Lo spuntare dei germogli nelle piante, la nascita di nuove vite, la festa dei colori donano un tocco di incanto ad ogni paesaggio. E’ la primavera che più di tutte le stagioni ha ispirato pittori e poeti. Le civiltà di tutti i tempi hanno festeggiato gioiosamente l’avvento della bella stagione. Gli antichi Romani, in particolare, credevano che la venuta della primavera coincidesse col ritorno sulla terra di Proserpina rapita da Plutone, e con il suo soggiorno presso la madre Cerere. Ci fu un tempo in cui gli uomini erano molto preoccupati perché in cui per tutti e dodici i mesi dell’anno regnava il vecchio e stanco Inverno, come sovrano incontrastato della natura. Alberi scheletriti dai nodosi tronchi, freddo, gelo, neve, vento di tramontana rendevano triste e melanconico ogni paesaggio. Gli uomini, disperati, si rivolsero a Ercole che già altre volte li aveva aiutati. Egli scalò l’Olimpo dove vi era una città con palazzi d’oro, sempre nascosta da nubi agli occhi dei mortali. Entrò all’interno della splendida città che era tutta coperta di neve. Imboccò la strada che portava sulla vetta più alta dove c’era la dimora di Giove e dove abitualmente si riunivano gli dèi in consiglio. Vide subito Inverno, che curvo e tremolante, agitando il suo bianco mantello, faceva cadere dal cielo fiocchi candidi e ovattati, che dopo aver volteggiato come candide farfalle cadevano sul suolo.
- Cosa fa Cerere, la dea della natura?-Chiese Ercole, rivolto ad Inverno.
- Che cosa hai detto? Cenere?-Rispose Inverno, che carico di anni, era quasi sordo.
-NOOO! CE-RE-RE! So che è totalmente presa dall’educazione delle sue tre figlie Flora, Fauna e…-
-Come? Flora che fa la sauna?-Replicò Inverno.
-NOO! -Soggiunse molto seccato Ercole. -So che Cerere ha tre figlie, Flora, Fauna e Proserpina.-
Alle tre figlie di Cerere era parso di essere state chiamate.
Si avvicinò per prima Flora.
-Io sono Flora, arrivo ora. Ho molte cose da sistemar. In quel giardino, nell’angolino molti fiori ho fatto spuntar. Ho un verde manto e me ne vanto e una corona di rose in fior!-Disse facendo un vezzoso inchino e agitando il suo mantello, indicando con le mani la bellissima ghirlanda di roselline che rendevano ancor più bello il suo dolcissimo viso.
-Io sono Fauna la più piccina, son la regina degli animali. Ho un agnellino e un uccellino con cui giocar.- Disse Fauna, accarezzando un agnellino che rispondeva alla sua carezza con un tenero belato, duettando con un giallo canarino che svolazzava loro intorno.
Ecco arrivare una terza fanciulla goffa e paffutella che prendendo le due sorelle per mano, quasi a proteggerle e si presentò ai due: -Io sono Proserpina, la figlia più grande…-
Inverno, colpito dalla bruttezza della giovane dea, dopo averle girato intorno, esclamò: - Mamma mia, quant’è brutta! Che scorfano!-
Nel frattempo era arrivata Cerere che, sentendo disprezzare la sua amata figlia, urlò arrabbiatissima: -Ma come ti permetti? Brutto sei tu, vecchiaccio gobbo e zoppo!-
Cominciò a rincorre Inverno e, dopo averlo acciuffato, gli diede tante di quelle botte da farlo scappare via a gambe levate. -Me ne vado, me ne vado si sa…ogni scarafone è bello a mamma soia!- Borbottò Inverno, tutto dolorante.
Ercole che aveva assistito molto divertito alla scena, chiese a Cerere quando intendesse tornare sulla terra a portare agli uomini l’abbondanza e la gioia. Le ricordò quanto l’umanità le fosse grata poiché aveva insegnato agli uomini come si fa crescere il frumento. Cerere rispose che presto sarebbe tornata, non appena avesse trovato un marito alla sua amata figlia Proserpina. A tal fine interpellò tutti gli dei dell’Olimpo. Prima di iniziare la ricerca del futuro genero aveva consultò le tre Parche, Cloto, Lachesi e Atropo che filavano, tessevano e recidevano le esistenze dei mortali. Esse avevano dato il loro appoggio per l’impresa.
