Il Capitano degli Alpini Aldo Flavio Benincasa giaceva privo di vita proprio al centro di Piazza Castello a Torino.
Il macabro ritrovamento era stato fatto dal metronotte Flavio Montrucchio durante il suo giro di controllo dei negozi che si affacciano su una della più belle piazze della città. Erano le 2,30 del mattino.
Alle 3,00 tutto il circo equestre, come lo chiamava il Commissario Depaoli, era già al lavoro lui compreso ovviamente.
La scientifica faceva i rilevamenti, il medico legale esanimava il cadavere.
Pierpaolo Depaoli era a Torino da circa 6 anni. Faceva molto bene il suo lavoro ma non aveva molti amici tra i colleghi in quanto non era dotato di un gran bel carattere.
Tutti ovviamente lo stimavano per la sua grande competenza e la brillantezza nel condurre le indagini ma definirlo insopportabile era quasi fargli un complimento.
“Ispettore Giuliani per cortesia la smette di perdere tempo e comincia a suonare dei campanelli”
“Mi scusi Commissario ma sono le 3,00 del mattino e mi pare eccessivo svegliare il mondo a quest’ora.”
“Capisco. Noi infatti siamo qui alle 3,00 del mattino perché siamo un bel gruppetto di coglioni che vanno in giro a recuperare cadaveri in quanto non hanno di meglio da fare. Veda solo di muovere il culo e butti giù dal letto il mondo. Con tutto il baccano che abbiamo fatto arrivando a sirene spiegate e con i lampeggianti accesi il grosso del lavoro lo abbiamo già fatto. Guardi il numero di finestre con le luci accese. La smetta di dire minchiate e si dia da fare.”
“Obbedisco Commissario.”
“E vorrei vedere il contrario Ispettore.”
Dopo questo cordiale scambio di vedute con il suo sottoposto si diresse dal medico legale.
“Cosa mi dice dottore?”
Il medico legale, Dott. Scannabufali era famoso per la sua gentilezza e cordialità ma anche perché detestava le levatacce.
“Cosa vuole che le dica? Ah beh si, una cosa posso affermala con certezza. Sono le 3,00 del mattino e questo poveretto è morto.”
“Dottore fino a lì c’ero arrivato pure io. Se le riesce di fare un piccolo sforzo e magari mi dice anche come è morto magari facciamo un piccolo passo avanti.”
“Un colpo solo, in faccia, calibro 38, distanza ravvicinata, non più di due metri. Il resto dopo l’autopsia. Buona notte.”
Il dott. Scannabufali girò sui tacchi salì in auto e se ne andò.
La notte, o meglio l’alba passò tra interrogatori e rilevamenti.
Alle 9,00 del mattino in sala riunioni si svolse il briefing per definire i contorni dell’omicidio.
Il Capitano degli Alpini Aldo Flavio Benincasa era un militare di carriera che era di stanza alla caserma di Aosta. Originario di Cuneo era figlio del Generale Paolo Andrea Benincasa comandante in campo della Brigata Alpina Taurinense.
Non vi erano macchie sul suo stato di servizio e a soli 32 anni era in procinto di essere promosso a Maggiore per meriti acquisiti durante le missioni di pace e controllo del territorio fatte dagli Alpini.
Sono 9.054 i militari italiani già impegnati in operazioni di pace all’estero. Il dato viene dall’ultimo aggiornamento dello Stato Maggiore della Difesa del 16 aprile 2003, che parla di una quota di proiezione esterna al massimo di sopportabilità per le Forze Armate. La nostra presenza è inferiore solo a quella degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Questo il quadro dei nostri militari fra i quali ci sono anche gli alpini in missioni di pace, assistenza tecnica e come osservatori delle Nazioni Unite. A questi nostri militari andranno aggiunti quelli che prossimamente saranno impegnati in Iraq: un totale di circa tremila uomini.
Attualmente sono due le principali missioni di pace in corso: nei Balcani e in Afghanistan. Nella prima, in Bosnia e in Kosovo, l’Italia impegna 6.463 militari; in quella in Afghanistan, tra contingente Nibbio a Khost, missione Isaf a Kabul e altre attività Nato, sono impiegati 2.315 soldati. Ma la presenza di militari italiani all’estero, pur con numeri più ridotti, è anche in altri Paesi: Marocco, Eritrea, Congo, Palestina, Malta, Libano, al confine tra India e Pakistan, in Egitto, in Israele. In totale impegnano altri 221 militari.
Il Capitano Benincasa si era distino per il suo coraggio e per lo spirito umanitario. Insomma era un ottimo soldato stimato e rispettato sia dai suoi superiori che dai sottoposti.
Il Commissario si faceva delle domande cui bisognava dare delle risposte ed anche in fretta.
