Il peso specifico del natale
la prima, vedere te e mio figlio complici
la seconda, non sapere che quello sarebbe stato l'ultimo Natale passato con te.
Sento la sgassata della tua auto nell'aia davanti casa, vengo ad aprirti. Abbiamo deciso di fare il presepe nel caminetto, così non potrò accenderlo. Simone è piccolo e siete preoccupati che possa essere pericoloso per lui.
“Babbo, ma quanta roba hai portato?”
“Solo la carta e le luci, prendi tutto te dai!” mi passi una borsa pesante, non può essere solo carta, intanto prendi il bimbo in braccio. “Vieni, picchia sulla zucca del nonno su!” e Simone con le mani aperte tamburella sulla tua testa senza capelli.
“Dai babbo non ti far massacrare...”
“Ma che dici?! Picchia picchia che poi il nonno ti prende,,,!”.
È sabato pomeriggio. Io mi metto in ginocchio accanto a te di fronte al camino. Simone non ha bisogno di rendersi più basso, ma ci imita e si acquatta tra me e te.
La capannella, così si chiama noi, è una passione. Attenti ai particolari: che la carta non si sbecchi, che il cielo stellato dia profondità e che le luci siano disposte senza lasciare spazi al buio.
Simone non toglie lo sguardo dalle tue mani, dall'espressione del tuo viso. Posa una mano sul tuo ginocchio. Ecco, nella borsa c'era un po' di sabbia, di sassi bianchi per fare i sentieri e un po' di legnetti. Il muschio lo abbiamo preso dietro casa. Ciascuno mette un pastorello mentre tu crei la grotta nell'angolo, un ponticello sopra il laghetto fatto con uno specchio, e le palme con la chioma da raddrizzare. Simone non contiene l'eccitazione mentre accendiamo le luci. Batte le mani e ti abbraccia stretto. Tu cadi seduto. Lui se ne va in cucina.
“Che farà?” mi chiedi.
Sentiamo che scava nel cesto dei suoi giochi. Eccolo di nuovo. Sbanda sulla curva all'angolo del tavolo. Ha qualcosa tra le mani che mette nelle tue. Lo fa tre volte. Riempie i tuoi palmi.
“Non ci credo, babbo...!”
“Nonno, metti questi...!”
Ora voglio vedere che cosa gli dici babbo, anzi lo so già. Piccoli indiani e cowboy, cavalli e forse bufali o vitelli, boh. Ci mettiamo a ridere. Mi alzo e mi siedo. Vi lascio lì, davanti ai miei occhi: un indiano te, un cowboy lui.
Siete ancora lì, complici in un sabato pomeriggio.
Mi domando perché a Natale pesino di più le sedie vuote di quelle piene.
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Scusa il ritardo, Buona domenica!
quel tepore familiare. ancora complimenti
Ti trascina giù, sempre più giù, sino a farti rivivere quelle emozioni che forse avevi dimenticato.
Uno dei tuoi più belli...
Tanti auguri cara