Come si fa a svegliarsi al mattino e non essere felici sapendo che magari si dovrà affrontare una giornata tumultuosa e difficile? Eppure basta toccarsi anche mentre ci si lava e sentire che si è vivi, levando un ringraziamento al nostro Dio, per questo. Guardare dalla finestra i primi raggi di sole che baciano, ancora tiepidi, i fiori nei vasi. Il profumo del gelsomino che arriva dal giardino. Gli strilli del bimbo che abita di fronte, magari quelli che non ti hanno fatto dormire la notte. L’odore del mare di cui senti in lontananza la risacca. E tanto altro ancora.
Stamani, tuttavia, è successo qualcosa di speciale che mi ha reso il risveglio ancor più bello. Lo squillo del telefono mi trovò infastidito in un momento di quelli topici per un abitudinario come me. Avevo abbondantemente spalmato la mia prima fetta biscottata di burro e marmellata ed ora era lì, vittima immolata della mia prima colazione, pronta all’estremo sacrificio. La guardai e poi, a malincuore ma non senza lasciarlo squillare ancora un po’, per dispetto, sollevai la cornetta. Una voce di donna, una voce che mi ricordava qualcuno, ma chi ? Per pochi secondi la mia testa era diventata un computer che cercava, tra migliaia di file, quello che contenesse la persona con quella voce. In effetti un “pronto” è un po’ poco per capire.
Aggrottai la fronte e risposi.
~ Si, pronto, con chi ho il piacere…
~ E’ il signor Giorgio Brachetti ?
~ Per servirla !
~ Giorgio…sono emozionata…sono io, Mariangela !
~ Ma Mariangela chi ? Forse cercava un’altra persona…
~ Sono Mariangela, Mariangela Rosati. Mi ricordi adesso ?
Crollai su una sedia perché un tremore per tutto il corpo aveva compromesso il mio equilibrio. Il cuore sembrava fosse andato a correre al parco e la secchezza delle fauci m’impediva di articolare le parole. Bevvi in fretta un po’ di succo d’arancia che si trovava sul tavolo della mia prima colazione e, finalmente risposi.
~ Scusi, ma lei è quella Mariangela che era con me all’università ?
~ Si, certo, ma se mi dai del lei potrei capire che questa chiamata non ti fa piacere !
~ No, aspetta. Mariangela…io…tu, aspetta che mi riprenda caspita ! Mica ho mandato le coronarie in villeggiatura ! Ecco, ora dimmi dove sei, lasciami il numero del tuo cellulare, l’indirizzo…
~ Calma. Una cosa per volta. Sono qui, nel tuo delizioso paesello, sono venuta per il congresso di cardiologia e domani vado via. Vorrei rivederti, sempre che a te non dispiaccia.
~ Dispiacere ? Felicità, anzi. Sei qui, che bello ! In quale hotel sei, vengo a prenderti. Ti accompagno io al congresso. In quale hotel alloggi ?
~ Dai, fai presto, però. Sono la relatrice e non posso presentarmi in ritardo.
~ Arrivo.
La storia con Mariangela era stata la prima vera storia della mia vita. Dopo di lei ci fu mia moglie. Tutto ciò che ebbi prima di loro non l’ ho mai preso in considerazione.
Dire storia forse è un po’ troppo. Eravamo amici, molto amici, inseparabili amici. Avevo fatto, naturalmente, le mie avances ma lei riusciva a eluderle con estrema delicatezza. In fondo mancava solo il sesso per poter dire che stavamo insieme. La nostra giornata iniziava in aula per le lezioni e finiva nella tarda serata nella mia stanza ad ascoltar musica e parlare. Eh, sì. Ci parlavamo tanto, ognuno raccontava se stesso senza sottacere le cose più intime. Nella nostra cerchia, molti pensavano che stessimo assieme, nel modo tradizionale dell’assunto.
Poi, alla soglia della laurea sparii per gravi motivi e tutto finì così, come fosse una bolla di sapone. Questo lo avevo creduto anch’io e lo credevo…fino ad oggi, fino alla sua chiamata che ha rimesso tutto in discussione. Forse, sicuramente, troppo tardi.