Cosa diavolo ci faceva un Capitano degli Alpini in divisa alle 2,30 del mattino in Piazza Castello?
Dove aveva passato la serata?
Con chi era stato e con chi aveva parlato?
Il Commissario chiamò il medico legale.
L’ora dell’omicidio si poteva attestare tra l’una e le due del mattino.
Per il resto tutto confermato.
Il Capitano era in ottima salute.
Dal contenuto dello stomaco si poté stabilire che aveva cenato in un ristorante.
Il compito che il Commissario diede all’Ispettore fu di ricostruire i movimenti del Capitano da quando aveva lasciato la caserma di Aosta.
Il compito del Commissario fu quello di andare ad Aosta per capire meglio con chi avesse a che fare.
Parlò con il Comandante della caserma di Aosta.
Seppe che il Benincasa era in licenza. Si era preso 10 giorni di maritato riposo in quanto era appena rientrato dal Congo ove aveva preso parte ad una operazione congiunta con le forze internazionali.
I dettagli della missione erano riservati.
“Generale capisco benissimo che non mi può rivelare aspetti di una missione, ma io vorrei almeno provare a trovare chi ha ucciso il Capitano. Ad esempio di solito da quì si parte per l’Afghanistan. Invece il Capitano era appena tornato dal Congo.”
“Caro Commissario è proprio per questo che non le posso dare ulteriori informazioni. Quello che le posso dire secondo il mio modesto parere è che non lo hanno ucciso per motivi militari.”
“Secondo lei si tratta di una casualità, magari di un tentativo di rapina?”
“Questo non lo so. Avete già parlato con il padre?”
“Non ancora. Ci sono motivi pressanti per cui dovremmo farlo subito?”
“Beh il Generale ed il Capitano non si parlavano da due anni. Ovvero da quando la moglie del Generale si era suicidata. Il Capitano ne aveva parlato con me ed era stato lapidario. La colpa di quel suicidio la attribuiva al padre.”
“Generale lei mi sta indirizzando?”
“Assolutamente no. Lei mi ha chiesto lumi e io le posso dire quel poco di cui sono al corrente al difuori delle mura di questo presidio militare.”
Tornato a Torino convocò l’Ispettore Giuliani.
“Cosa mi racconti?”
“Il Capitano ha lasciato la caserma 3 giorni addietro. E’ arrivato a Torino ed ha preso alloggio in una casa di proprietà della sua famiglia in vi Bava 55. Ci siamo stati. Dalla perquisizione non sono emerse circostanze rilevanti. Bella casa, tutto in ordine. Abbiamo parlato con la signora Luisa Brindo che fa le pulizie dell’alloggio 3 volte alla settimana. Conosce a mala pena il Capitano. Sa che quando viene a Torino alloggia lì e sa quando perché solitamente viene avvisata e cambia l’orario del suo lavoro che solitamente svolge al mattino presto. Altro però non siamo riusciti a trovare. Non sappiamo dove è stato e chi ha visto ne tantomeno perché si trovava in Piazza Castello all’ora della morte.”
“Cosa mi dice della famiglia? Sappiamo qualcosa su eventuali legami affettivi? Ha dato uno sguardo al caso di suicidio della madre?”
“Il Capitano è single. Non risultano legami di sorta. La madre si è gettata dal balcone di casa al sesto piano di viale Europa 27 a Cuneo esattamente due anni addietro. Suicidio accertato. Era sola in casa. Suo marito, il Generale, era in caserma a Cuneo, il figlio, ovvero il Capitano allora Tenente era in missione in Kosovo. La signora non aveva mai dato segnali di squilibrio ed era descritta come una persona allegra e solare senza problemi apparenti.”
Una cosa fece pensare il Commissario. Il Capitano veniva ucciso proprio nello stesso giorno in cui la madre due anni prima si era suicidata.
“Ha notato Ispettore? Due anni esatti dalla morte della madre? Coincidenza?”
“Effettivamente è l’unica nota che ci può dare un appiglio.”
“Avete controllato i movimenti del Padre?”
“Il Generale non si è mosso da Cuneo. I tragitti sono controllati. Casa caserma e ritorno. Da quando la moglie è morta non frequenta praticamente più nessuno al di fuori di queste due ubicazioni. Vive solo e non ha nemmeno del personale di servizio.”
Il giorno seguente Il Commissario prese la via di Cuneo.
Si presentò in caserma alle 10,30 del mattino e chiese di parlare con il Generale.
“Generale buongiorno. Le mie condoglianze.”
“Commissario buongiorno. Bando ai convenevoli. Mi chieda quello che deve e si tolga dai piedi.”
Questo è più stronzo di me pensò il Commissario.
“Bene. Da quanto tempo non vedeva suo figlio?”
