Aveva gli occhi di un azzurro intenso, che rispecchiavano il cielo del sud, lunghi riccioli di un castano mielato ed era magra come un grissino. Era turbolenta, ma di quella turbolenza che fa simpatia. Gli occhi vispi, sempre in movimento ed indossava sempre gonnelline plissettate alla scozzese. Una voce melodiosa , che incantava tutti ed una intelligenza arguta.
Me la affidarono, questa bimbetta di appena 12 anni , ed io la portai in giro con me, col mio gruppo musicale e la feci esibire nelle varie tappe della nostra tournèe estiva.
Il nostro era uno spettacolo itinerante, che riscuoteva molto successo e ci esibivamo nei vari paesi del sud, mancando da casa anche 15 giorni consecutivi.
Clementina era ubbidiente, perché sapeva, che in caso contrario, l’avrei riportata indietro da sua madre e non avrebbe più cantato.
Passarono gli anni ed ogni anno, alla fine della scuola, Clementina veniva a stare a casa mia: era quello il premio per aver compiuto il suo dovere scolastico.
Intanto cresceva e la bimbetta acerba diventò una donna dolcissima ed affascinante. L’esperienza l’aveva fatta diventare una brava coreografa e tutti i balletti erano ideati da lei.
Era una donna avvenente e sempre, dietro alle quinte, c’erano giovani che le facevano la corte. Lei si lasciava corteggiare, ma, al momento opportuno, lasciava tutti con un palmo di naso.
Ricercava i costumi di scena con occhio avvezzo ai gusti della gente , che ci seguiva e, vedere sul palco cinque ragazze vestite tutte allo stesso modo, che cambiavano abiti a secondo della canzone rappresentata, riscuoteva molti consensi.
Con l’aiuto delle ragazze e dei giovani dell’orchestra, avevamo trasformato il cassone del camion in un vero e proprio camerino, dove si faceva trucco e parrucco e, naturalmente il cambio d’abiti di scena.
Fuori c’era sempre qualcuno che impediva agli estranei di intrufolarsi nel gruppo.
Tra i buttafuori c’era un ragazzo bellissimo, altissimo e con una voce da tenore, che gli consentì di cantare qualche canzone con Clementina , tipo Murolo /Martini. Fu quasi naturale che i due si innamorassero e, non appena ebbe compiuto 21 anni, si sposarono.
Fu una cerimonia all’insegna della musica e, a sera, si tenne lo spettacolo normalmente. Fu una serata fantastica e Clementina la condusse alla grande,indossando l’abito da sposa.
Tutti eravamo felici ed io potevo sorridere.
Intanto iniziò a far parte della compagnia un ragazzino di 12 anni, che suonava benissimo la fisarmonica. Ovviamente fu preso sotto la protezione di Clementina, che non lo lasciò allontanare di un passo.
La vita procedeva serenamente e ad allietare la compagnia giunse un bel bambino con gli occhi di cielo e i riccioli d’oro. Gli volemmo subito un gran bene, anzi, fu la mascotte del gruppo. Crebbe con latte e musica, poiché ci seguì nei vari spostamenti,vivendo, come i figli delle dive, nel camerino.
Intanto il fisarmonicista cresceva e diventava un bellissimo ragazzo, conteso dalle donne del gruppo. Clementina divenne possessiva e non permise mai ad alcuno di innamorarsi del giovane, né al giovane di innamorarsi di nessuna che non fosse lei.
Fu un inverno gelido e piovoso, l’ideale per riunirsi la sera e discutere sulle scelte dei pezzi per la stagione successiva. Quell’anno decidemmo di preparare un musical.
La scelta cadde su” La cavalleria rusticana”. Si scelsero le varie canzoni, si prepararono i costumi di scena, le scene ed i balletti. La storia fu impostata in chiave ironica e, quello che era un melodramma, divenne una commedia brillante. Il culmine dello spettacolo era rappresentato dal duello tra Alfio e Turiddu, avvenuto per il tradimento di Lola , moglie di Alfio, col suo vecchio fidanzato Turiddu.
La storia piaceva molto.
Intanto Clementina si era impossessata del cuore del giovane e suo marito si sentiva tradito dalla continua presenza in casa sua del ragazzo. Clementina era stanca di quel matrimonio e a nulla valsero le mie ammonizioni ed i miei consigli. Ciò che prima brillava come il sole era diventato scuro e opaco: l’amore si trasformò in odio ed insofferenza.
Un giorno bigio di gennaio, Clementina lasciò la sua casa e, col bambino, andò a vivere dalla madre.
La tragedia aveva raggiunto il culmine. Così “La cavalleria rusticana” trovò realizzazione nella vita dei tre giovani. I duellanti sfoderarono le armi e cominciarono a colpirsi con battute sarcastiche.
Intanto il ragazzo si aggrappava al sentimento che era nato in lui, senza rendersi conto che ci fosse un divario considerevole di età e lui, appena uscito dall’adolescenza, era pronto a prendersi cura del bimbo di Clementina, lui, che era appena più di un bimbo. E con cosa avrebbe mantenuto questa improvvisata famiglia ,se non aveva neanche un lavoro?
Quando realizzò questa realtà, ormai il matrimonio di Clementina era compromesso ed era compromesso anche il suo futuro. Aveva perso tempo dietro un sogno irrealizzabile.
La bella favola , costruita ai danni di un uomo e di un bambino, si sgretolò come un palazzo senza fondamenta… miseramente … e tutti si ritrovarono perdenti.
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