Il mio è un matrimonio felice e non credo possa essere messo in discussione da un semplice ritorno di fiamma, che, tale, non era nemmeno. Ma allora perché sto tanto male, perché i miei pensieri rincorrono una chimera ? E ancora, perché sono tanto felice per un incontro che dovrebbe essere solo una rimpatriata fra amici ? Questo pensavo mentre andavo a prenderla in hotel. Quando arrivai chiesi alla reception di annunciarmi. Il receptionist, che conosco da quando portava i calzoni corti, mi fece un sorriso ironico che non mi piacque affatto, quando mi riferì di salire in camera della signora.
Non nascondo che tremavo quando bussai tanto che l’impatto delle nocche delle mie dita non risultò particolarmente rumoroso. Mi aprì la porta una donna meravigliosa a cui il trascorrere del tempo non aveva lasciato evidenti segni di decadenza. I capelli lunghi e biondi, gli occhi verdi senza una ruga attorno, un sorriso splendente e un corpo che avrebbe suscitato l’invidia di una ventenne. Sembrava che il tempo avesse dimenticato di impadronirsi del suo corpo.
Entrai ed ancora mi interrogai su come avessi dovuto comportarmi. Le diedi il mazzo di fiori che avevo acquistato per strada e mi posi di fronte a lei. Aveva il viso felice e rilassato. Mi guardò ed infine mi gettò le braccia al collo pronunciando il mio nome per diverse volte. I nostri corpi aderirono, ma i sensi non rovinarono l’incontro tra due persone amiche, amiche per davvero. Di mille baci riempì le mie guance, senza ritegno, di mille baci le circondai la fronte, a mò di corona. Insieme condividemmo solo una lacrimuccia che nessuno dei due riuscì a trattenere. Quando ci riprendemmo da questa forte emozione avremmo dovuto parlarci, purtroppo il tempo era tiranno e ci avviammo, mano nella mano verso l’auto parcheggiata fuori. Non senza aver suscitato l’ilarità del receptionist. Pensai che sarei tornato a sistemare i conti con l’incauto !
Mentre lei adempiva alle sue mansioni, sbrigai in fretta le incombenze della mia giornata lavorativa lasciandomi libero per la serata a venire. All’orario stabilito andai a prenderla e dovetti sudare le classiche sette camicie perché potesse venire via con me anziché fermarsi al pranzo organizzato dai congressisti.
La portai ad un ristorante sul mare. Mi sembrava estemporaneo essere lì, con lei, da solo, dopo tanti anni. Anche a lei, mi parve di capire, piacque quella situazione. Sapevo tanto di lei che feci le ordinazioni in prima persona, visto che ne conoscevo i gusti. Gli altri convitati, l’allegria, la felicità, ci fecero da contorno e così finimmo a comportarci come tanti anni prima facevamo quando si festeggiava qualche esame superato. Senza pudore, iniziammo a fare le identiche cose di una volta. Io le fregavo un gamberetto e lei una vongola o una cozza dal piatto e ognuno rideva dell’altro. Come sempre, ero io il più irruente ma quel giorno mi accorsi di stare esagerando perché lei mostrava di gradire particolarmente il mio atteggiamento, ridendo come una forsennata. Alla fine del pasto, però, divenne seria e un velo di malinconia offuscò il suo sguardo. Quando le chiesi il motivo, si alzò di scatto e mi chiese di riaccompagnarla in hotel. Lo feci non senza disappunto, ma in silenzio, rispettando la sua volontà.
Giunti che fummo in hotel, mi chiese di salire con lei in camera e, più che un invito, mi parve di capire che fosse un desiderio. L’accompagnai volentieri, lo volevo anch’io ! Chiusa la porta alle nostre spalle, si girò verso di me e permise che la prendessi tra le braccia. Quando accostai finalmente la mia testa alla sua per quello che sarebbe stato il nostro primo bacio, lei interpose il suo dito indice tra le due bocche pronte ad esaudire un identico desiderio.
~ No, caro, il nostro tempo è scaduto. Non è nemmeno giusto per i nostri compagni di vita. La nostra chance ce la siamo giocata tanti anni fa. Probabilmente siamo stati sfortunati nel non crederci. Avremo commesso, forse, degli errori. Chissà ! Conserviamo gelosamente il ricordo di quei tempi !
~ Ci vorrebbe una grande cassa per custodire il tuo ricordo. – dissi io, più deluso che arrabbiato. –
~ L’abbiamo entrambi una cassa gigantesca : il cuore, il cuore di due amici che si vogliono bene più di due amanti. Dai, ora dammi due baci innocenti sulle guance e poi accompagnami giù, vado via !
