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Il ristoro dell'angelo

Le assennate volte che la notte
concede i suoi favori conciliando
il sonno nel suo ventre materno
auspico che tu mi raggiunga
nel successivo dormiveglia mattutino.
È un andirivieni di parole
che trillano usignoli giapponesi
al profumo degli aranci e gemme
in divenire fiori,


è il caos primordiale di una scogliera
frastagliata dove hanno dimorato gli dei
e le muse al suono di lire e cetre
mi porgono versi che dapprima
non riconosco come miei
mentre un angelo efebico
di caravaggesca foggia
risponde con la stridula melodia d'un violino.


Così, dal profondo delle viscere
dai meandri della mente
dalle pieghe e piaghe del cuore
arrivi tu, poesia, canto spirituale
sulle vibrazioni di corde spezzate.
Una nota, una sola nota, il Sì,
Sì alla vita, alla gioia e al dolore
in egual misura, componi da te stessa
sulla mia consueta fragile partitura


e io non mi sento più una fuggitiva
dall'universale imminente sera.



(L'immagine allegata è opera dell'autrice, "Angelo", olio su tela, da "Riposo durante la fuga in Egitto" di Michelangelo Merisi da Caravaggio, 1597).




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Opera scritta il 13/06/2020 - 18:27
Da Carla Vercelli
Letta n.918 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Come tutte le tue è molto profonda anche questa.

Antonio Girardi 15/06/2020 - 15:25

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Particolare, bella e scorrevole. Apprezzata

Maria Luisa Bandiera 14/06/2020 - 15:28

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