Mi sento giudicato nel mondo, come fossi il protagonista d'un libro senza comparse. C'è un senso di colpa interiore che mi blocca. Mi trattiene e mi astiene dal cambiamento, come se questa necessità fosse troppo debole. E' in questo punto preciso che sento una profonda paura illusoria nascere e modellarsi in un essere malvagio. La sento, nel suo tentativo di cambiarmi nel profondo, di recludermi da ogni possibilità. E nel mio cervello c'è cosi tanto caos che i miei pensieri sembrano mosche inafferrabili, ma percepibili e assai fastidiose.
Mi sveglio al mattino con la voglia di cambiare, con la convinzione perfetta per il cambiamento. Ma subito la mia coscienza muta ed un'altra personalità prende il mio posto: una che mi vede impotente e debole. Successivamente un'altra ancora la lotta e gli urla contro orgogliosa "Io ce la faccio. IO NON HO PAURA". Ed i giorni passano e scorrono nel tormento d'un anima affranta, mentre tutti gli eventi corrono di fronte agli occhi e sfumano come scintille, in ritardo per essere acciuffate. E più passa il tempo, più giudizi immagina il mio cervello; più colpa cresce in me ed io sono impotente nel mio tentativo di fermarla.
Ce la metto tutta. Riuscirò a vincere.
Tutto dura, fino alla prossima frase percepita e fraintesa. Frasi innocenti che la mente muta in giudizio. Perché ella sa tutto di me. Sono sempre io. Forse è un'altra parte, ma essa è sempre un pezzo di me frantumato. E cosi, maligna, mi parla con la bocca degli altri, generando illusioni di false parole che avevano tutt'altra intenzione rispetto al giudizio. Ma il cuore, eterno succube, già si piega. Già s'accascia sotto i miei piedi, ed io, senza riguardo, lo pesto gridandogli "Sei stato tu. Tu maledetto con il tuo battito. Tu, mi doni sofferenza."
Ahh, mio eterno amore. Che sbaglio terribile. Terribile. Incolpare te degli atti dell'universo. Incolpare te di un dolore che mai hai generato per primo. Dov'è finito il tuo amore? Perché io, solo questo voglio, mentre soffro. E t'odio perché voglio il tuo amore, come un bambino viziato che rimane incredulo mentre è costretto a rinunciare ai suoi sogni per ridestarsi. Io ti voglio, in barba alla mente e che se ne faccia una ragione, nonostante tu, mio dolce cuore, mi porti alla rovina. Io t'amo odiando la vita. T'amo, sputando al sole e ai suoi raggi.
T'odio. T'odio come odio l'universo intero nella sua scelleratezza di voler esistere. E non te ne abbattere perché entrambi questi principi, l'odio e l'amore, sono tuoi figli. Entrambi, mi smembrano, come cani affamati. Ma cosa sarebbe il mondo senza i tuoi pargoli? E cosa sarebbe senza i figli dei tuoi figli, le emozioni, che nascono tutte dal bianco e dal nero, uniti insieme?
Questo lo so. Questo è l'unico quesito a cui ho risposta.
Sarebbe il vuoto.
Mi sveglio al mattino con la voglia di cambiare, con la convinzione perfetta per il cambiamento. Ma subito la mia coscienza muta ed un'altra personalità prende il mio posto: una che mi vede impotente e debole. Successivamente un'altra ancora la lotta e gli urla contro orgogliosa "Io ce la faccio. IO NON HO PAURA". Ed i giorni passano e scorrono nel tormento d'un anima affranta, mentre tutti gli eventi corrono di fronte agli occhi e sfumano come scintille, in ritardo per essere acciuffate. E più passa il tempo, più giudizi immagina il mio cervello; più colpa cresce in me ed io sono impotente nel mio tentativo di fermarla.
Ce la metto tutta. Riuscirò a vincere.
Tutto dura, fino alla prossima frase percepita e fraintesa. Frasi innocenti che la mente muta in giudizio. Perché ella sa tutto di me. Sono sempre io. Forse è un'altra parte, ma essa è sempre un pezzo di me frantumato. E cosi, maligna, mi parla con la bocca degli altri, generando illusioni di false parole che avevano tutt'altra intenzione rispetto al giudizio. Ma il cuore, eterno succube, già si piega. Già s'accascia sotto i miei piedi, ed io, senza riguardo, lo pesto gridandogli "Sei stato tu. Tu maledetto con il tuo battito. Tu, mi doni sofferenza."
Ahh, mio eterno amore. Che sbaglio terribile. Terribile. Incolpare te degli atti dell'universo. Incolpare te di un dolore che mai hai generato per primo. Dov'è finito il tuo amore? Perché io, solo questo voglio, mentre soffro. E t'odio perché voglio il tuo amore, come un bambino viziato che rimane incredulo mentre è costretto a rinunciare ai suoi sogni per ridestarsi. Io ti voglio, in barba alla mente e che se ne faccia una ragione, nonostante tu, mio dolce cuore, mi porti alla rovina. Io t'amo odiando la vita. T'amo, sputando al sole e ai suoi raggi.
T'odio. T'odio come odio l'universo intero nella sua scelleratezza di voler esistere. E non te ne abbattere perché entrambi questi principi, l'odio e l'amore, sono tuoi figli. Entrambi, mi smembrano, come cani affamati. Ma cosa sarebbe il mondo senza i tuoi pargoli? E cosa sarebbe senza i figli dei tuoi figli, le emozioni, che nascono tutte dal bianco e dal nero, uniti insieme?
Questo lo so. Questo è l'unico quesito a cui ho risposta.
Sarebbe il vuoto.
Opera scritta il 10/01/2019 - 12:20
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Commenti
EMANUELE...molto bella la tua riflessione, non vorrei sbagliare nel dire cosa vi leggo. Vedo una insicurezza feroce che fa altalenare tutte le tue certezze...ma la risposta finale non è il vuoto, questo va riempito ogni giorno possibilmente con tanto amore. Bellissimo scritto complimenti.
mirella narducci 10/01/2019 - 18:07
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Riflessioni esistenziali...interessante, e ben scritto.
Giacomo C. Collins 10/01/2019 - 17:46
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