Le zolle grasse, pergole e vigneti
ed un purpureo cielo che risplende,
mentre la brezza bacia i bei ciliegi
ricchi del bianco delle fioriture.
I pini che s’innalzano diritti
tra terra e cielo, inferno e paradiso
risuonano del trillo degli uccelli
per l’aria che d’azzurro si disegna.
E va, per la campagna, il contadino:
le gocce di sudore a scivolare
lungo le gote irsute ed abbronzate.
Lento trascina quel suo passo, sazio,
del duro e greve lavorar la terra.
La zappa sotto il braccio e un pò di vino
Per acquietar l’arsura del momento.
Un poco, forse, invidia la città
il villico, frattanto che cammina,
in fondo… nell’industria si fatica,
ma ad ogni mese prospera il raccolto.
Ed il terreno invece?
La grandine, gli insetti e la gramigna
sono i nemici di chi spera e sogna
in quel regalo buono delle messi
che scalda i cuore e pure il portafoglio.
Ma quando si riposa sotto l’olmo
e guarda il campo arato del mattino,
sente quel buon profumo della terra
che dalle nari arriva fino al cuore.
E il biondo di quel grano civettuolo
Che flirta con papaveri scarlatti?
E il blu dei fiordalisi ingannatori
che copiano l’azzurro della volta?
Sian benedetti, quindi, questi solchi
e ogni rigore crudo, ogni stanchezza
e fortunato sia quel piede rozzo
che calza fieno e paglia, mane e sera.
ed un purpureo cielo che risplende,
mentre la brezza bacia i bei ciliegi
ricchi del bianco delle fioriture.
I pini che s’innalzano diritti
tra terra e cielo, inferno e paradiso
risuonano del trillo degli uccelli
per l’aria che d’azzurro si disegna.
E va, per la campagna, il contadino:
le gocce di sudore a scivolare
lungo le gote irsute ed abbronzate.
Lento trascina quel suo passo, sazio,
del duro e greve lavorar la terra.
La zappa sotto il braccio e un pò di vino
Per acquietar l’arsura del momento.
Un poco, forse, invidia la città
il villico, frattanto che cammina,
in fondo… nell’industria si fatica,
ma ad ogni mese prospera il raccolto.
Ed il terreno invece?
La grandine, gli insetti e la gramigna
sono i nemici di chi spera e sogna
in quel regalo buono delle messi
che scalda i cuore e pure il portafoglio.
Ma quando si riposa sotto l’olmo
e guarda il campo arato del mattino,
sente quel buon profumo della terra
che dalle nari arriva fino al cuore.
E il biondo di quel grano civettuolo
Che flirta con papaveri scarlatti?
E il blu dei fiordalisi ingannatori
che copiano l’azzurro della volta?
Sian benedetti, quindi, questi solchi
e ogni rigore crudo, ogni stanchezza
e fortunato sia quel piede rozzo
che calza fieno e paglia, mane e sera.
Opera scritta il 17/02/2018 - 17:44
Letta n.977 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Bella poesia, ricca di momenti descrittivi e riflessioni. Complimenti
Gaetano Antonioli 06/03/2018 - 11:54
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Bella, veramente piaciuta.. questa poesia. Complimenti
Francesco Gentile 18/02/2018 - 09:47
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Una vir poetica non comune.
I miei complimenti, con un incalzante narrare in versi hai reso questa tua opera, piacevolessima .
Molto, molto bella.
I miei complimenti, con un incalzante narrare in versi hai reso questa tua opera, piacevolessima .
Molto, molto bella.
Anton Reiken 18/02/2018 - 05:18
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Un capolavoro in endecasillabi.
Complimentissimi!
Saluti e... Benvenuto.
Complimentissimi!
Saluti e... Benvenuto.
Loris Marcato 17/02/2018 - 19:47
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