Stelle filanti (O te? Sei arrivato con la piena)
Soffio attraverso il rotolo di strisce di carta colorata e quelle, arrotolate su se stesse, si lanciano in aria e ci Sgambetto lasciando a voi variopinte spirali nella caduta.
Non sono solo musica, sono carezza
“Ma pensa che bellezza/ Nun c'ho niente da fa'/ Porcaccia la miseria/ Nientissimo da fa'/ E rompo li stivali a tutta quanta la città/ Perché 'n c'ho niente da fa' (…)/Sto proprio come un Papa/ Anzi mejo, Santità/ Perché Lei, gira, gira/ Quarche vorta ha da sgobba'/ Io, viceversa, sgobbo solamente si me va/ Perché 'n c'ho niente da fa' (…)/Non posso perde tempo/ Nun c'ho niente da fa'/ Levateve de mezzo/ Fate largo a Sua Maestà (…)/nemmeno è giorno e già vòi ruga'…/ tranquillo e bono non ce poi sta'/ c'hai sempre voglia de sta' a scherza'…/ ma non c'hai voja de lavora'/ che vai cercando, se pò sapé?/ ... 'sta smania in corpo chi te la dà?” (Nino Manfredi, Ballata di Rugantino)
In questo periodo dell’anno sono tante cose. So’ er bullo de Trastevere, svelto co' le parole e la ruganza. Un poco strafottente ma in fondo buono e amabile, Sara (ciarda Passarelli Sara). E benveneto a te Giovane Scrittore. Mi presento con calzoni logori, fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto al collo. Non son sgherro, so’ Rugantino; son spaccone pronto a parole ma pavido nei fatti.
O mi presento vestito di una casacca e dei calzoni verdi, entrambi molto ampi e troppo lunghi, ed un cappellino di feltro verde su una calotta bianca. Beffardo e pigro ma capace di insospettabili salti e danze acrobatiche, son goloso ed insaziabile.
“Nel clamor del Carnevale/ svelta la tristezza scappa/ ed è cosa assai normale/ che arrivi Peppe Nappa./ Col vestito celestino/ corre e gioca a girotondo,/ sembra sempre ragazzino/ mette sottosopra il mondo./ Porta a spasso un gran cappello/ su un testone portentoso,/ lui si crede molto bello/ perch’è proprio vanitoso! (…)/ Dicon sia tonto un poco/ ma la cosa non lo turba,/ la sua vita è solo gioco/ e la mente forse furba./ Son Peppe Nappa siciliano,/ mascherina un po’ da niente/ ma ho il cuore nella mano/ e il sorriso do alla gente”
Ricopro abitualmente nelle trame il ruolo del servitore, Giovanni (bimminutu Parentignoti Giovanni). Amo stare in cucina o ronzarvi intorno, annusandone deliziato i profumi; e cibo e vino sono la mia passione.
O ancora “Io son cresciuto sotto il cupolone/ e son toscano fin nelle midolle; /ma se mi danno torto ed ho ragione, /il sangue tutto quanto mi ribolle…/ Quante volte m’ha visto il fiorentino/ leticar con un fiasco di buon vino!” (Enrico Novelli, Stenterello)
Bada chi ecco Galigani Claudio e Matildab.
In questo periodo di cielo guardo riflessi gli aeroplani nelle lenti dei mie occhiali lasciare nastrini come stelle filanti tra le nuvole.
Febbraio, due cuori e una maschera. Mese di baci in costume e dolci scherzi.
La vita, una festa in maschera dove ognuno indossa la propria faccia.
“Perché si chiamano stelle filanti?/ Non sono mica stelline del cielo?/ Ma sono strisce a colori sgargianti,/ fatte di carta che pare di velo./ Sembran piuttosto festoni gettati/ da casa a casa, da pianta a pianta;/ collane, dondoli colorati,/ dove il vento ci balla e ci canta./ Poi, le notti di luna piena/ un raggio d’oro ci fa l’altalena” (Mario Lodi, Le stelle filanti)
Siete entrati a far parte di OS Sara con ‘L’amore con te’, nell’essenziale invisibile agli occhi; e con ‘Soffocare’ Giovane Scrittore, quando il bisogno di gridare o di sentirsi deboli sono solo pensieri.
Giovanni con ‘Notte prima di San Valentino’, e con ‘Una notte irlandese’ Claudio. Matildab con ‘Fuochi fatui?’.
Smessi i panni del burattino un po’ arrogante del Ghetanaccio, quelli del ‘toppa’ e del compare del Burlamacco… è finito il tempo di accogliere. È ora di fare altro.
