Il viaggio (racconto breve, Cucchiaio) quindicesima tappa
Costeggiando Terrazza Mascagni, il suo pavimento a scacchiera mi fa pensare che diventiamo grandi quando cominciamo a battere babbo a scacchi. Adulti lo diventiamo il giorno in cui lo lasciamo vincere. Davanti ai bastioni della Fortezza Vecchia sorrido… quando la partita di scacchi è finita, il pedone e il re tornano nella stessa scatola.
Viaggiano con me in poltrone di varia foggia le sagome nitide di Ernesto, Giuseppe e Santa, e le ombre di Ferruccio e Arduino. Maria Luisa, Barbara e Loris, Antonio, Grazia e Anna Maria, Moreno, Laisa, Mary e Margherita.
Mi sono sempre piaciute le ombre senza il fardello dei dettagli. E le qualità dei dettagli.
Nel mentre leggerò…
A quei tempi io e Luciano eravamo ginnasiali, e c’era lei. Poi c’erano i due cugini Andrea e Stefano, lui ripetente. Le giornate andavano via spensierate tra gli allenamenti d’atletica di Andrea, e Stefano che faceva di ogni momento quello giusto per tradurre le canzoni dei Beatles. E lei.
A ripensarci quello fu proprio un anno strano: di greco avevamo una specie di Stanlio nei panni di Olio. Filosofia e storia ce le insegnava il sosia di Gianpiero Mughini. Ricordo la somiglianza sbalorditiva!
Ma nelle ore di italiano… lo chiamavamo Professor Sera, all’anagrafe Paolo C.
Ex giornalista di una famosa testata con la passione per la scrittura, caduto malamente in una cattedra di supplenza. Iniziai nelle sue ore a comporre i primi versi di poesia per lei.
Lei era un anno avanti a noi. I suoi polsi mi scivolavano sotto i pollici, con le mani accompagnava il ritmo dei movimenti e disegnava nell’aria le carezze del suo bacino mentre le muovevo le gambe con le gambe.
Al pensiero dell’espressione del suo viso riesco ancora a godere della vista imperdibile di quel corpo, delle sensazioni. Il venerdì sera restavo spesso a dormire da lei, e al mattino il risveglio era in dolcezza. Si girava sul fianco come a farmi credere che il sole dalla mansarda la infastidisse, mi accostavo dietro di lei che mi guidava la mano sui seni lasciandosi sommergere dal piacere dei miei baci. Sulla nuca, dietro le orecchie. E dalle carezze.
Dormivo della grossa, mi ha svegliato forse il peso dei ricordi… o della bolla al naso.
Mi stiracchio, e mi trascino in cucina: una giornata non può iniziare senza un uovo, sale e pepe, al cucchiaio. Stamattina però ho una strana impressione, mentre la matita mi scivola sotto il pollice e con le mani accompagno il ritmo dei movimenti della tenda alla finestra che disegna carezze nell’aria.
Allora Glauco, prenderai posto accanto a me?
Il racconto breve è una piccola narrazione in prosa con personaggi umani, contenuti verosimili e generalmente non storici, per lo più senza finalità morali o conclusioni moraleggianti.
“Gli esami sono vicini e tu sei troppo lontana dalla mia stanza…/ Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto…/ stasera al solito posto, la luna sembra strana…/Sarà che non ti vedo da una settimana”.
Voto: | su 7 votanti |
quel pizzico di tenerezza e sensualità, tra l'altro, descritta con tanta delicatezza, è il pepe di questo viaggio nella ns età più "disperatamente" libera
notte prima degli esami
Claudia non tremare...
non ti posso far male
se l'amore è amore....
Non amo molto poesie o prose sull'erotismo, salvo quando viene descritto delicatamente come un dono senza sfociare nel volgare e qui tu sei stato di una delicatezza veramente garbata.
Splendido testo, c'è precisione nello scandire i termini ( adulti diventiamo quando lasciamo vincere papà... )e molto poetico erotismo nel racconto breve.
Mi è tanto piaciuto leggerlo, e poi Livorno ce l'ho nel cuore
Buona giornata Mirko
Ah, il ristorantino si chiama Moby Dick, guarda caso.
Un saluto