L' autore parafrasa se stesso
Una lacrima da un ciglio di donna scivolò su un ritaglio di luna. Penzolava, e dondolava in un lembo di cielo finchè cadde. La cullò la manovella di un carillon, e solo quando non più piccina… se ne prese cura un tempo di 3/4 sul pentagramma. Qualcuno dice somigliasse a Venere, qualcun altro giura non sapesse di piangere. E la chiama mamma.
Fuorchè una sincera lietezza per l’emozione lasciata nel cuore, sento che altro ahimè ballerina non sia riuscita a trasmettere. “Excusez-moi”. Un amico giorni fa leggendo questa poesia mi disse soltanto: Mi sembra di cogliere un dramma. Comunque “merci... rien ne va plus”.
Elegante come la prima stella della sera, in bilico sui suoi passi nobili e lenti danzava in un valzer con la sua bambina tra le braccia in un tenue bagliore che sfiorando la coda del pianoforte la invitava a seguirla tra le nuvole di una luna mezza falcata. Adagiata nella culla, la bimba la guardava dormire. Da quel giorno continuò a dormire, e ballerina continuò a provare quei passi… duri, troppo grandi. Come i visi tirati accanto a lei di chi da quel giorno è stato sempre troppo lontano. Troppo altrove. Quei passi stanchi sul far di ogni sera. Diciotto soli passi di quel valzer francese che ora sono i passi eleganti e nobili, e lenti di ballerina. Adesso che dal cielo l’accompagna la sua mamma.
Fuorchè una sincera lietezza per l’emozione lasciata nel cuore, sento che altro ahimè ballerina non sia riuscita a trasmettere. “Excusez-moi”. Un amico giorni fa leggendo questa poesia mi disse soltanto: Mi sembra di cogliere un dramma. Comunque “merci... rien ne va plus”.
Elegante come la prima stella della sera, in bilico sui suoi passi nobili e lenti danzava in un valzer con la sua bambina tra le braccia in un tenue bagliore che sfiorando la coda del pianoforte la invitava a seguirla tra le nuvole di una luna mezza falcata. Adagiata nella culla, la bimba la guardava dormire. Da quel giorno continuò a dormire, e ballerina continuò a provare quei passi… duri, troppo grandi. Come i visi tirati accanto a lei di chi da quel giorno è stato sempre troppo lontano. Troppo altrove. Quei passi stanchi sul far di ogni sera. Diciotto soli passi di quel valzer francese che ora sono i passi eleganti e nobili, e lenti di ballerina. Adesso che dal cielo l’accompagna la sua mamma.
Mirko D. Mastro
Opera scritta il 08/01/2020 - 13:02
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Commenti
Mai poesia è stata più bella e mai ricordo più dolce.
Teresa Peluso 12/01/2020 - 08:58
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Parafrasando se stesso l'autore coglie con delicatezza il dolore e la bellezza...così con garbo.
Molto bello Mirko
Molto bello Mirko
Grazia Giuliani 09/01/2020 - 16:08
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Elegante come la prima stella della sera...oserei dire essere questo tuo poetare in prosa. Perchè di questo si tratta: poesia, bella poesia e godibile.
Ernesto D'Onise 09/01/2020 - 16:06
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