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VERONIKA

C’era una volta una prostituta di nome Veronika. Come tutte le prostitute era nata vergine e innocente e nell’adolescenza aveva sognato di incontrare l’uomo della sua vita, di sposarsi e di avere dei figli e una bella casa. Veronika era una giovane bella introversa con negli occhi la gioia e l’ingenua bellezza della vita. L’età delle bambole era finita i suoi giochi erano più pericolosi la frequentazione di certi luoghi e di loschi figuri l’avevano indotta a prostituirsi. Nel suo cammino di vita le si erano aperte più volte le porte del carcere e lei sprezzante le varcava con cinismo quasi per sfida. Nei corridoi di quel luogo di pena incontrava spesso compagne che condividevano la sua stessa sorte e vedendola passare le rivolgevano frasi tipo:” Veronika bella che ci fai di nuovo qui?! Perché non ti sposi e stai lontano da questo posto.” Veronika rideva e scrollava la sua criniera nera e con occhi frizzanti le fulminava. Perduta nel caos della vita non aveva mai abbandonato il sogno di sposarsi. Ancora giovane desiderava come tutte le donne avere dei figli ma le troppe entrate e uscite dalla galera le avevano impedito di avere relazioni sane. Uscita dal carcere riprese quello che lei chiamava lavoro e non era altro che prostituirsi con uomini che certo non avevano intenzione di mettere su famiglia con lei. L’ultimo suo cliente era stato un tizio di nome Walter l’unico che dopo l’amore l’aveva chiesta in moglie, le sembrò tanto una presa in giro che lo congedo con un “Se…se….”e lo lasciò andare via. Presto l’avrebbe dimenticata come facevano tutti. Aveva ripreso la squallida vita piena di appuntamenti al buio,incontri casuali alla stazione, nei posti più assurdi per magri compensi che non le permettevano una vita dignitosa.Da quando era fuori di prigione si recava spesso a vedere i treni le davano un senso di libertà. Avrebbe voluto saltare su uno di loro e andare lontano senza una meta ma finiva sempre in un binario morto dove in vagoni abbandonati consumava un amore mercenario. Un giorno Walter era lì ad aspettarla alla stazione con un mazzo di rose rosse e gli occhi inondati di luce Veronika trasalì perché non se l’aspettava, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Poi si incamminarono verso l’uscita. Pensò che quell’uomo l’aveva conosciuto tutto sommato da poco, che aveva fatto l’amore con lui solo il giorno prima, che era stato sposato due volte e che non tutte le credenziali erano impeccabili.Ma non si chiese ciò che accade dopo che la scritta “fine” è apparsa sullo schermo. Se un giorno qualcuno le avesse chiesto di raccontare la sua storia, gli avrebbe soltanto chiesto di iniziarla come una favola, con le parole…C’era una volta.


Mirella Narducci




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Opera scritta il 08/11/2018 - 19:10
Da mirella narducci
Letta n.1142 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Di solito leggo poco racconti, i tuoi hanno un senso profondo che va anche oltre il contenuto.

mare blu 09/11/2018 - 19:57

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Poetessa scrittrice,
Fantastica Mirella

Salvatore Rastelli 09/11/2018 - 16:45

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Bel racconto, brava

Mary L 09/11/2018 - 14:21

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Eh, si
Anche le prostitute nascono vergini e vivono l'infanzia...
Bello, diretto, efficace
Bravissima Miry

laisa azzurra 09/11/2018 - 06:39

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A Veronika mancava il coraggio di saltare sul treno, aspettava solo una mano che la tirasse su, verso una vita migliore...
Brava Mirella, buonanotte

Grazia Giuliani 09/11/2018 - 00:04

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be molto bella anche se la vita di una prostituta non è sicuramente bella

gcr poeta lupo dell'amiata 08/11/2018 - 23:55

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