“Un anno e 217 giorni.”
Questo è molto più stronzo di me ripensò il Commissario.
“Da quanto tempo non sentiva suo figlio?”
“Un anno e 217 giorni.”
“Motivo?”
“Ci deve essere un motivo?”
“Beh Generale solitamente un padre ed un figlio se non riescono a vedersi almeno si sentono.”
“Lei è sposato? Ha dei figli? Si considera un esperto di rapporti tra padri e figli?”
“Non sono sposato e non ho dei figli per cui non mi posso dire esperto nel campo.”
“E allora non dica frasi a caso. Lei fa le domande e io rispondo.”
“Ne deduco che i rapporti tra di voi non fossero buoni.”
“Mi congratulo per la sua perspicacia Commissario.”
Pierpaolo Depaoli stava iniziando a pensare che da li a poco sarebbe finita la sua carriera in Polizia in quanto la tentazione di gonfiare di botte il generale saliva sempre di più. Si calmò e riprese a fare domande.
“La ringrazio Generale. Adesso mi spiega per quale motivo non avevate più rapporti?”
“No.”
“Generale mi scusi ma io sto solo cercando di capire qualcosa di più sull’omicidio di mio figlio.”
“Io non l’ho ucciso. Come dite Voi ho un alibi di ferro. Ho passato la notte qui a seguire un addestramento.”
“Non ho mai pensato che lei potesse aver ucciso suo figlio.”
“E allora perché si è dato il disturbo di venire fino a cuneo quando bastava usate il telefono? Avete i telefoni in Polizia?”
La pazienza del Commissario iniziava seriamente a latitare.
“Caro Generale la ringrazio per la piacevole conversazione. La saluto e le auguro una magnifica giornata.”
“Mi stia bene Commissario.”.
Tornato a Torino rese edotti i colleghi sulla conversazione avuta con il genitore del morto.
Chiese all’Ispettore di andare a Cuneo e di trovare più informazioni possibili sul Generale Benincasa.
“Vado Commissario. Ho un caro amico Tenente alla caserma dei Carabinieri di Cuneo. Tra le altre cose è cuneese doc per cui di cose sulla città ne sa parecchie vediamo cosa salta fuori.”
Tornato nel suo ufficio il Commissario fece una telefonata.
“Pierpaolo ciao. Tutto bene?”
“Ciao Dario si tutto bene, tu?”
“Non mi lamento.”
Dario Baraldi Maggiore degli alpini di stanza alla Caserma Feruglio presso Venzone.
“Se ricordo giusto tu sei stato alla Caserma degli Alpini a Cuneo per diversi anni prima di andare a Cividale.”
“Certo, come posso aiutarti?”
“Cosa mi sai dire del Generale Benincasa? Non so se sai che gli hanno ammazzato il figlio.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Hanno ucciso Aldo? Non sapevo nulla. Mi spiace moltissimo. Cosa è successo?”
Il Commissario riepilogò per sommi capi la questione all’amico compresa la piacevole conversazione con il Generale.
“Caro Pierpaolo quanto tu mi racconti non mi stupisce affatto. Il Generale è un ottimo soldato ma non ha un gran bel carattere. I rapporti con il figlio non sono mai stati buoni. Dopo il suicidio della madre i rapporti sono cessati. Aldo era convinto che la madre non si fosse suicidata in quanto era una donna allegra e solare ed amava la vita. Quello che ti posso dire è che secondo Aldo i rapporti tra i suoi genitori fossero giunti ad un punto morto. Sempre secondo quanto mi è stato raccontato da Aldo la madre voleva il divorzio e pare che il padre non avesse nessuna intenzione di concederlo. Etichetta e protocollo. Secondo Aldo la madre era stata uccisa ed il mandante era proprio il padre.”
Al Commissario era tutto estremamente chiaro e lo fu ancora di più quando l’Ispettore tornò da Cuneo.
La versione dell’amico del Commissario e quella del carabiniere amico dell’Ispettore combaciavano.
“Secondo me Ispettore è andata così: La madre del Capitano voleva divorziare. Il Generale l’ha fatta uccidere. Il figlio ha indagato ed ha trovato le prove. A quel punto il Generale ha dovuto per forza agire.”
“Concordo Commissario ma come lo proviamo?”
Il mattino seguente il Commissario tornò a Aosta. Nel frattempo era rientrato da una missione il Tenente Mario Grillo carissimo amico del Capitano Benincasa.
Il Commissario gli spiegò la questione chiese la sua collaborazione. Il Tenente accettò senza esitazioni.
Tornò a Torino molto soddisfatto.
Due giorni dopo vero le 21,00 suono il telefono al sesto piano di corso Europa a Cuneo.
