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La porta

I petali dei fiori che lasciasti nel vaso
ormai opaco e lordo d’acqua putrida
giacciono inerti e incolori sulla polvere del tavolo.
Sul pavimento sparsi pezzi di carta
miseri testimoni di una lettera
scritta con inchiostro rosso carminio oramai brunito.
Nella fredda stanza incredula e sfranta
filtra appena il livido grigiore invernale
attraverso vetri macchiati dal tempo e dall’abbandono.
Il divano giace invecchiato, i quadri sbilenchi
e oggetti e cose, li guardo, privi di senso
come addormentati da maleficio di strega.
Non un rumore, un cigolio, un vibrare
silenzio tombale come masso che schiaccia
come mare che affonda e annega.
Avrei dovuto gettarla via quella chiave
lasciarla cadere in un chiusino per strada
e non aprire mai più quella porta.



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Opera scritta il 19/05/2021 - 17:22
Da Francesco Soda
Letta n.741 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Si a volte è inutile ritornare per poter vivere del passato,perché ci si rende conto che è tutto cambiato intorno. Bella.

Graziella Silvestri 28/05/2021 - 15:02

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Atmosfere pesanti, torbide, polverose, rese con sapienti immagini visive. Mi ha affascinato particolarmente l'inizio quando parli dei petali dei fiori e dell'inchiostro rosso carminio oramai brunito della lettera. E anche la chiusa offre l'idea della sofferenza e del rimpianto che rimbalzano dall'ambiente all'animo. Bravo!

Carla Vercelli 21/05/2021 - 17:34

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Un interno fatiscente come forse il vissuto di chi entra...

Anna Maria Foglia 19/05/2021 - 20:18

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Ci sono porte chiuse che andrebbero lasciate tali...
A volte, però, un po' d'aria fresca potrebbe essere "la chiave" giusta per riordinare i ricordi

laisa azzurra 19/05/2021 - 18:59

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Ho trovato molto bello questo testo. Sei riuscito a creare l'atmosfera della casa. E la chiusa è ottima. Complimenti

Mirko D. Mastro(Poeta) 19/05/2021 - 18:50

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