Non sono solo musica, sono carezza
“Ma pensa che bellezza/ Nun c'ho niente da fa'/ Porcaccia la miseria/ Nientissimo da fa'/ E rompo li stivali a tutta quanta la città/ Perché 'n c'ho niente da fa' (…)/Sto proprio come un Papa/ Anzi mejo, Santità/ Perché Lei, gira, gira/ Quarche vorta ha da sgobba'/ Io, viceversa, sgobbo solamente si me va/ Perché 'n c'ho niente da fa' (…)/Non posso perde tempo/ Nun c'ho niente da fa'/ Levateve de mezzo/ Fate largo a Sua Maestà (…)/nemmeno è giorno e già vòi ruga'…/ tranquillo e bono non ce poi sta'/ c'hai sempre voglia de sta' a scherza'…/ ma non c'hai voja de lavora'/ che vai cercando, se pò sapé?/ ... 'sta smania in corpo chi te la dà?” (Nino Manfredi, Ballata di Rugantino)
In questo periodo dell’anno sono tante cose. So’ er bullo de Trastevere, svelto co' le parole e la ruganza. Un poco strafottente ma in fondo buono e amabile, Sara (ciarda Passarelli Sara). E benveneto a te Giovane Scrittore. Mi presento con calzoni logori, fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto al collo. Non son sgherro, so’ Rugantino; son spaccone pronto a parole ma pavido nei fatti.
O mi presento vestito di una casacca e dei calzoni verdi, entrambi molto ampi e troppo lunghi, ed un cappellino di feltro verde su una calotta bianca. Beffardo e pigro ma capace di insospettabili salti e danze acrobatiche, son goloso ed insaziabile.
“Nel clamor del Carnevale/ svelta la tristezza scappa/ ed è cosa assai normale/ che arrivi Peppe Nappa./ Col vestito celestino/ corre e gioca a girotondo,/ sembra sempre ragazzino/ mette sottosopra il mondo./ Porta a spasso un gran cappello/ su un testone portentoso,/ lui si crede molto bello/ perch’è proprio vanitoso! (…)/ Dicon sia tonto un poco/ ma la cosa non lo turba,/ la sua vita è solo gioco/ e la mente forse furba./ Son Peppe Nappa siciliano,/ mascherina un po’ da niente/ ma ho il cuore nella mano/ e il sorriso do alla gente”
Ricopro abitualmente nelle trame il ruolo del servitore, Giovanni (bimminutu Parentignoti Giovanni). Amo stare in cucina o ronzarvi intorno, annusandone deliziato i profumi; e cibo e vino sono la mia passione.
O ancora “Io son cresciuto sotto il cupolone/ e son toscano fin nelle midolle; /ma se mi danno torto ed ho ragione, /il sangue tutto quanto mi ribolle…/ Quante volte m’ha visto il fiorentino/ leticar con un fiasco di buon vino!” (Enrico Novelli, Stenterello)
Bada chi ecco Galigani Claudio e Matildab.
In questo periodo di cielo guardo riflessi gli aeroplani nelle lenti dei mie occhiali lasciare nastrini come stelle filanti tra le nuvole.
Febbraio, due cuori e una maschera. Mese di baci in costume e dolci scherzi.
La vita, una festa in maschera dove ognuno indossa la propria faccia.
“Perché si chiamano stelle filanti?/ Non sono mica stelline del cielo?/ Ma sono strisce a colori sgargianti,/ fatte di carta che pare di velo./ Sembran piuttosto festoni gettati/ da casa a casa, da pianta a pianta;/ collane, dondoli colorati,/ dove il vento ci balla e ci canta./ Poi, le notti di luna piena/ un raggio d’oro ci fa l’altalena” (Mario Lodi, Le stelle filanti)
Siete entrati a far parte di OS Sara con ‘L’amore con te’, nell’essenziale invisibile agli occhi; e con ‘Soffocare’ Giovane Scrittore, quando il bisogno di gridare o di sentirsi deboli sono solo pensieri.
Giovanni con ‘Notte prima di San Valentino’, e con ‘Una notte irlandese’ Claudio. Matildab con ‘Fuochi fatui?’.
Smessi i panni del burattino un po’ arrogante del Ghetanaccio, quelli del ‘toppa’ e del compare del Burlamacco… è finito il tempo di accogliere. È ora di fare altro.
Opera scritta il 27/02/2021 - 04:17
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Commenti
L'immagine e il sottotitolo saranno capiti solo dai toscani...infatti eccomi qui...
non sono di semplice comprensione questi testi eppure così ricchi di bellezza.
Grazie Mirko
non sono di semplice comprensione questi testi eppure così ricchi di bellezza.
Grazie Mirko
Grazia Giuliani 02/03/2021 - 17:49
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