Il Generale era convinto che lo chiamassero dalla caserma, anche perché solo dalla caserma potevano chiamarlo. Rispose con fare sgarbato “Chi diavolo si permette di disturbarmi alle nove di sera? Mi auguro solo che sia importante altrimenti domani fioccano mesi di consegna.”
“Sono un commilitone di tuo figlio. Prima di andare in licenza mi ha lasciato una busta che avrei dovuto consegnare alla Polizia in caso gli fosse successo qualcosa. Ho aperto la busta ed il contenuto l’ho trovato molto interessante. Ci sono le prove che qualcuno per conto tuo ha ammazzato tua moglie. Se la vuoi prepara 500 mila euro. Ti richiamo io per lo scambio.”
La chiamata si interruppe. Il Generale rimase impietrito con la cornetta in mano per alcuni minuti. Si riprese e compose un numero di telefono.
“Generale comandi”
“Mi hanno appena chiamato per ricattarmi. Dove hai sbagliato?”
“Generale le giuro che ho eseguito tutto come da lei ordinato. Nessuno mi ha visto due anni fa e nessuno mi ha visto in Piazza Castello.”
“Sono certo che nessuno ti ha visto a Torino ma a Cuneo qualcosa che non hai notato è accaduto. Magari questo cretino che mi ha telefonato ci sta solo provando ma non possiamo rischiare. Mi richiamerà. Predisponi per l’intercettazione. Se lo becchiamo lo eliminiamo prima che si muova. In caso contrario bonificheremo sul luogo dell’appuntamento.”
Il Commissario guardò l’Ispettore.
“Beccato.”
Dopo 15 giorni, sempre alle ventuno, arrivò la chiamata del ricattatore.
Il Generale cercò di far parlare il più a lungo possibile l’interlocutore che ovviamente accettò di buon grado di farsi intercettare.
La telefonata finì con luogo ed ora dell’appuntamento.
Il Generale fece la chiamata che doveva.
“Beccato Generale. Cellulare locato in via Roma 27 ad Aosta. Tenente Mario Grillo.”
“Bene provvedi.”
Il mattino seguente il Sergente Sergio Capitello partiva da cuneo in direzione Aosta.
Arrivò verso le 12,00. Pranzò in un ristorante, fece quattro passi in città e verso le 17,00 si appostò sotto casa ad attendere il rientro del Tenente.
Alle 19,00 il Tenente rientrò.
Tutto si svolse molto velocemente.
Il Sergente scese dall’auto con la Pistola già puntata verso il Tenente.
Non fece però in tempo a sparare in quanto venne immobilizzato subito.
Venne portato nei locali della caserma di Aosta per essere interrogato subito.
Rese piena confessione.
A Cuneo intanto il Commissario Depaoli suonava il campanello al sesto piano di corso Europa 27.
Il Generale venne ad aprire e si trovò davanti oltre al Commissario Depaoli anche il Capitano dei Carabinieri Osvaldo Boggione.
“Commissario come si permette di suonarmi il campanello a quest’ora. Domani mattina il Pretore avrà mie notizie e lei verrà trasferito sull’isola di Montecristo.”
Il Commissario non fece una piega.
Seguì la procedura alla lettera in quanto voleva evitare qualunque vizio di forma.
Si spostò di lato e lasciò l’incombenza dell’arresto al Capitano dei Carabinieri.
Un Generale dell’Esercito deve essere arrestato dalla Polizia Militare, questo compito è svolto dall’Arma dei Carabinieri.
L'Arma dei Carabinieri svolge in via esclusiva le funzioni di polizia militare a favore di tutte le Forze armate, contribuendo alla sicurezza dei contingenti militari nelle sedi stanziali e in operazioni, alla salvaguardia dell'ordine nei reparti, per prevenire violazioni disciplinari e penali, alla vigilanza sull'osservanza del diritto umanitario, alle indagini sui "crimini di guerra".
Queste funzioni vengono assolte, in Patria, da comandi posti direttamente alle dipendenze dei Comandanti dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, nonché da tutti i reparti dell'organizzazione territoriale - dai Comandi provinciali, alle Compagnie, alle Stazioni - pronti a rispondere alle più diverse esigenze. Nelle operazioni militari all'estero, invece, i reparti di polizia militare vengono costituiti per la durata della singola missione con personale proveniente in prevalenza dalla 2^ Brigata Mobile.
Il Capitano pronunciò le parole di rito.
“Generale Paolo Andrea Benincasa la dichiaro in arresto in quanto mandante per gli omicidi della signora Giulia Delfino e del Capitano degli Alpini Aldo Flavio Benincasa. Ha il diritto di restare in silenzio Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio.”
A termine della procedura il Commissario si avvicinò al Generale.
“Solo una cosa Generale. In Polizia abbiamo i telefoni e li sappiamo usare molto bene.”
