Germogli di felicità
È da circa un'ora che mi trovo nella sala d'aspetto della mia fisioterapista. Ho voluto accompagnare un'amica che da molto tempo soffre di un dolore alla spalla che non le dà tregua e sarei felice se colei che definisco una vera "scienziata" per la sua preparazione in materia, potesse aiutarla a risolvere il problema.
A dire il vero, più che una sala, è uno stretto corridoio, le due pareti letteralmente tappezzate di quadri di dubbio gusto e di diplomi recenti e più datati conseguiti appunto dalla scienziata.
Sono seduta su una panca in vimini, a due posti, alquanto scomoda, perciò ogni tanto mi alzo e vado su e giù per i tre metri di corridoio, non mancando di osservarmi in uno specchio a muro un po' nascosto da un piccolo appendiabiti.
Mi risiedo, non posso chattare, non ho internet, ma la cosa non mi dispiace affatto. Mi giunge dall'alto una musica molto rilassante, tipo ambient, una chitarra dolce e malinconica che riesco a malapena a percepire. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi.
Le palpebre si fanno pesanti, mi sto quasi addormentando, quando suona il campanello.
Aprono dallo studio, ma non entra nessuno...
Dopo qualche minuto, varca la soglia una bella signora giovane che mi saluta cordialmente. Mi dice che ha tardato ad entrare perché stava osservando una grossa crepa lungo il muro delle scale. " Speriamo sia superficiale!" commenta preoccupata, e, in effetti, dopo il recente terremoto, forse ha ragione di allarmarsi.
Le faccio posto vicino a me sulla panca, mi ringrazia dicendo di sentirsi stanca e affaticata. Di notte dorme bene, ma di giorno sente di essere sempre in ansia, agitata, ha la colite spastica e poi c'è la scuola, che la mattina è gratificante, con i ragazzi , ma i pomeriggi passati a scrivere carte su carte durante i consigli la stressano tantissimo.
La osservo mentre mi parla: è molto carina, ancora giovane, eppure avverto il suo malessere, oltre le sue parole. Sebbene non ci conosciamo, ha sentito la necessità di raccontarmi tanto di lei in questi pochi minuti.
Io le do corda, di solito sono restia con chi non conosco, ma in questo caso sento che il mio stare lì semplicemente ad ascoltarla può esserle di aiuto.
L'ora è passata e la fisioterapista, puntuale come un orologio svizzero, fa capolino nel corridoio insieme alla mia amica Teresa che ha terminato la seduta.
La conversazione con la simpatica signora viene bruscamente interrotta e, quasi a malincuore, ci salutiamo frettolosamente.
Tornando a casa, Teresa mi ringrazia dicendosi soddisfatta dei massaggi: forse questa è la volta buona che risolverà i suoi problemi.
A dire il vero, più che una sala, è uno stretto corridoio, le due pareti letteralmente tappezzate di quadri di dubbio gusto e di diplomi recenti e più datati conseguiti appunto dalla scienziata.
Sono seduta su una panca in vimini, a due posti, alquanto scomoda, perciò ogni tanto mi alzo e vado su e giù per i tre metri di corridoio, non mancando di osservarmi in uno specchio a muro un po' nascosto da un piccolo appendiabiti.
Mi risiedo, non posso chattare, non ho internet, ma la cosa non mi dispiace affatto. Mi giunge dall'alto una musica molto rilassante, tipo ambient, una chitarra dolce e malinconica che riesco a malapena a percepire. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi.
Le palpebre si fanno pesanti, mi sto quasi addormentando, quando suona il campanello.
Aprono dallo studio, ma non entra nessuno...
Dopo qualche minuto, varca la soglia una bella signora giovane che mi saluta cordialmente. Mi dice che ha tardato ad entrare perché stava osservando una grossa crepa lungo il muro delle scale. " Speriamo sia superficiale!" commenta preoccupata, e, in effetti, dopo il recente terremoto, forse ha ragione di allarmarsi.
Le faccio posto vicino a me sulla panca, mi ringrazia dicendo di sentirsi stanca e affaticata. Di notte dorme bene, ma di giorno sente di essere sempre in ansia, agitata, ha la colite spastica e poi c'è la scuola, che la mattina è gratificante, con i ragazzi , ma i pomeriggi passati a scrivere carte su carte durante i consigli la stressano tantissimo.
La osservo mentre mi parla: è molto carina, ancora giovane, eppure avverto il suo malessere, oltre le sue parole. Sebbene non ci conosciamo, ha sentito la necessità di raccontarmi tanto di lei in questi pochi minuti.
Io le do corda, di solito sono restia con chi non conosco, ma in questo caso sento che il mio stare lì semplicemente ad ascoltarla può esserle di aiuto.
L'ora è passata e la fisioterapista, puntuale come un orologio svizzero, fa capolino nel corridoio insieme alla mia amica Teresa che ha terminato la seduta.
La conversazione con la simpatica signora viene bruscamente interrotta e, quasi a malincuore, ci salutiamo frettolosamente.
Tornando a casa, Teresa mi ringrazia dicendosi soddisfatta dei massaggi: forse questa è la volta buona che risolverà i suoi problemi.
Le sorrido e mi sento bene; in fondo è stato un bel pomeriggio. Ho indicato la via alla mia amica ed ho ascoltato una perfetta sconosciuta che in quel preciso momento aveva bisogno di me.
Penso che la vita è bella, nella sua infinita semplicità, e che sono i piccoli gesti quotidiani, ripetuti, che spesso riteniamo inutili, che invece sono preziosi per noi e per gli altri.
Sono germogli di felicità vera per chi li sa cogliere e apprezzare e ancor più per chi li vuole offrire.
Opera scritta il 21/11/2017 - 18:36
Da Mimmi Due
Letta n.1211 volte.
Voto: | su 2 votanti |
Commenti
mi è molto piaciuto scorrevole lettura 5*
GIANCARLO POETA DELL'AMORE 22/11/2017 - 18:34
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Germogli di felicità nel saper ascoltare,
molto bello
molto bello
genoveffa frau 22/11/2017 - 12:31
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Che bello questo tuo racconto che fa della semplicità la bellezza della vita...!
Mi è piaciuto molto leggerlo
Un saluto
Mi è piaciuto molto leggerlo
Un saluto
Grazia Giuliani 21/11/2017 - 21:09
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