Andò via così, lasciandomi ai miei pensieri. Pensieri che condividevo con lei anche in questo caso. Si può essere tanto uniti da separarsi ?
Stamani, tuttavia, è successo qualcosa di speciale che mi ha reso il risveglio ancor più bello. Lo squillo del telefono mi trovò infastidito in un momento di quelli topici per un abitudinario come me. Avevo abbondantemente spalmato la mia prima fetta biscottata di burro e marmellata ed ora era lì, vittima immolata della mia prima colazione, pronta all’estremo sacrificio. La guardai e poi, a malincuore ma non senza lasciarlo squillare ancora un po’, per dispetto, sollevai la cornetta. Una voce di donna, una voce che mi ricordava qualcuno, ma chi ? Per pochi secondi la mia testa era diventata un computer che cercava, tra migliaia di file, quello che contenesse la persona con quella voce. In effetti un “pronto” è un po’ poco per capire.
Aggrottai la fronte e risposi.
~ Si, pronto, con chi ho il piacere…
~ E’ il signor Giorgio Brachetti ?
~ Per servirla !
~ Giorgio…sono emozionata…sono io, Mariangela !
~ Ma Mariangela chi ? Forse cercava un’altra persona…
~ Sono Mariangela, Mariangela Rosati. Mi ricordi adesso ?
Crollai su una sedia perché un tremore per tutto il corpo aveva compromesso il mio equilibrio. Il cuore sembrava fosse andato a correre al parco e la secchezza delle fauci m’impediva di articolare le parole. Bevvi in fretta un po’ di succo d’arancia che si trovava sul tavolo della mia prima colazione e, finalmente risposi.
~ Scusi, ma lei è quella Mariangela che era con me all’università ?
~ Si, certo, ma se mi dai del lei potrei capire che questa chiamata non ti fa piacere !
~ No, aspetta. Mariangela…io…tu, aspetta che mi riprenda caspita ! Mica ho mandato le coronarie in villeggiatura ! Ecco, ora dimmi dove sei, lasciami il numero del tuo cellulare, l’indirizzo…
~ Calma. Una cosa per volta. Sono qui, nel tuo delizioso paesello, sono venuta per il congresso di cardiologia e domani vado via. Vorrei rivederti, sempre che a te non dispiaccia.
~ Dispiacere ? Felicità, anzi. Sei qui, che bello ! In quale hotel sei, vengo a prenderti. Ti accompagno io al congresso. In quale hotel alloggi ?
~ Dai, fai presto, però. Sono la relatrice e non posso presentarmi in ritardo.
~ Arrivo.
La storia con Mariangela era stata la prima vera storia della mia vita. Dopo di lei ci fu mia moglie. Tutto ciò che ebbi prima di loro non l’ ho mai preso in considerazione.
Dire storia forse è un po’ troppo. Eravamo amici, molto amici, inseparabili amici. Avevo fatto, naturalmente, le mie avances ma lei riusciva a eluderle con estrema delicatezza. In fondo mancava solo il sesso per poter dire che stavamo insieme. La nostra giornata iniziava in aula per le lezioni e finiva nella tarda serata nella mia stanza ad ascoltar musica e parlare. Eh, sì. Ci parlavamo tanto, ognuno raccontava se stesso senza sottacere le cose più intime. Nella nostra cerchia, molti pensavano che stessimo assieme, nel modo tradizionale dell’assunto.
Poi, alla soglia della laurea sparii per gravi motivi e tutto finì così, come fosse una bolla di sapone. Questo lo avevo creduto anch’io e lo credevo…fino ad oggi, fino alla sua chiamata che ha rimesso tutto in discussione. Forse, sicuramente, troppo tardi.
Il mio è un matrimonio felice e non credo possa essere messo in discussione da un semplice ritorno di fiamma, che, tale, non era nemmeno. Ma allora perché sto tanto male, perché i miei pensieri rincorrono una chimera ? E ancora, perché sono tanto felice per un incontro che dovrebbe essere solo una rimpatriata fra amici ? Questo pensavo mentre andavo a prenderla in hotel. Quando arrivai chiesi alla reception di annunciarmi. Il receptionist, che conosco da quando portava i calzoni corti, mi fece un sorriso ironico che non mi piacque affatto, quando mi riferì di salire in camera della signora.