Il macabro ritrovamento era stato fatto dal metronotte Flavio Montrucchio durante il suo giro di controllo dei negozi che si affacciano su una della più belle piazze della città. Erano le 2,30 del mattino.
Alle 3,00 tutto il circo equestre, come lo chiamava il Commissario Depaoli, era già al lavoro lui compreso ovviamente.
La scientifica faceva i rilevamenti, il medico legale esanimava il cadavere.
Pierpaolo Depaoli era a Torino da circa 6 anni. Faceva molto bene il suo lavoro ma non aveva molti amici tra i colleghi in quanto non era dotato di un gran bel carattere.
Tutti ovviamente lo stimavano per la sua grande competenza e la brillantezza nel condurre le indagini ma definirlo insopportabile era quasi fargli un complimento.
“Ispettore Giuliani per cortesia la smette di perdere tempo e comincia a suonare dei campanelli”
“Mi scusi Commissario ma sono le 3,00 del mattino e mi pare eccessivo svegliare il mondo a quest’ora.”
“Capisco. Noi infatti siamo qui alle 3,00 del mattino perché siamo un bel gruppetto di coglioni che vanno in giro a recuperare cadaveri in quanto non hanno di meglio da fare. Veda solo di muovere il culo e butti giù dal letto il mondo. Con tutto il baccano che abbiamo fatto arrivando a sirene spiegate e con i lampeggianti accesi il grosso del lavoro lo abbiamo già fatto. Guardi il numero di finestre con le luci accese. La smetta di dire minchiate e si dia da fare.”
“Obbedisco Commissario.”
“E vorrei vedere il contrario Ispettore.”
Dopo questo cordiale scambio di vedute con il suo sottoposto si diresse dal medico legale.
“Cosa mi dice dottore?”
Il medico legale, Dott. Scannabufali era famoso per la sua gentilezza e cordialità ma anche perché detestava le levatacce.
“Cosa vuole che le dica? Ah beh si, una cosa posso affermala con certezza. Sono le 3,00 del mattino e questo poveretto è morto.”
“Dottore fino a lì c’ero arrivato pure io. Se le riesce di fare un piccolo sforzo e magari mi dice anche come è morto magari facciamo un piccolo passo avanti.”
“Un colpo solo, in faccia, calibro 38, distanza ravvicinata, non più di due metri. Il resto dopo l’autopsia. Buona notte.”
Il dott. Scannabufali girò sui tacchi salì in auto e se ne andò.
La notte, o meglio l’alba passò tra interrogatori e rilevamenti.
Alle 9,00 del mattino in sala riunioni si svolse il briefing per definire i contorni dell’omicidio.
Il Capitano degli Alpini Aldo Flavio Benincasa era un militare di carriera che era di stanza alla caserma di Aosta. Originario di Cuneo era figlio del Generale Paolo Andrea Benincasa comandante in campo della Brigata Alpina Taurinense.
Non vi erano macchie sul suo stato di servizio e a soli 32 anni era in procinto di essere promosso a Maggiore per meriti acquisiti durante le missioni di pace e controllo del territorio fatte dagli Alpini.
Sono 9.054 i militari italiani già impegnati in operazioni di pace all’estero. Il dato viene dall’ultimo aggiornamento dello Stato Maggiore della Difesa del 16 aprile 2003, che parla di una quota di proiezione esterna al massimo di sopportabilità per le Forze Armate. La nostra presenza è inferiore solo a quella degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Questo il quadro dei nostri militari fra i quali ci sono anche gli alpini in missioni di pace, assistenza tecnica e come osservatori delle Nazioni Unite. A questi nostri militari andranno aggiunti quelli che prossimamente saranno impegnati in Iraq: un totale di circa tremila uomini.
Attualmente sono due le principali missioni di pace in corso: nei Balcani e in Afghanistan. Nella prima, in Bosnia e in Kosovo, l’Italia impegna 6.463 militari; in quella in Afghanistan, tra contingente Nibbio a Khost, missione Isaf a Kabul e altre attività Nato, sono impiegati 2.315 soldati. Ma la presenza di militari italiani all’estero, pur con numeri più ridotti, è anche in altri Paesi: Marocco, Eritrea, Congo, Palestina, Malta, Libano, al confine tra India e Pakistan, in Egitto, in Israele. In totale impegnano altri 221 militari.
Il Capitano Benincasa si era distino per il suo coraggio e per lo spirito umanitario. Insomma era un ottimo soldato stimato e rispettato sia dai suoi superiori che dai sottoposti.
Il Commissario si faceva delle domande cui bisognava dare delle risposte ed anche in fretta.
Cosa diavolo ci faceva un Capitano degli Alpini in divisa alle 2,30 del mattino in Piazza Castello?
