5-Desolazione
La fresca brezza della sera mi accarezzava il viso, se non fosse per la situazione così surreale avrei potuto godere di quel momento di pace e quiete. Salii in macchina con la ferma convinzione che se io ero lì anche la vita sulla terra era ancora presente e di certo, visto che in vita mia non avevo mai avuto l’esclusiva su niente non vedevo perché avrei dovuto iniziare ad averla proprio in quel momento.
Il sole stava ormai calando, il riverbero vermiglio si stagliava all’orizzonte creando giochi di luce tra la terra e le poche nuvole nel cielo, nonostante la drammaticità della situazione non potei fare a meno di fermarmi a contemplare quel meraviglioso quadro che la natura mi stava donando.
Erano state due ore pesanti, tutto era successo così velocemente che ancora non avevo pienamente realizzato la gravità della situazione, per la tensione accumulata sentivo il bisogno di rallentare e raccogliere le idee, non volevo passare il tempo a girare a vuoto senza meta, perciò decisi di arrivare in città e fermarmi in qualche posto a riposare. Raggiunsi Atlanta, sembrava un mostro immobile e senza vita, la portata di ciò che era accaduto si manifestava in tutta la sua desolazione, molto più sconcertante rispetto alla piccola Riverdale. Dopo aver passato le ultime ore a sbrogliare i nodi e grovigli che questa assurdità aveva creato nella mia testa, decisi che per quel giorno poteva bastare, volevo solo fermarmi mangiare qualcosa e riposare, così l'indomani avrei dato inizio ad una nuova giornata in cui il mio unico scopo sarebbe stato quello di trovare qualcuno a tutti i costi. Non fu difficile procurarmi il cibo, mi fermai nel primo centro commerciale che incontrai per strada, i negozi erano tutti aperti, la radio in diffusione passava London calling dei Clash. Mi guardai attorno ma l'unico movimento era quello delle scale mobili che portavano al piano superiore, era impressionante vedere quel posto sempre pieno di vita così vuoto e solo. Entrai nel supermercato mi fiondai verso il reparto gastronomia, nella cucina c'erano le pietanze preparate per la sera, presi una porzione di pasta al forno, del pollo e dell'insalata, una birra dal frigo e mi sedetti a mangiare, fu il primo momento in cui i miei sensi si acquietarono da che tutto ebbe inizio. Non sapevo quanto sarebbe durata l'erogazione dell' energia elettrica ma finché c'era dovevo approfittarne. Misi tutto ciò che c'era di pronto nella cella frigo, sarebbero state le mie scorte di cibo pronto per i seguenti giorni. Avevo bisogno di una doccia e di vestiti puliti perciò andai a fare shopping, per la prima volta in vita mia senza bisogno della carta di credito. Presi ciò che mi serviva e raggiunsi gli spogliatoi della palestra che era nel piano superiore, mi feci una doccia e mi cambiai. Battezzai il centro commerciale come il mio nuovo quartiergenerale
La fresca brezza della sera mi accarezzava il viso, se non fosse per la situazione così surreale avrei potuto godere di quel momento di pace e quiete. Salii in macchina con la ferma convinzione che se io ero lì anche la vita sulla terra era ancora presente e di certo, visto che in vita mia non avevo mai avuto l’esclusiva su niente non vedevo perché avrei dovuto iniziare ad averla proprio in quel momento.
Il sole stava ormai calando, il riverbero vermiglio si stagliava all’orizzonte creando giochi di luce tra la terra e le poche nuvole nel cielo, nonostante la drammaticità della situazione non potei fare a meno di fermarmi a contemplare quel meraviglioso quadro che la natura mi stava donando.
Erano state due ore pesanti, tutto era successo così velocemente che ancora non avevo pienamente realizzato la gravità della situazione, per la tensione accumulata sentivo il bisogno di rallentare e raccogliere le idee, non volevo passare il tempo a girare a vuoto senza meta, perciò decisi di arrivare in città e fermarmi in qualche posto a riposare. Raggiunsi Atlanta, sembrava un mostro immobile e senza vita, la portata di ciò che era accaduto si manifestava in tutta la sua desolazione, molto più sconcertante rispetto alla piccola Riverdale. Dopo aver passato le ultime ore a sbrogliare i nodi e grovigli che questa assurdità aveva creato nella mia testa, decisi che per quel giorno poteva bastare, volevo solo fermarmi mangiare qualcosa e riposare, così l'indomani avrei dato inizio ad una nuova giornata in cui il mio unico scopo sarebbe stato quello di trovare qualcuno a tutti i costi. Non fu difficile procurarmi il cibo, mi fermai nel primo centro commerciale che incontrai per strada, i negozi erano tutti aperti, la radio in diffusione passava London calling dei Clash. Mi guardai attorno ma l'unico movimento era quello delle scale mobili che portavano al piano superiore, era impressionante vedere quel posto sempre pieno di vita così vuoto e solo. Entrai nel supermercato mi fiondai verso il reparto gastronomia, nella cucina c'erano le pietanze preparate per la sera, presi una porzione di pasta al forno, del pollo e dell'insalata, una birra dal frigo e mi sedetti a mangiare, fu il primo momento in cui i miei sensi si acquietarono da che tutto ebbe inizio. Non sapevo quanto sarebbe durata l'erogazione dell' energia elettrica ma finché c'era dovevo approfittarne. Misi tutto ciò che c'era di pronto nella cella frigo, sarebbero state le mie scorte di cibo pronto per i seguenti giorni. Avevo bisogno di una doccia e di vestiti puliti perciò andai a fare shopping, per la prima volta in vita mia senza bisogno della carta di credito. Presi ciò che mi serviva e raggiunsi gli spogliatoi della palestra che era nel piano superiore, mi feci una doccia e mi cambiai. Battezzai il centro commerciale come il mio nuovo quartiergenerale
Opera scritta il 04/10/2020 - 19:53
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