Era il 15 agosto, reduce dall'esame di Stato, con una tasca piena di adrenalina verso il nuovo che l'attendeva ed una tasca piena d'insicurezze dovute ai suoi freschi 19 anni e al suo carattere marcato di timidezza. Reduce da un'estate fatta di lavoro per racimolare i soldi per la vita nuova, ma anche un'estate piena di feste e amicizie da salutare e senza saperlo anche l' ultima in cui era accessoriata di spensieratezza; dove l'unico problema era quello di andare a lavoro la mattina alle 6 in condizioni proporevoli dopo una nottata in spiaggia tra falò e risate.
Ricordo, appunto che era seduta attorno al falò con un bicchiere di vino a chiacchierare del prossimo futuro: di ipotetici obiettivi, di viaggi e di amori; classiche chiacchiere di una ragazzina di 19 anni che ha appena ricevuto le chiavi della sua vita ma totalmente inconsapevole di quello che realmente li sarebbe accaduto, di quello che gli avrebbe perquisito della sua leggerezza e che gli avrebbe stravolto la vita come un uragano inatteso che nel suo passare gli ha fatto perdere le famose chiavi per un lungo periodo di tempo.
Ricordo l'ingenuità nel pensare positivo e quella sorta di sicurezza che nulla poteva fermarla. Ricordo anche quella mente allenata ad insonorizzare la paura qualora si faceva viva come quando premeva stop sulla playlist che conteneva ancora la canzone di quell'amore dissolto, di quell' amore che divenne il suo primo tatuaggio sul cuore, una ferita alle prime armi di sartoria, cucita male tra una lacrima ed un chi se ne frega.
Ricordo le promesse con gli amici tra gli abbracci e gli scherzi e quel superpotere nel sentirsi invincibili con il mondo sotto i piedi.
Ricordo i biglietti acquistati per una nuova avventura, che sarebbe stata poi la sua casa per i prossimi 8 anni; le valige pronte e cariche di tutto, testimoni della voglia di partire per restare il più a lungo possibile. Cariche di vestiti,foto di famiglia e il pupazzo che le ricordava l'odore di casa.
Ricordo questa ragazzina che come suoi unici viaggi sino ad allora furono quelli con la famiglia in paesi limitrofi a casa e una gita a 4 ore da casa con la classe; una ragazzina che era cresciuta in una realtà piccola tale di un paesino, dove tutto è raggiungibile a piedi e dove la vicina di casa diventa il buongiorno mattutino abituale e con esso l'odore di cucina che fuoriesce dal balcone; dove in qualsiasi angolo del paese pensi di nasconderti, in realtà, stai pur certo che incontrerai il figlio di tizio o la madre di Caio. Il classico paese fatto di pescatori con il loro fertile mare e agricoltori che risvegliano le mattine paesane di urla per attirare il cliente al suo frutto coltivato da quell'orto tanto curato.
Ebbene quella diciannovenne era pronta per salutare definitivamente quella realtà per un posto più grande. Dove nessuno la conosceva e dove nessuno lei conosceva; dove anche la lingua parlata non era la stessa e di essa avevo come attestato un'ultima valutazione discreta di una verifica su un testo che parlava di "Max went to Cambridge."
Insomma non si tuffava semplicemente nel mondo e la sua società, ma in realtà era pronta a scrivere la sua vita da lì ai prossimi giorni a seguire.
E sicuramente non sarebbero bastati nemmeno tutti i quaderni consumati dalla sua prima elementare sino al quinto superiore; sicuramente non sarebbero bastati nemmeno l'utilizzo della gomma o bianchetto per correggere eventuali errori; sicuramente avrebbe potuto scrivere un'avventura a lieto fine o più fiabesca o essere più prudente e cauta nel fantasticare con i pensieri; ma non sarebbe stata più la sua storia, quella che l'ha riportato dopo 8 anni in quel suo paesino immune al tempo a riscrivere una nuova nascita ed una nuova storia.