Non nascondo che tremavo quando bussai tanto che l’impatto delle nocche delle mie dita non risultò particolarmente rumoroso. Mi aprì la porta una donna meravigliosa a cui il trascorrere del tempo non aveva lasciato evidenti segni di decadenza. I capelli lunghi e biondi, gli occhi verdi senza una ruga attorno, un sorriso splendente e un corpo che avrebbe suscitato l’invidia di una ventenne. Sembrava che il tempo avesse dimenticato di impadronirsi del suo corpo.
Entrai ed ancora mi interrogai su come avessi dovuto comportarmi. Le diedi il mazzo di fiori che avevo acquistato per strada e mi posi di fronte a lei. Aveva il viso felice e rilassato. Mi guardò ed infine mi gettò le braccia al collo pronunciando il mio nome per diverse volte. I nostri corpi aderirono, ma i sensi non rovinarono l’incontro tra due persone amiche, amiche per davvero. Di mille baci riempì le mie guance, senza ritegno, di mille baci le circondai la fronte, a mò di corona. Insieme condividemmo solo una lacrimuccia che nessuno dei due riuscì a trattenere. Quando ci riprendemmo da questa forte emozione avremmo dovuto parlarci, purtroppo il tempo era tiranno e ci avviammo, mano nella mano verso l’auto parcheggiata fuori. Non senza aver suscitato l’ilarità del receptionist. Pensai che sarei tornato a sistemare i conti con l’incauto !
Mentre lei adempiva alle sue mansioni, sbrigai in fretta le incombenze della mia giornata lavorativa lasciandomi libero per la serata a venire. All’orario stabilito andai a prenderla e dovetti sudare le classiche sette camicie perché potesse venire via con me anziché fermarsi al pranzo organizzato dai congressisti.
La portai ad un ristorante sul mare. Mi sembrava estemporaneo essere lì, con lei, da solo, dopo tanti anni. Anche a lei, mi parve di capire, piacque quella situazione. Sapevo tanto di lei che feci le ordinazioni in prima persona, visto che ne conoscevo i gusti. Gli altri convitati, l’allegria, la felicità, ci fecero da contorno e così finimmo a comportarci come tanti anni prima facevamo quando si festeggiava qualche esame superato. Senza pudore, iniziammo a fare le identiche cose di una volta. Io le fregavo un gamberetto e lei una vongola o una cozza dal piatto e ognuno rideva dell’altro. Come sempre, ero io il più irruente ma quel giorno mi accorsi di stare esagerando perché lei mostrava di gradire particolarmente il mio atteggiamento, ridendo come una forsennata. Alla fine del pasto, però, divenne seria e un velo di malinconia offuscò il suo sguardo. Quando le chiesi il motivo, si alzò di scatto e mi chiese di riaccompagnarla in hotel. Lo feci non senza disappunto, ma in silenzio, rispettando la sua volontà.
Giunti che fummo in hotel, mi chiese di salire con lei in camera e, più che un invito, mi parve di capire che fosse un desiderio. L’accompagnai volentieri, lo volevo anch’io ! Chiusa la porta alle nostre spalle, si girò verso di me e permise che la prendessi tra le braccia. Quando accostai finalmente la mia testa alla sua per quello che sarebbe stato il nostro primo bacio, lei interpose il suo dito indice tra le due bocche pronte ad esaudire un identico desiderio.
~ No, caro, il nostro tempo è scaduto. Non è nemmeno giusto per i nostri compagni di vita. La nostra chance ce la siamo giocata tanti anni fa. Probabilmente siamo stati sfortunati nel non crederci. Avremo commesso, forse, degli errori. Chissà ! Conserviamo gelosamente il ricordo di quei tempi !
~ Ci vorrebbe una grande cassa per custodire il tuo ricordo. – dissi io, più deluso che arrabbiato. –
~ L’abbiamo entrambi una cassa gigantesca : il cuore, il cuore di due amici che si vogliono bene più di due amanti. Dai, ora dammi due baci innocenti sulle guance e poi accompagnami giù, vado via !
Andò via così, lasciandomi ai miei pensieri. Pensieri che condividevo con lei anche in questo caso. Si può essere tanto uniti da separarsi ?
Opera scritta il 20/03/2019 - 08:44
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Commenti
Ciao caro Nino. Per rispondere al tuo interrogativo finale ti dico che credo di si, si può essere tanto uniti da separarsi; lo so sembra un paradosso, e forse lo è anche, ma spesso funziona così. Comunque bel racconto. Grazie.
Mirko Rossi 26/03/2019 - 09:45
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