Dove aveva passato la serata?
Con chi era stato e con chi aveva parlato?
Il Commissario chiamò il medico legale.
L’ora dell’omicidio si poteva attestare tra l’una e le due del mattino.
Per il resto tutto confermato.
Il Capitano era in ottima salute.
Dal contenuto dello stomaco si poté stabilire che aveva cenato in un ristorante.
Il compito che il Commissario diede all’Ispettore fu di ricostruire i movimenti del Capitano da quando aveva lasciato la caserma di Aosta.
Il compito del Commissario fu quello di andare ad Aosta per capire meglio con chi avesse a che fare.
Parlò con il Comandante della caserma di Aosta.
Seppe che il Benincasa era in licenza. Si era preso 10 giorni di maritato riposo in quanto era appena rientrato dal Congo ove aveva preso parte ad una operazione congiunta con le forze internazionali.
I dettagli della missione erano riservati.
“Generale capisco benissimo che non mi può rivelare aspetti di una missione, ma io vorrei almeno provare a trovare chi ha ucciso il Capitano. Ad esempio di solito da quì si parte per l’Afghanistan. Invece il Capitano era appena tornato dal Congo.”
“Caro Commissario è proprio per questo che non le posso dare ulteriori informazioni. Quello che le posso dire secondo il mio modesto parere è che non lo hanno ucciso per motivi militari.”
“Secondo lei si tratta di una casualità, magari di un tentativo di rapina?”
“Questo non lo so. Avete già parlato con il padre?”
“Non ancora. Ci sono motivi pressanti per cui dovremmo farlo subito?”
“Beh il Generale ed il Capitano non si parlavano da due anni. Ovvero da quando la moglie del Generale si era suicidata. Il Capitano ne aveva parlato con me ed era stato lapidario. La colpa di quel suicidio la attribuiva al padre.”
“Generale lei mi sta indirizzando?”
“Assolutamente no. Lei mi ha chiesto lumi e io le posso dire quel poco di cui sono al corrente al difuori delle mura di questo presidio militare.”
Tornato a Torino convocò l’Ispettore Giuliani.
“Cosa mi racconti?”
“Il Capitano ha lasciato la caserma 3 giorni addietro. E’ arrivato a Torino ed ha preso alloggio in una casa di proprietà della sua famiglia in vi Bava 55. Ci siamo stati. Dalla perquisizione non sono emerse circostanze rilevanti. Bella casa, tutto in ordine. Abbiamo parlato con la signora Luisa Brindo che fa le pulizie dell’alloggio 3 volte alla settimana. Conosce a mala pena il Capitano. Sa che quando viene a Torino alloggia lì e sa quando perché solitamente viene avvisata e cambia l’orario del suo lavoro che solitamente svolge al mattino presto. Altro però non siamo riusciti a trovare. Non sappiamo dove è stato e chi ha visto ne tantomeno perché si trovava in Piazza Castello all’ora della morte.”
“Cosa mi dice della famiglia? Sappiamo qualcosa su eventuali legami affettivi? Ha dato uno sguardo al caso di suicidio della madre?”
“Il Capitano è single. Non risultano legami di sorta. La madre si è gettata dal balcone di casa al sesto piano di viale Europa 27 a Cuneo esattamente due anni addietro. Suicidio accertato. Era sola in casa. Suo marito, il Generale, era in caserma a Cuneo, il figlio, ovvero il Capitano allora Tenente era in missione in Kosovo. La signora non aveva mai dato segnali di squilibrio ed era descritta come una persona allegra e solare senza problemi apparenti.”
Una cosa fece pensare il Commissario. Il Capitano veniva ucciso proprio nello stesso giorno in cui la madre due anni prima si era suicidata.
“Ha notato Ispettore? Due anni esatti dalla morte della madre? Coincidenza?”
“Effettivamente è l’unica nota che ci può dare un appiglio.”
“Avete controllato i movimenti del Padre?”
“Il Generale non si è mosso da Cuneo. I tragitti sono controllati. Casa caserma e ritorno. Da quando la moglie è morta non frequenta praticamente più nessuno al di fuori di queste due ubicazioni. Vive solo e non ha nemmeno del personale di servizio.”
Il giorno seguente Il Commissario prese la via di Cuneo.
Si presentò in caserma alle 10,30 del mattino e chiese di parlare con il Generale.
“Generale buongiorno. Le mie condoglianze.”
“Commissario buongiorno. Bando ai convenevoli. Mi chieda quello che deve e si tolga dai piedi.”
Questo è più stronzo di me pensò il Commissario.
“Bene. Da quanto tempo non vedeva suo figlio?”
“Un anno e 217 giorni.”
Questo è molto più stronzo di me ripensò il Commissario.