Ricordo, appunto che era seduta attorno al falò con un bicchiere di vino a chiacchierare del prossimo futuro: di ipotetici obiettivi, di viaggi e di amori; classiche chiacchiere di una ragazzina di 19 anni che ha appena ricevuto le chiavi della sua vita ma totalmente inconsapevole di quello che realmente li sarebbe accaduto, di quello che gli avrebbe perquisito della sua leggerezza e che gli avrebbe stravolto la vita come un uragano inatteso che nel suo passare gli ha fatto perdere le famose chiavi per un lungo periodo di tempo.
Ricordo l'ingenuità nel pensare positivo e quella sorta di sicurezza che nulla poteva fermarla. Ricordo anche quella mente allenata ad insonorizzare la paura qualora si faceva viva come quando premeva stop sulla playlist che conteneva ancora la canzone di quell'amore dissolto, di quell' amore che divenne il suo primo tatuaggio sul cuore, una ferita alle prime armi di sartoria, cucita male tra una lacrima ed un chi se ne frega.
Ricordo le promesse con gli amici tra gli abbracci e gli scherzi e quel superpotere nel sentirsi invincibili con il mondo sotto i piedi.
Ricordo i biglietti acquistati per una nuova avventura, che sarebbe stata poi la sua casa per i prossimi 8 anni; le valige pronte e cariche di tutto, testimoni della voglia di partire per restare il più a lungo possibile. Cariche di vestiti,foto di famiglia e il pupazzo che le ricordava l'odore di casa.
Ricordo questa ragazzina che come suoi unici viaggi sino ad allora furono quelli con la famiglia in paesi limitrofi a casa e una gita a 4 ore da casa con la classe; una ragazzina che era cresciuta in una realtà piccola tale di un paesino, dove tutto è raggiungibile a piedi e dove la vicina di casa diventa il buongiorno mattutino abituale e con esso l'odore di cucina che fuoriesce dal balcone; dove in qualsiasi angolo del paese pensi di nasconderti, in realtà, stai pur certo che incontrerai il figlio di tizio o la madre di Caio. Il classico paese fatto di pescatori con il loro fertile mare e agricoltori che risvegliano le mattine paesane di urla per attirare il cliente al suo frutto coltivato da quell'orto tanto curato.
Ebbene quella diciannovenne era pronta per salutare definitivamente quella realtà per un posto più grande. Dove nessuno la conosceva e dove nessuno lei conosceva; dove anche la lingua parlata non era la stessa e di essa avevo come attestato un'ultima valutazione discreta di una verifica su un testo che parlava di "Max went to Cambridge."
Insomma non si tuffava semplicemente nel mondo e la sua società, ma in realtà era pronta a scrivere la sua vita da lì ai prossimi giorni a seguire.
E sicuramente non sarebbero bastati nemmeno tutti i quaderni consumati dalla sua prima elementare sino al quinto superiore; sicuramente non sarebbero bastati nemmeno l'utilizzo della gomma o bianchetto per correggere eventuali errori; sicuramente avrebbe potuto scrivere un'avventura a lieto fine o più fiabesca o essere più prudente e cauta nel fantasticare con i pensieri; ma non sarebbe stata più la sua storia, quella che l'ha riportato dopo 8 anni in quel suo paesino immune al tempo a riscrivere una nuova nascita ed una nuova storia.
Opera scritta il 23/11/2021 - 14:19
Letta n.513 volte.
Voto: | su 0 votanti |
Commenti
Ma la fortuna carissima Sara, deve ancora bussare alla tua porta, lei non fa progetti ma arriva e bussa a tutte le porte stammi bene attenta ogni volta che senti bussare, quando meno te l'aspetti, è lei pronta a sorprenderti incredibilmente, questo ti auguro di tutto cuore ciao Tonino
FADDA TONINO 23/11/2021 - 14:52
--------------------------------------
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.