Il padre tanto amato
In un labirinto di pini verdi, snelli e pieni di vita che sembrano toccare il cielo stellato, egli accecato dall'amore, cerca il trofeo di sopravvivenza.
Gli pare di trovarsi finalmente al centro. Si gira intorno in cerca di una mano che lo potrebbe guidare ma subito dopo si rende conto che è lì da solo con il suo desiderio di abbandonare quella profonda solitudine che prova. Nessuna via di uscita ma un nuovo punto di partenza. Non sa come andare avanti fino al momento in cui non vede dei bellissimi piccoli fiori. Li segue fino allo sfinimento asciugandosi il sudore con il sorgere del sole.
Tanto tempo fa le sue gambe lo abbandonarono ed ora la stanchezza si fa sentire e lui non c'è la fa più a proseguire la sua corsa quanto desidererebbe. Si fa il coraggio ed apre gli occhi, sdraiato sul letto, cerca di avvicinare quella benedetta carrozzina che appare così distante come fosse un aereo che è decollato. Pietà tocca anche animo della ombra che non c'è l'ha. I maledetti pochissimi centimetri dividono le sue dita e quel bracciolo. Non riesce ad afferrarlo, allunga altro po' il braccio ma nulla. Quella sedia rotelle così vicina e lontana che lo rende impotente.
La sua forza di volontà muta nella speranza che qualcuno dei figli si ricordi di lui, che gli aiuti. Il suo pensiero non perdura a lungo e si trasforma in un'onda marina. Quella onda prosperosa in arrivo che impietosamente se ne va. Povero lui. L'hanno lasciato lì da solo, promettendogli che sarebbero tornati poiché lo amano e desiderano prendersi cura di lui. Il suo amore per i propri figli gli dà la forza di non smettere di sperare, forse un giorno si aprirà quella porta della sua camera e li rivedrà per un’altra volta se non per l’ultima…
Gli pare di trovarsi finalmente al centro. Si gira intorno in cerca di una mano che lo potrebbe guidare ma subito dopo si rende conto che è lì da solo con il suo desiderio di abbandonare quella profonda solitudine che prova. Nessuna via di uscita ma un nuovo punto di partenza. Non sa come andare avanti fino al momento in cui non vede dei bellissimi piccoli fiori. Li segue fino allo sfinimento asciugandosi il sudore con il sorgere del sole.
Tanto tempo fa le sue gambe lo abbandonarono ed ora la stanchezza si fa sentire e lui non c'è la fa più a proseguire la sua corsa quanto desidererebbe. Si fa il coraggio ed apre gli occhi, sdraiato sul letto, cerca di avvicinare quella benedetta carrozzina che appare così distante come fosse un aereo che è decollato. Pietà tocca anche animo della ombra che non c'è l'ha. I maledetti pochissimi centimetri dividono le sue dita e quel bracciolo. Non riesce ad afferrarlo, allunga altro po' il braccio ma nulla. Quella sedia rotelle così vicina e lontana che lo rende impotente.
La sua forza di volontà muta nella speranza che qualcuno dei figli si ricordi di lui, che gli aiuti. Il suo pensiero non perdura a lungo e si trasforma in un'onda marina. Quella onda prosperosa in arrivo che impietosamente se ne va. Povero lui. L'hanno lasciato lì da solo, promettendogli che sarebbero tornati poiché lo amano e desiderano prendersi cura di lui. Il suo amore per i propri figli gli dà la forza di non smettere di sperare, forse un giorno si aprirà quella porta della sua camera e li rivedrà per un’altra volta se non per l’ultima…
Opera scritta il 28/11/2018 - 19:57
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Commenti
Gentilissimi grazieeee
Michaela Patricie Zaludova 20/01/2019 - 21:51
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Si ha ragione Adriano. Molto bello il tuo racconto. Gli errori passano in secondo piano.
Antonio Girardi 30/11/2018 - 12:36
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Grazie di cuore
Michaela Patricie Zaludova 29/11/2018 - 13:27
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Ops "La storia di Mario", naturalmente!
Loris Marcato 29/11/2018 - 07:26
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Bel racconto, e scritto bene, nonostante quei piccoli errori citati da Adriano.
C'è chi ne fa di peggiori!
Se vuoi leggi il mio "La storia si Mario" che un po' ricalca il tuo racconto.
Un saluto
C'è chi ne fa di peggiori!
Se vuoi leggi il mio "La storia si Mario" che un po' ricalca il tuo racconto.
Un saluto
Loris Marcato 29/11/2018 - 07:24
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a parte qualche piccolo errore dovuto alla comprensibile non perfetta padronanza della lingua il tuo racconto è pieno di significati e fa molto riflettere su quella che potrà essere la vecchiaia delle future generazioni con l'allungarsi della vita. Già oggi assistiamo nelle strutture a delle scene in cui alcuni anziani sono letteralmente abbandonati dai figli che si sono dimenticati quanto i loro genitori hanno fatto per loro. Per fortuna non sempre è così ma il dramma che hai rappresentato è una dura realtà. Hai messo un dito sulla piaga. Mai banali i tuoi racconti
Adriano Martini 29/11/2018 - 00:10
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