, la ricerca del sole è in noi
e di certo, la quiete dopo la tempesta è ormai una massima più che una poesia
di certo ancora, l'amore come punto di riferimento fermo, immobile....ma la vita è fatta di variabili nn sempre volute e cercate, spesso imposte, altre autoimposte...
splendido trattato
ottimo spunto di riflessione
bella opera.