Signore,
non permettere che io vada,
voglio fare quello che faceva mio padre,
voglio camminare per i freschi e rigogliosi boschi
dove la notte danzano le anime dei nostri avi,
voglio andare per i rossi sentieri
arroventati dal calore del meriggio,
voglio dormire come faceva lui
ai piedi del grande albero,
voglio nuotare nelle turchesi acque del mio mare,
mangiare la bianca polpa del cocco,
voglio la mia capanna di bastoni e fango,
voglio solo guardare i colori della mia terra,
guardare il tramonto,
poi l'aurora della mia amata Africa.
non permettere che io vada,
voglio fare quello che faceva mio padre,
voglio camminare per i freschi e rigogliosi boschi
dove la notte danzano le anime dei nostri avi,
voglio andare per i rossi sentieri
arroventati dal calore del meriggio,
voglio dormire come faceva lui
ai piedi del grande albero,
voglio nuotare nelle turchesi acque del mio mare,
mangiare la bianca polpa del cocco,
voglio la mia capanna di bastoni e fango,
voglio solo guardare i colori della mia terra,
guardare il tramonto,
poi l'aurora della mia amata Africa.
Opera scritta il 17/05/2019 - 23:53
Da franco dima
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Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Senza dubbio questa tua poesia
fa pensare .
Ma anche io vorrei tornare come quando
ero bambino, correre nella strada senza paura comunque vada.
Le serata al fresco fuori dove si raccontava di gioie e dolori.
fa pensare .
Ma anche io vorrei tornare come quando
ero bambino, correre nella strada senza paura comunque vada.
Le serata al fresco fuori dove si raccontava di gioie e dolori.
Francesco Cau 18/05/2019 - 11:53
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Così dovrebbe essere, non solo per i più
piccoli, che spesso vengono spediti in Italia come sacchi di patate su barconi avariati con rischio di morte sulle inferocite onde, mentre chi riesce a salvarsi dal mare deve vivere più che da schiavo nella nostra patria accogliente ma con scarse risorse. Fatte in modo che gli africani godano dei loro boschi e dei loro animali e non a dover dormire all'addiaccio sotto ponti e su campi in'accoglienti. Bye bye
piccoli, che spesso vengono spediti in Italia come sacchi di patate su barconi avariati con rischio di morte sulle inferocite onde, mentre chi riesce a salvarsi dal mare deve vivere più che da schiavo nella nostra patria accogliente ma con scarse risorse. Fatte in modo che gli africani godano dei loro boschi e dei loro animali e non a dover dormire all'addiaccio sotto ponti e su campi in'accoglienti. Bye bye
Gabriele Vacca 18/05/2019 - 11:05
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