Le luci, a tratti illuminavano la folla, a tratti loro sul palco, lo sapeva bene, era una macchina perfetta e aveva sempre funzionato, ma di rado guardava la folla. Era difficile distinguere i volti, se non nelle prime file. Ma ogni tanto un fugace sguardo se lo concedeva, fu così che proprio mentre stava per cominciare il suo assolo di batteria, il suo sguardo incrociò un paio d'occhi che gli rimasero impressi. Non gli era mai capitato prima. Roteò le bacchette nel gesto che gli era solito e suonò con, rinnovata, energia.
Piano piano, più la musica le entrava in testa, più le veniva spontaneo concentrarsi sui membri del gruppo. Erano bravi e la loro presenza scenica era innegabile. Ma il batterista metteva in ombra tutti gli altri. Aveva un'aria arrogante e sicura e un volto bellissimo. Sembrava molto concentrato. Sicuramente molte ragazze dovevano andargli dietro. Che fosse lui l'anima del gruppo? In quel momento avrebbe voluto saperne di più anche perché la loro musica era davvero bella. Più volte lo sguardo le si posò sul batterista, non era il tipo di uomo che le piaceva, eppure ne era attratta. Che cosa sciocca trovarsi da sola ad un concerto, di un gruppo che non aveva mai sentito, ed essere attratta dal batterista! Forse se fosse stata un'adolescente... ma non lo era più. Chiuse ancora gli occhi, lasciandosi andare alla musica, per una volta non voleva pensare a nulla, voleva fingere che i problemi non esistessero. Era bello lasciarsi andare, qualche volta, e lei non lo faceva mai. Svuotare la mente, era liberatorio. Sapeva che i problemi non sarebbero spariti così, ma alle volte faceva bene spegnere il cervello. Anche lei aveva bisogno di ricaricarsi. E stare lì le piaceva. La faceva sentire viva. Per un attimo, le sembrò che il batterista la guardasse, ma subito si diede della sciocca. Lui guardava un punto indefinito tra la folla, era lei che guardava lui! Ma era una serata così bella! Poteva permettersi di fantasticare un po'! Le luci, la gente, la musica, in un posto così era fin troppo facile sognare.
La sigaretta gli fumava tra le dita. Il concerto era stato un successo, ma ancora non riusciva a togliersi quello sguardo dalla testa. Quante volte l'aveva cerata tra la folla? Ne aveva perso il conto. Di pensieri sciocchi generalmente non ne aveva, e comunque riusciva a tenerli a bada, non quella sera. Non era riuscito a rilassarsi con gli altri in camerino, ed era schizzato via per fumare. Lo stadio si stava ancora sfollando, e lei gli passò accanto. Allungò un braccio, e senza saperne il motivo la bloccò, prendendole il polso. Lei si voltò di scatto e alzò gli occhi verso di lui.
Il tempo sembrò fermarsi.
Stava sognando? Era uno scherzo? Continuò a fissarlo senza dire una parola. E cosa poteva mai dirgli? Certo che da vicino, era ancora più bello. Il cuore le mancò un colpo. Si stava comportando come una sciocca. Imbarazzata, distolse lo sguardo. Il silenzio tra loro era denso, palpabile.
<<B...bel con..certo>> Balbettò, cercando di riempire il silenzio. Forse non era giusto rompere quell'incanto ma si sentiva un po' a disagio. Era surreale quello che stava accadendo.
<<Grazie. Vorresti fare due passi?>> E ora da dove usciva quella richiesta?
<<Eh!?!>> Chiese confusa.
<<Non ti va?>> Lui le teneva ancora il polso. Cosa doveva fare? Era giusto accettare, o forse doveva trovare un modo per scappare? Secondo la sua amica, il gruppo era famosissimo, era lei che ne sapeva poco, non seguendolo. Una parte di lei voleva accettare, l'altra era dubbiosa. Aprì la bocca per rifiutare.
<<Ecco..no, mi va.>> Si sorprese a dire.
<<Fantastico. Pensavo avresti detto di no.>> Lui sembrava molto sicuro di sé, e questo lo faceva apparire un po' arrogante, ma aveva un sorriso dolcissimo. Ma cosa le stava succedendo?
<<Anch'io pensavo che avrei rifiutato!>> Lui rise e la sua risata risultò contagiosa. Stavano ancora ridendo quando uscirono dal parcheggio. Che strana sensazione, stava provando. Lui le aveva lasciato il polso, e quasi sentiva la mancanza di quel contatto, ma era abbastanza vicino che le arrivava il suo calore. Per un po' il silenzio ritornò tra loro, poi lui lo ruppe.
<< È da molto che segui la nostra musica?>> Forse mentire, sarebbe stata la scelta giusta, ma non aveva abbastanza elementi per risultare credibile.
<<No. È la prima volta che vi sento.>>
<<Davvero?>> Lui sembrava sorpreso.
<<In realtà fino a questo pomeriggio non sapevo della vostra esistenza.>>
<<Wow! Questa non me l'aspettavo! E come ci sei finita al nostro concerto?>>
<<Una mia amica mi ha ceduto il biglietto..non poteva più venire e le dispiaceva che andasse sprecato.>>
<<Capisco.>> Era deluso, arrabbiato?
<<Sì però sono contenta. Da oggi avete una fan in più!>> Cercò di rimediare, ma in fondo era vero, la loro musica le era piaciuta.
<<Meglio così. Mentre ero sul palco ti ho notato.>> Cosa!?!
<<Dai, scommetto che lo dici a tutte!>>
<<Non ho bisogno di certe trovate.>> Lo guardò. No, non ne aveva bisogno. Ma di sicuro lei doveva essere ben lontana dal suo tipo ideale di donna, perché l'aveva fermata?
<<Perché mi hai notato?>>
<<Per il tuo sguardo. Anche se sembra strano dirlo>>
Per un po' il silenzio cadde ancora tra loro, ma malgrado la situazione non era un silenzio imbarazzato. Poi lui fece un commento divertente ed entrambi risero come due ragazzini, era bella quell'atmosfera spensierata, da quando tempo non viveva qualcosa di simile? Da tanto, da troppo. E si sentiva felice. Le parole tra loro cominciarono a fluire con facilità e più il tempo passava, più scoprivano interessi comuni, mentre la notte si schiariva all'orizzonte. Entrambi erano persi, l'uno nello sguardo dell'altra, ed era facile scambiarsi i pensieri. C'era chimica e sintonia tra loro, ed entrambi sapevano quanto fosse rara quell'alchimia che c'era tra loro. Le ore scorrevano veloci, ma loro avevano perso il senso del tempo, non c'erano limiti, non c'erano confini, esistevano solo loro e quella notte che stava per finire. Lui allungò di nuovo la mano verso la sua, e lei gli sorrise. Era bello stare così vicini e parlare. Per lei era qualcosa di nuovo, chissà forse lo era anche per lui, ma non osava sperarci troppo. Spesso si trovavano sulla stessa lunghezza d'onda, ma la conversazione era stimolante e per nulla banale.
L'alba irradiò d'oro i profili delle case, e le antenne che nere si stagliavano contro il cielo, in quello scorcio di periferia e loro la salutarono con il sorriso, pensando che non esisteva posto più bello di quello, mentre ancora mano nella mano, s'incamminavano verso il futuro, certi che non li avrebbe divisi.
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