Cerere si recò prima da Giove, padre degli dei e degli uomini. Giove si stava rimirando allo specchio e diceva tra sé e sé: - O come sono bello! Come mi piaccio! Quale donna potrà resistermi!-
Si sentì bussare alla porta. TOC-TOC -Chi è?- rispose Giove -Sono Cerere: Eccelso ti devo parlare!
GIOVE:-Che cosa vuoi?- CERERE:-Io vorrei…So che non disdegni le grazie femminili…..Pensavo…- GIOVE:-Che cosa? Andiamo al nocciolo della questione!-
CERERE:- Vorresti sposare mia figlia Proserpina?-
GIOVE:- E vediamolo questo splendore? – A Giove erano stati attribuiti molti amori con dee e anche con donne mortali; per esse assunse le forme più diverse ed ricorse a divine astuzie, trasformandosi in toro, cigno, serpente, fuoco, pioggia d’oro, formica.
Eppure di fronte alla bruttezza di Proserpina, esclamò: -Ma, sai…io ho già una moglie che è tanto gelosa. Non posso e non voglio tradirla. Il mio ruolo mi impone di dare l’esempio!-.
Cerere, trascinandosi la figlia si allontanò dalla casa di Giove e si diresse da suo fratello Nettuno che viveva nel fondo del mare in un magnifico palazzo d’oro e dominava le acque col suo tridente.
Cerere bussò. TOC-TOC -Chi è?- Chiese con la sua voce possente Nettuno.
-Sono Cerere. Sovrano del mare, ti devo parlare con una certa urgenza!
- NETTUNO:-Dimmi pure!-
CERERE:-Pensavo alla tua solitudine laggiù nel mare! Non hai nessuno con cui parlare!-
NETTUNO:-Grazie, mia cara per la tua sensibilità!-
CERERE:-Volevo porre fine a tutto ciò dandoti mia figlia in moglie-.
Cerere unì le mani di Proserpina con quelle di Nettuno che, schifato, le ritirò dicendo: -Io non devo sposarmi. Se dovessi farlo , sceglierei una sirena e non una cozza!-
Ben presto la notizia dei due clamorosi rifiuti si diffuse in tutto l’Olimpo. Cerere e Proserpina incontrarono Minerva, sorella di Marte.
MINERVA: Cerere, va da Marte, mio fratello. Ha perso di recente Rea Silvia, la madre dei suoi figli. Gli occorre proprio una moglie. - Toc-toc
MARTE:-Chi è?- CERERE: -Cerere e Proserpina.-
MARTE.:-Cosa volete?-
CERERE: -Glorioso e vittorioso Marte, tu che sei sempre in guerra e non hai mai tempo per la tua vita privata, sappi che ho una moglie per te. E’ mia figlia Proserpina che mai da nessuno fu guardata.-
MARTE:- Che mai da nessuno fu guardata, ci credo! E che sono lo scemo dell’Olimpo! Tienitela tu, ‘sta bruttona!- Cerere e Proserpina erano molto scoraggiate si recarono nella dimora di Apollo e Diana. TOC –TOC
APOLLO:- Chi è?-
CERERE:-Apollo , ti devo parlare! Sono Cerere.-
APOLLO: -Cosa c’è?-
CERERE:-O dio del sole, io so che tu sei stanco di startene solo soletto, lassù in cielo. Almeno Diana tua sorella, ha le stelle con cui parlare. Vedi? Io mi preoccupo di te. Per questo ho pensato di darti in moglie mia figlia Proserpina.-
APOLLO:-Ma come ti permetti? Io, Apollo, il dio della bellezza, dovrei prendere in moglie sta’ schifezza? Piuttosto mi faccio frate!-
DIANA:- Mia cara, non rattristarti! Va’ da Esculapio. Vedrai saprà risolvere il tuo problema.-
CERERE:-Grazie per la tua cortesia.- Piena di speranza Cerere, insieme a sua figlia, si recò da Esculapio. CERERE: -Dottore questa figlia nessuno la vuole! Mi rimane zitella. Non la potresti aiutare?-
ESCULAPIO:- E’una parola! Ci vorrebbe un’operazione di chirurgia plastica totale. La saggia Giunone che vedo nel cortile saprà darti qualche consiglio!- Giunone si trovava nella piazza del mercato e parlava con la sua amica Vesta.
