Quando il male entra nella tua vita lo fa in silenzio, travestito, con sembianze piacevoli e seducenti. Non ti accorgi nemmeno che ti volteggia intorno e tu continui la tua vita svolgendo il lavoro quotidiano con il solito impegno, abbracci nuovi progetti, cerchi di realizzare vecchi sogni mai sopiti. E’ stato difficile per il mio modo di vedere la vita, accettare l’esistenza del male e che sentimenti come la rabbia, l’invidia, la gelosia, l’odio, la vanità possano svilupparsi in certe menti contorte e fragili per diventare desiderose di sfogo e di vendetta. Deliberatamente progettano macchinose strategie con un preciso obiettivo: annientare gli altri. Quando ti accorgi di avere di fronte la cattiveria che si è impadronita della tua esistenza, sconvolgendola, spesso è tardi, resti imbambolata, non sei abbastanza furba, non conosci tattiche difensive e strategie belliche e devi, delusa e sconvolta, imparare a difenderti, a mantenere intatta la tua dignità mortificata, devi cercare di non perdere la stima che hai di te e devi trovare la forza di andare avanti combattendo senza armi, perché non le hai, evitando i colpi che fuoriescono dalle mille pieghe del travestimento in cui il male, come una oscura malattia, si è infiltrato e nascosto.
Detestavo quella casa, fredda e buia, anche se ostentava eleganza e pezzi di antiquariato di valore, ma vi lavoravo come badante, segretaria, cuoca, dama di compagnia, cameriera, presso l’unica abitante, una anziana signora di nome Alda. Era sempre ben vestita, con capelli, divenuti bianchi ormai da tempo, raccolti sulla nuca. Di corporatura magra, dava l’impressione di essere una donna fragile e sofferente, ma osservandola attraverso un esame più attento, notavi occhi, che ti fissavano come due spilli e dallo sguardo duro, accentuato da un importante naso adunco. Se le osservavi le mani potevi notare , oltre alle alterazioni ossee prodotte negli anni dall’artrosi, brutte articolazioni nodose con unghie dure e ricurve, simili ad artigli. E che dietro la sua dichiarata debolezza, nascondeva una forza incredibile, una mente dominante e accentratrice.
Come ogni mattina, mi accolse chiedendomi se desideravo un caffè che andavo a preparare io per entrambe, mentre lei stava seduta su un vecchio divano davanti la televisione per seguire sistematicamente le trasmissioni a carattere religioso. Quotidianamente recitava il rosario mentre io svolgevo le necessità della casa, muovendomi tra tappeti e piccoli tavolini, su cui stavano posizionati preziosi ninnoli in equilibrio precario. Poi la aiutavo nella preparazione del pranzo e quando la vedevo desiderosa di conversare le chiedevo:
- Come sta oggi?- e da quel momento Alda iniziava il suo discorso che puntualmente era sempre lo stesso.
- Ma come vuoi che stia, ho troppi malanni. Io chiedo sempre al Signore di farmi morire presto, ma non mi sente. Forse perché devo aiutare mio figlio Luca, che ha sempre bisogno. E che devo fare?
Io resto con pochi soldi, dalla pensione di reversibilità di mio marito, ma è mio figlio e si fanno sacrifici. Ma non pensare che lo fanno tutte! Io lo faccio perché sono generosa per natura. Ci sono poche madri come me!-
-Eppure, signora Alda, mi permetto di dirle, che ha una bella pensione, non dovrebbe avere difficoltà -
- Già, che ne sai tu? Spese non ne ho? Bada che anche tu sei una spesa…. -
A quel punto non dicevo più nulla anche se i conti non mi tornavano, poiché sapevo a quanto ammontava la sua pensione e conoscevo le sue spese, ma il pensiero del denaro governava sovrana la sua mente e poi amava molto il ruolo di essere vittima delle circostanze e di vantarsi di essere una specie di eroina nel fare del bene.
Poi mi annunciò: - Sai, Luca verrà questa estate, a Luglio, se riesce a liberarsi da una tournée.
- Si tratterrà molto? -
- