Nevicava lentamente.
Dentro una casupola all’apparenza spoglia, una nutrita squadra di elfi lavorava freneticamente: tra pochi giorni sarebbe arrivato il Natale e c’era ancora un sacco di lavoro da sbrigare.
Su un enorme tavolone erano posate macchinine e soldatini, gli scaffali erano stracolmi di bambole e i cesti traboccavano di ogni sorta di giocattoli , c’era perfino un angolo pieno di libri. Una squadra di gnomi indaffaratissimi, era a buon punto nella confezione dei pacchetti che man mano riempivano un enorme sacco appoggiato vicino alla porta.
Babbo Natale si stava vestendo e si stropicciava le mani davanti a quella felice attività.
Stava già infilando i guanti , quando l’occhio gli cadde su una letterina che era rimasta bloccata sotto una zampa del tavolo. La prese con delicatezza e la aprì, pensando che avrebbe accontentato facilmente il bambino.
Ciò che trovò scritto ,invece, era decisamente inusuale : vi era espressa la richiesta di una statuina per il presepe, quella di Gesù Bambino.
Babbo Natale si grattò la testa, girandosi attorno con gli occhi cercando di ricordare dove avesse riposto le statuine e alla fine trovò il Bambinello e lo impacchettò con particolare cura. Arrivò la sera della Vigilia e la slitta fu caricata nella consueta atmosfera di entusiasmo e gioia, alla quale partecipavano pure le renne bardate a festa con campanelli e agrifogli.
Babbo Natale, mentre volava, continuava a pensare a quella strana letterina, per cui decise che quella sarebbe stata l’ultima consegna, ma rigorosamente a mezzanotte. Il mondo scivolava sotto la slitta e Babbo Natale vedeva le luci delle città, lo scintillare della neve sotto la luna, il luccichio del mare, il buio cupo dei boschi. Man mano il sacco si era vuotato, come se ogni dono avesse saputo dove andare e alla fine, qualche minuto prima della mezzanotte, si fermò davanti a una casa povera.
Sbirciò dentro e vide un presepe dall’aria un po’ rimediata. Babbo Natale si appoggiò alla finestra, reggendosi il mento con le mani e cominciò a riflettere.
Quel bambino, che Babbo Natale intravedeva raggomitolato nel suo lettino, si era impegnato molto per costruire un presepe. C’era una sorta di analogia tra la precarietà di quel presepe e il momento vissuto della Sacra Famiglia, uguale la povertà, uguale il fiducioso abbandono al Signore.
Ora era lui a rendere nuova la fede di quel bimbo: era buffo che aveva chiesto a lui, personaggio un po’ pagano una statuina del presepe, anzi, la statuina.
Ridacchiò sotto la folta barba, ed inviò il Bambinello al suo posto, pregustando la sorpresa e la gioia del ragazzino. Risalì sulla slitta e trovò un pacchetto: perché era rimasto lì?
Per un momento pensò di liberarsene con una pedata perché rovinava quel momento tenero che aveva vissuto , poi, invece, lo mandò vicino al presepe.
Adesso sì che era soddisfatto, proprio soddisfatto. Risalì sulla slitta e si allontanò con il solito Oh! Oh! Oh! Buon Natale !
Dentro una casupola all’apparenza spoglia, una nutrita squadra di elfi lavorava freneticamente: tra pochi giorni sarebbe arrivato il Natale e c’era ancora un sacco di lavoro da sbrigare.
Su un enorme tavolone erano posate macchinine e soldatini, gli scaffali erano stracolmi di bambole e i cesti traboccavano di ogni sorta di giocattoli , c’era perfino un angolo pieno di libri. Una squadra di gnomi indaffaratissimi, era a buon punto nella confezione dei pacchetti che man mano riempivano un enorme sacco appoggiato vicino alla porta.
Babbo Natale si stava vestendo e si stropicciava le mani davanti a quella felice attività.
Stava già infilando i guanti , quando l’occhio gli cadde su una letterina che era rimasta bloccata sotto una zampa del tavolo. La prese con delicatezza e la aprì, pensando che avrebbe accontentato facilmente il bambino.
Ciò che trovò scritto ,invece, era decisamente inusuale : vi era espressa la richiesta di una statuina per il presepe, quella di Gesù Bambino.
Babbo Natale si grattò la testa, girandosi attorno con gli occhi cercando di ricordare dove avesse riposto le statuine e alla fine trovò il Bambinello e lo impacchettò con particolare cura. Arrivò la sera della Vigilia e la slitta fu caricata nella consueta atmosfera di entusiasmo e gioia, alla quale partecipavano pure le renne bardate a festa con campanelli e agrifogli.
Babbo Natale, mentre volava, continuava a pensare a quella strana letterina, per cui decise che quella sarebbe stata l’ultima consegna, ma rigorosamente a mezzanotte. Il mondo scivolava sotto la slitta e Babbo Natale vedeva le luci delle città, lo scintillare della neve sotto la luna, il luccichio del mare, il buio cupo dei boschi. Man mano il sacco si era vuotato, come se ogni dono avesse saputo dove andare e alla fine, qualche minuto prima della mezzanotte, si fermò davanti a una casa povera.
Sbirciò dentro e vide un presepe dall’aria un po’ rimediata. Babbo Natale si appoggiò alla finestra, reggendosi il mento con le mani e cominciò a riflettere.
Quel bambino, che Babbo Natale intravedeva raggomitolato nel suo lettino, si era impegnato molto per costruire un presepe. C’era una sorta di analogia tra la precarietà di quel presepe e il momento vissuto della Sacra Famiglia, uguale la povertà, uguale il fiducioso abbandono al Signore.
Ora era lui a rendere nuova la fede di quel bimbo: era buffo che aveva chiesto a lui, personaggio un po’ pagano una statuina del presepe, anzi, la statuina.
Ridacchiò sotto la folta barba, ed inviò il Bambinello al suo posto, pregustando la sorpresa e la gioia del ragazzino. Risalì sulla slitta e trovò un pacchetto: perché era rimasto lì?
Per un momento pensò di liberarsene con una pedata perché rovinava quel momento tenero che aveva vissuto , poi, invece, lo mandò vicino al presepe.
Adesso sì che era soddisfatto, proprio soddisfatto. Risalì sulla slitta e si allontanò con il solito Oh! Oh! Oh! Buon Natale !
Opera scritta il 17/01/2019 - 11:29
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