Dialogato
<<Passami quello, ok?>> <<Attento… non ti sporcare>>. <<Lascia che io… oops>>. <<Non
quello… il crick… e tieni a portata di mano i bulloni e la chiave inglese… cav… mi sono
pizzicato>>. <<Ma tu hai capito cosa è successo?>>. <<A chi? …cosa?>>. <<Ma non ti accorgi di niente tu…?>>. <<Perché mi guardi così? Parla…>>. <<Pensavo a quando eravamo
giovani…>>. Quando era giovane la mia vicina faceva girare i pedali con tanta leggerezza che non la si poteva non restare a guardare, come le pale del mulino oltre l’esiguo ruscello mosse dal vento, appena fuori dal minuscolo paese ove la strada sale. Percorrendo le viuzze in su e in giù dalla prima delle casette dai tetti aguzzi al bianco praticello di alisso, a quasi tutti quivi lei ha regalato sogni
d’amore. E lei sola è stata a ballare al Riobo, sebbene il vigile cipresso.
Ora quando scendo la scala vorrei essere tagliato fuori anche dal suo sguardo, e smanio dal tagliare corto se mi rivolge il saluto da quanto è parolaia. Penso solo a ruotare lo splenio e a tagliare la corda se è lì che attraversa il cortile, e spero un giorno improvvisamente decida di tagliare i ponti senza un perché. <<Cough>> Il cortile… Se chiudo gli occhi ritrovo ricordi, corse in cortile, un gelato pagato con le lire. Il silenzio dei muretti nei cortili ombrosi… come se stare lì con lei allora fosse stato giusto. Quando credevo che l’aeroplanino lanciato nel cortile della scuola virasse dentro la
finestra, e le arrivasse sul banco chiedendole un appuntamento.
<<Ehi, ho i bulloni e anche questa cosa inglese>>. <<Eh!? Sì, ancora solo un momento…>>.
E ora su quei, saranno a un dipresso venti, gradini è come se mi tagliasse, malerba, l’erba sotto i piedi allorchè d’emblèe avvia il decespugliatore e inizia a precidere destramente il prato… in lingerie e pianelle, con le sembianze di una donna di Botero sèguita inflessibile e suda, tapina.
Madide le natiche dell’importante deretano, stillante lo zirbo e roridi i seni: quanto è sgraziatala mia vicina!
<<Perché continui a guardarmi così? Aho! Sai… la sera mi piace attraversare i cortili e ascoltare i rumori arrivare dalle finestre aperte. Mi chiedo com’è avere qualcuno a casa che ti aspetta>>.
<<Gasp… La gomma è a posto. Lascia che io… emm… se ti va di andare in latteria dalla Giuliana,
ti offro un gelato di quelli da mille lire…>>.
quello… il crick… e tieni a portata di mano i bulloni e la chiave inglese… cav… mi sono
pizzicato>>. <<Ma tu hai capito cosa è successo?>>. <<A chi? …cosa?>>. <<Ma non ti accorgi di niente tu…?>>. <<Perché mi guardi così? Parla…>>. <<Pensavo a quando eravamo
giovani…>>. Quando era giovane la mia vicina faceva girare i pedali con tanta leggerezza che non la si poteva non restare a guardare, come le pale del mulino oltre l’esiguo ruscello mosse dal vento, appena fuori dal minuscolo paese ove la strada sale. Percorrendo le viuzze in su e in giù dalla prima delle casette dai tetti aguzzi al bianco praticello di alisso, a quasi tutti quivi lei ha regalato sogni
d’amore. E lei sola è stata a ballare al Riobo, sebbene il vigile cipresso.
Ora quando scendo la scala vorrei essere tagliato fuori anche dal suo sguardo, e smanio dal tagliare corto se mi rivolge il saluto da quanto è parolaia. Penso solo a ruotare lo splenio e a tagliare la corda se è lì che attraversa il cortile, e spero un giorno improvvisamente decida di tagliare i ponti senza un perché. <<Cough>> Il cortile… Se chiudo gli occhi ritrovo ricordi, corse in cortile, un gelato pagato con le lire. Il silenzio dei muretti nei cortili ombrosi… come se stare lì con lei allora fosse stato giusto. Quando credevo che l’aeroplanino lanciato nel cortile della scuola virasse dentro la
finestra, e le arrivasse sul banco chiedendole un appuntamento.
<<Ehi, ho i bulloni e anche questa cosa inglese>>. <<Eh!? Sì, ancora solo un momento…>>.
E ora su quei, saranno a un dipresso venti, gradini è come se mi tagliasse, malerba, l’erba sotto i piedi allorchè d’emblèe avvia il decespugliatore e inizia a precidere destramente il prato… in lingerie e pianelle, con le sembianze di una donna di Botero sèguita inflessibile e suda, tapina.
Madide le natiche dell’importante deretano, stillante lo zirbo e roridi i seni: quanto è sgraziatala mia vicina!
<<Perché continui a guardarmi così? Aho! Sai… la sera mi piace attraversare i cortili e ascoltare i rumori arrivare dalle finestre aperte. Mi chiedo com’è avere qualcuno a casa che ti aspetta>>.
<<Gasp… La gomma è a posto. Lascia che io… emm… se ti va di andare in latteria dalla Giuliana,
ti offro un gelato di quelli da mille lire…>>.
Opera scritta il 10/09/2019 - 14:45
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Commenti
MIRKO...Prima e dopo, tutto cambia solo i ricordi di profumi, gusti, rumori d'un mulino, di acque e vento rimarranno per sempre nei nostri pensieri. Bel racconto.
mirella narducci 12/09/2019 - 11:54
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Che dire?
Mi hai fatta tornare un po' bambina...
Quei posti e quei momenti, seppure nn gli stessi, li abbiamo vissuti tutti.
E tutti conosciamo quella signora in bicicletta.
Sei magiko, come sempre, Mirko
...e grazie per i tuoi commenti puntuali
Mi hai fatta tornare un po' bambina...
Quei posti e quei momenti, seppure nn gli stessi, li abbiamo vissuti tutti.
E tutti conosciamo quella signora in bicicletta.
Sei magiko, come sempre, Mirko
...e grazie per i tuoi commenti puntuali
laisa azzurra 12/09/2019 - 10:03
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Ho apprezzato molto.. dialogo che lascia un sapore di nostalgia misto a malinconia.. Lascia la voglia di voler continuare a leggere il seguito
Chiara Giuranna 11/09/2019 - 09:56
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Un dialogo tra amici, tra presente e passato da ricordare, resta una sensazione di solitudine e malinconia da curare con un gelato, un gesto semplice di amicizia...
Grazia Giuliani 10/09/2019 - 19:28
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