Non basta raccontare,
ma bisogna saperlo fare,
sentire quello che hai dentro,
esternarlo, offrirlo agli altri.
Sapresti distinguere il sottile
equilibrio che esiste tra la vita e la morte? L'amore e l'odio?
Il peccato e l'innocenza?
Non è poi così difficile vedere col pensiero, sentire col cuore, decodificare l'essenza con le mani.
Nessuno sa narrare come sa farlo la vita, o il tempo, o le stagioni o i giorni che inesorabili passano.
Ascolto, sento, prima di dover narrare,
è l'amore che mi sa dare la forza di farlo, il poter raccontare senza essere travisato, nelle parole, nei sentimenti,
nei legami ancestrali che uniscono.
Le mani sanno narrare, anche gli occhi, il dolore, le lacrime, la stessa morte racconta il ciclo della vita, la dissolvenza del corpo, la trasmigrazione dell'anima.
Santino il pescatore, sapeva narrare,
accarezzando la carena della barca,
le reti intrecciate, con la voce profonda, che proveniva dalle labbra avvolte da rivoli di fumo.
Raccontare è parlare d'amore perché l'amore sa narrare, delle ferite,
dello sgomento, della gioia e dell'allegria.
Narro l'amore, lo racconto, lo vivo, lo sento, l'amore è sguardo verso il cielo,
marea azzurra è perdono, conforto, luce, per chi sa raccontarlo.
Il Narratore parlava nel silenzio,
un monologo inconsueto,
senza folla che stava ad ascoltarlo.
Parlava d'amore, se potete ascoltatelo voi!
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