“Da quanto tempo non sentiva suo figlio?”
“Un anno e 217 giorni.”
“Motivo?”
“Ci deve essere un motivo?”
“Beh Generale solitamente un padre ed un figlio se non riescono a vedersi almeno si sentono.”
“Lei è sposato? Ha dei figli? Si considera un esperto di rapporti tra padri e figli?”
“Non sono sposato e non ho dei figli per cui non mi posso dire esperto nel campo.”
“E allora non dica frasi a caso. Lei fa le domande e io rispondo.”
“Ne deduco che i rapporti tra di voi non fossero buoni.”
“Mi congratulo per la sua perspicacia Commissario.”
Pierpaolo Depaoli stava iniziando a pensare che da li a poco sarebbe finita la sua carriera in Polizia in quanto la tentazione di gonfiare di botte il generale saliva sempre di più. Si calmò e riprese a fare domande.
“La ringrazio Generale. Adesso mi spiega per quale motivo non avevate più rapporti?”
“No.”
“Generale mi scusi ma io sto solo cercando di capire qualcosa di più sull’omicidio di mio figlio.”
“Io non l’ho ucciso. Come dite Voi ho un alibi di ferro. Ho passato la notte qui a seguire un addestramento.”
“Non ho mai pensato che lei potesse aver ucciso suo figlio.”
“E allora perché si è dato il disturbo di venire fino a cuneo quando bastava usate il telefono? Avete i telefoni in Polizia?”
La pazienza del Commissario iniziava seriamente a latitare.
“Caro Generale la ringrazio per la piacevole conversazione. La saluto e le auguro una magnifica giornata.”
“Mi stia bene Commissario.”.
Tornato a Torino rese edotti i colleghi sulla conversazione avuta con il genitore del morto.
Chiese all’Ispettore di andare a Cuneo e di trovare più informazioni possibili sul Generale Benincasa.
“Vado Commissario. Ho un caro amico Tenente alla caserma dei Carabinieri di Cuneo. Tra le altre cose è cuneese doc per cui di cose sulla città ne sa parecchie vediamo cosa salta fuori.”
Tornato nel suo ufficio il Commissario fece una telefonata.
“Pierpaolo ciao. Tutto bene?”
“Ciao Dario si tutto bene, tu?”
“Non mi lamento.”
Dario Baraldi Maggiore degli alpini di stanza alla Caserma Feruglio presso Venzone.
“Se ricordo giusto tu sei stato alla Caserma degli Alpini a Cuneo per diversi anni prima di andare a Cividale.”
“Certo, come posso aiutarti?”
“Cosa mi sai dire del Generale Benincasa? Non so se sai che gli hanno ammazzato il figlio.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Hanno ucciso Aldo? Non sapevo nulla. Mi spiace moltissimo. Cosa è successo?”
Il Commissario riepilogò per sommi capi la questione all’amico compresa la piacevole conversazione con il Generale.
“Caro Pierpaolo quanto tu mi racconti non mi stupisce affatto. Il Generale è un ottimo soldato ma non ha un gran bel carattere. I rapporti con il figlio non sono mai stati buoni. Dopo il suicidio della madre i rapporti sono cessati. Aldo era convinto che la madre non si fosse suicidata in quanto era una donna allegra e solare ed amava la vita. Quello che ti posso dire è che secondo Aldo i rapporti tra i suoi genitori fossero giunti ad un punto morto. Sempre secondo quanto mi è stato raccontato da Aldo la madre voleva il divorzio e pare che il padre non avesse nessuna intenzione di concederlo. Etichetta e protocollo. Secondo Aldo la madre era stata uccisa ed il mandante era proprio il padre.”
Al Commissario era tutto estremamente chiaro e lo fu ancora di più quando l’Ispettore tornò da Cuneo.
La versione dell’amico del Commissario e quella del carabiniere amico dell’Ispettore combaciavano.
“Secondo me Ispettore è andata così: La madre del Capitano voleva divorziare. Il Generale l’ha fatta uccidere. Il figlio ha indagato ed ha trovato le prove. A quel punto il Generale ha dovuto per forza agire.”
“Concordo Commissario ma come lo proviamo?”
Il mattino seguente il Commissario tornò a Aosta. Nel frattempo era rientrato da una missione il Tenente Mario Grillo carissimo amico del Capitano Benincasa.
Il Commissario gli spiegò la questione chiese la sua collaborazione. Il Tenente accettò senza esitazioni.
Tornò a Torino molto soddisfatto.
Due giorni dopo vero le 21,00 suono il telefono al sesto piano di corso Europa a Cuneo.
