Ore 14:50 : devo riprendere a studiare.
Sono queste le parole che la mia testa con insistenza ripeteva dentro sè stessa. Un'insistenza violenta; feroce.. Ma inane.
Il sonno ha la meglio su di me: Morfeo mi invita a entrare nel suo mondo.
Tento di resistere. Provo a fargli capire che gli obiettivi dell'Unione Europea sono argomenti d'esame, specie se abbiniamo ...a questi i principi e le esigenze che deve adottare nel suo piano d'azione. Voglio fargli capire che l'esame è imminente; che devo studiare; che non posso distrarmi; che non devo distrarmi.
Tutto inutile: Morfeo è bello; Morfeo è forte: non si lascia convincere così facilmente; Morfeo è persuasivo; seducente.
Mi inginocchio innanzi a lui: "Hai vinto. Sono vinto" dichiaro.
Mi comanda di prendere la musica. Eseguo, impotente e incantato.
Mi lascio andare.
Sto per cadere nel suo mondo..
Sto per cadere nel
Sto per
..
Sono nel suo mondo: che piacevole ma sbagliata mossa, quella che ho compiuto.
Mi aggiro trascinato da immagini oniriche affascinanti e interrogative.
Dovevo resistere: cedetti.
Dovevo svegliarmi: continuai a vagare.
Dovevo agire: fui condotto.
Che tu sia maledetto, Morfeo.
Dolce Morfeo. Maledetto Morfeo. Dolce Morfeo. Maledetto Morfeo.
Dolce Morfeo. Maledetto Morf..
..
Un urlo.
Un urlo improvviso mi riporta alla realtà: senso di colpa? Di responsabilità?
Non saprei dirlo.
So però che capii: dovevo agire. Reagire.
Fuggo da lui; dal suo mondo e dalle sue trappole.
Mi alzo dal mio tavolo di studio, stordito.
Barcollo verso l'ascensore ancora con addosso residui di essenze oniriche: le scaccio via.
Chiamo l'ascensore (chiamo?) e attendo il suo arrivo tentando di non cedere alle lusinghe di Morfeo che, seppur lontano, lo sento ancora.
Le porte si aprono: entro e scendo al pianterreno.
Mi dirigo verso una fonte d'acqua e risveglio il mio viso.
Mi dirigo verso la macchinetta del caffè. Mi attende dolce, pacatamente, come una fonte di salvezza.
Compio la mia scelta e risveglio la mia mente.
Sento l'odore del caffè invadere le mie narici: lo lascio fare. Mi servirà.
Sento la caffeina in circolo: è notizia lieta.
Ritorno alla mia postazione. Ritorno al mio tavolo di studio.
Ritorno dove tutto iniziò; ritorno, sì.
Ma per ripartire.
"No, Morfeo, no! Stavolta detto io le regole"
Prendo le cuffie, metto la musica da me scelta: mi carica; mi carico.
Riprendo. E stavolta, o Morfeo, stavolta sarai tu ad assistere impotente.
Sono queste le parole che la mia testa con insistenza ripeteva dentro sè stessa. Un'insistenza violenta; feroce.. Ma inane.
Il sonno ha la meglio su di me: Morfeo mi invita a entrare nel suo mondo.
Tento di resistere. Provo a fargli capire che gli obiettivi dell'Unione Europea sono argomenti d'esame, specie se abbiniamo ...a questi i principi e le esigenze che deve adottare nel suo piano d'azione. Voglio fargli capire che l'esame è imminente; che devo studiare; che non posso distrarmi; che non devo distrarmi.
Tutto inutile: Morfeo è bello; Morfeo è forte: non si lascia convincere così facilmente; Morfeo è persuasivo; seducente.
Mi inginocchio innanzi a lui: "Hai vinto. Sono vinto" dichiaro.
Mi comanda di prendere la musica. Eseguo, impotente e incantato.
Mi lascio andare.
Sto per cadere nel suo mondo..
Sto per cadere nel
Sto per
..
Sono nel suo mondo: che piacevole ma sbagliata mossa, quella che ho compiuto.
Mi aggiro trascinato da immagini oniriche affascinanti e interrogative.
Dovevo resistere: cedetti.
Dovevo svegliarmi: continuai a vagare.
Dovevo agire: fui condotto.
Che tu sia maledetto, Morfeo.
Dolce Morfeo. Maledetto Morfeo. Dolce Morfeo. Maledetto Morfeo.
Dolce Morfeo. Maledetto Morf..
..
Un urlo.
Un urlo improvviso mi riporta alla realtà: senso di colpa? Di responsabilità?
Non saprei dirlo.
So però che capii: dovevo agire. Reagire.
Fuggo da lui; dal suo mondo e dalle sue trappole.
Mi alzo dal mio tavolo di studio, stordito.
Barcollo verso l'ascensore ancora con addosso residui di essenze oniriche: le scaccio via.
Chiamo l'ascensore (chiamo?) e attendo il suo arrivo tentando di non cedere alle lusinghe di Morfeo che, seppur lontano, lo sento ancora.
Le porte si aprono: entro e scendo al pianterreno.
Mi dirigo verso una fonte d'acqua e risveglio il mio viso.
Mi dirigo verso la macchinetta del caffè. Mi attende dolce, pacatamente, come una fonte di salvezza.
Compio la mia scelta e risveglio la mia mente.
Sento l'odore del caffè invadere le mie narici: lo lascio fare. Mi servirà.
Sento la caffeina in circolo: è notizia lieta.
Ritorno alla mia postazione. Ritorno al mio tavolo di studio.
Ritorno dove tutto iniziò; ritorno, sì.
Ma per ripartire.
"No, Morfeo, no! Stavolta detto io le regole"
Prendo le cuffie, metto la musica da me scelta: mi carica; mi carico.
Riprendo. E stavolta, o Morfeo, stavolta sarai tu ad assistere impotente.
Andrea Motta.
Opera scritta il 16/06/2014 - 12:34
Da Andrea Motta
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