GIUNONE:- Conosco il tuo problema, Cerere! Perché non fai diventare Proserpina una vestale? Non dovrebbe più sposarsi, o per lo meno dovrebbe farlo in età matura !-
VESTA:-Ma perché dovrebbe rinunciare al matrimonio o aspettare chissà quanti anni. Mi farebbe comodo un’altra vestale, ma cara Proserpina ascolta il tuo cuore e cerca di attuare i tuoi desideri. Andate da Venere, potrà darti qualche consiglio.- Venere stava passando di lì e si fermò a salutare la sua amica Cerere.
VENERE-:Che cosa c’è Cerere, perché sei così preoccupata?-
CERERE: -Dea dell’amore, come sai, ho tre figlie. La maggiore di esse, Proserpina è in età da marito. Io sono disposta a darla in moglie, ma nessuno sa apprezzare le sue doti. Come posso fare?-
VENERE:-Fammi pensare! Ho un’idea! Plutone, lo zitellone, non si è sposato. Per il troppo stare nell’Ade è cieco come una talpa e non vede al di là del suo naso. Non ti preoccupare. Mercurio, Mercurio, vieni! Ho da affidarti un messaggio!- “Caro Plutone-Venere ti desidera- Causa matrimonio-
MERCURIO:-Son Mercurio, il postino, leggiadro e birichino. Degli dei son messaggero. Da Plutone mi devo recar. Posta, posta per Plutone!- Più veloce della luce Mercurio volò nell'Ade e consegnò il messaggio a Plutone. PLUTONE:-Chi mi scrive?-
MERCURIO:-Venere- PLUTONE:- Mi leggi ciò che scrive? Non ho gli occhiali-
MERCURIO :-Caro Plutone-Venere ti desidera-Causa matrimonio- PLUTONE :-O che onore! Venere, la bellissima, vuole sposarmi? Riferiscile che accetto con gioia!- Mercurio si recò da Venere e le riferì tutto. Venere chiamò Cupido: VENERE:- Cupido, Cupido!Dove sei?-
CUPIDO:-Eccomi ,arrivo!- VENERE:- Dovresti farmi un favore. Prepara una freccia d’oro. Appena vedi Plutone gliela devi tirare in direzione del cuore.-
CUPIDO :-Sì mamma, sarà fatto! Son Cupido, son l’amorino con le frecce son divino. Le tiro qua, le tiro là e tutti faccio innamorar!-
VENERE: -E tu, Proserpina, mettiti sulla soglia dell’Olimpo. La prima donna che Plutone vedrà sarai tu!-
Plutone fece il suo ingresso nell’Olimpo. La sua vista, annebbiata dall’effetto delle frecce. gli fece vedere in Proserpina la più bella delle fanciulle.
Pieno di entusiasmo Plutone esclamò :- O che bella ragazza! Mi vuoi sposare?-- A Proserpina, umiliata dai numerosi rifiuti, non parve vero aver trovato un marito che la amasse. Senza alcuna esitazione, col cuore che palpitava di gioia e gli occhi pieni di lacrime , la voce rotta dall’emozione, rispose di sì. Plutone, la prese in braccio, e col suo cocchio la portò nel suo regno. Cerere molto soddisfatta, celò la verità e a chi le domandasse come fosse riuscita ad accasare la figlia, rispondeva che Plutone era rimasto affascinato dalla fanciulla e per questo l’aveva rapita. Nell’Olimpo vennero festeggiate in maniera sontuosa le nozze tra Proserpina e Plutone. Proserpina era raggiante. Per tre mesi l’anno sarebbe vissuta nell’Ade col suo consorte e per nove mesi con la madre Cerere.Nei mesi di permanenza sulla terra Flora e Fauna preparavano per la sorella i vestiti più belli, per rendere più gradevole il suo aspetto. Ben presto, però, l’effetto delle frecce svanì e Plutone si accorse dell’inganno . Cerere, in lacrime, raccontò a Plutone quanto aveva fatto con la complicità di Venere. Plutone, però, si era molto affezionato alla dolce Proserpina. Era pienamente convinto di essere stato molto fortunato e che non esistesse sulla terra moglie migliore. Dalla sua vicenda personale aveva imparato a non apprezzare le persone esclusivamente per l'aspetto fisico, ma a considerare soprattutto i loro valori interiori e la capacità di fare felici il prossimo. Ci sono infatti persone bellissime, ma povere interiormente, che rendono impossibile convivere con loro. Bisogna cercare di diventate uomini e donne che arricchiscono l’umanità per i valori che racchiudono nel loro cuore e che, perciò, non si limitano ad essere dei soprammobili belli da guardare, ma vuoti.
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