Il Generale era convinto che lo chiamassero dalla caserma, anche perché solo dalla caserma potevano chiamarlo. Rispose con fare sgarbato “Chi diavolo si permette di disturbarmi alle nove di sera? Mi auguro solo che sia importante altrimenti domani fioccano mesi di consegna.”
“Sono un commilitone di tuo figlio. Prima di andare in licenza mi ha lasciato una busta che avrei dovuto consegnare alla Polizia in caso gli fosse successo qualcosa. Ho aperto la busta ed il contenuto l’ho trovato molto interessante. Ci sono le prove che qualcuno per conto tuo ha ammazzato tua moglie. Se la vuoi prepara 500 mila euro. Ti richiamo io per lo scambio.”
La chiamata si interruppe. Il Generale rimase impietrito con la cornetta in mano per alcuni minuti. Si riprese e compose un numero di telefono.
“Generale comandi”
“Mi hanno appena chiamato per ricattarmi. Dove hai sbagliato?”
“Generale le giuro che ho eseguito tutto come da lei ordinato. Nessuno mi ha visto due anni fa e nessuno mi ha visto in Piazza Castello.”
“Sono certo che nessuno ti ha visto a Torino ma a Cuneo qualcosa che non hai notato è accaduto. Magari questo cretino che mi ha telefonato ci sta solo provando ma non possiamo rischiare. Mi richiamerà. Predisponi per l’intercettazione. Se lo becchiamo lo eliminiamo prima che si muova. In caso contrario bonificheremo sul luogo dell’appuntamento.”
Il Commissario guardò l’Ispettore.
“Beccato.”
Dopo 15 giorni, sempre alle ventuno, arrivò la chiamata del ricattatore.
Il Generale cercò di far parlare il più a lungo possibile l’interlocutore che ovviamente accettò di buon grado di farsi intercettare.
La telefonata finì con luogo ed ora dell’appuntamento.
Il Generale fece la chiamata che doveva.
“Beccato Generale. Cellulare locato in via Roma 27 ad Aosta. Tenente Mario Grillo.”
“Bene provvedi.”
Il mattino seguente il Sergente Sergio Capitello partiva da cuneo in direzione Aosta.
Arrivò verso le 12,00. Pranzò in un ristorante, fece quattro passi in città e verso le 17,00 si appostò sotto casa ad attendere il rientro del Tenente.
Alle 19,00 il Tenente rientrò.
Tutto si svolse molto velocemente.
Il Sergente scese dall’auto con la Pistola già puntata verso il Tenente.
Non fece però in tempo a sparare in quanto venne immobilizzato subito.
Venne portato nei locali della caserma di Aosta per essere interrogato subito.
Rese piena confessione.
A Cuneo intanto il Commissario Depaoli suonava il campanello al sesto piano di corso Europa 27.
Il Generale venne ad aprire e si trovò davanti oltre al Commissario Depaoli anche il Capitano dei Carabinieri Osvaldo Boggione.
“Commissario come si permette di suonarmi il campanello a quest’ora. Domani mattina il Pretore avrà mie notizie e lei verrà trasferito sull’isola di Montecristo.”
Il Commissario non fece una piega.
Seguì la procedura alla lettera in quanto voleva evitare qualunque vizio di forma.
Si spostò di lato e lasciò l’incombenza dell’arresto al Capitano dei Carabinieri.
Un Generale dell’Esercito deve essere arrestato dalla Polizia Militare, questo compito è svolto dall’Arma dei Carabinieri.
L'Arma dei Carabinieri svolge in via esclusiva le funzioni di polizia militare a favore di tutte le Forze armate, contribuendo alla sicurezza dei contingenti militari nelle sedi stanziali e in operazioni, alla salvaguardia dell'ordine nei reparti, per prevenire violazioni disciplinari e penali, alla vigilanza sull'osservanza del diritto umanitario, alle indagini sui "crimini di guerra".
Queste funzioni vengono assolte, in Patria, da comandi posti direttamente alle dipendenze dei Comandanti dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, nonché da tutti i reparti dell'organizzazione territoriale - dai Comandi provinciali, alle Compagnie, alle Stazioni - pronti a rispondere alle più diverse esigenze. Nelle operazioni militari all'estero, invece, i reparti di polizia militare vengono costituiti per la durata della singola missione con personale proveniente in prevalenza dalla 2^ Brigata Mobile.
Il Capitano pronunciò le parole di rito.
“Generale Paolo Andrea Benincasa la dichiaro in arresto in quanto mandante per gli omicidi della signora Giulia Delfino e del Capitano degli Alpini Aldo Flavio Benincasa. Ha il diritto di restare in silenzio Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio.”
A termine della procedura il Commissario si avvicinò al Generale.
“Solo una cosa Generale. In Polizia abbiamo i telefoni e li sappiamo usare molto bene.”
Opera scritta il 04/03/2021 - 14:57
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