Fu una notte durante un forte temporale che uno dei cittadini di Árnes scorse nei pressi del lago una figura molto strana; i fulmini lo rischiaravano: era un cavaliere. Procedeva veloce e a tratti lento, come se fosse a rallentatore, e cavalcava le acque sul suo cavallo imperioso. Sembrava totalmente incurante del fatto che lì fuori stava avvenendo l'inferno. Il signore, allora, incuriosito, si avvicinò; era un sogno oppure no? Quello strano individuo aveva il mantello ed era incappucciato. Ma ad un tratto ecco che il bagliore del lampo fece luce su un dettaglio: c'era una croce sulla parte sinistra del mantello. Il signore rimase impietrito. Era forse un cavaliere del tempio quello? Com'era possibile? E poi perchè lì, in Islanda, in quella sperduta città...? Poi, riprendendo l'attenzione, si accorse di un altro particolare davvero agghiacciante; non riusciva a scorgere il suo volto, nonostante il forte chiarore dei lampi. Ma osservando meglio si rese conto che un volto non lo aveva, o comunque era oscurato. Il signore cominciò ad impazzire, finchè ad un certo punto un fulmine cadde lì, davanti ai suoi occhi. Il cavaliere fu colpito in pieno, ma un istante dopo ecco che scomparve. Il boato del tuono fece crollare il signore.
Questo breve racconto che mi portò il babbo ricomparve nella mia mente nel preciso istante in cui il menestrello ebbe finito di parlare. Concluse con la parola collasso, e fu un attimo dopo che persi i sensi e mi abbandonai al ricordo. Era come se tra le due storie vi fosse una qualche connessione. Forse il legame era fornito dall'immagine del fulmine, presente in entrambi i racconti. O forse chissà, qualcos'altro.
Il menestrello mi fissava.
Opera scritta il 08/11/2019 - 13:31
Da Mirko Rossi
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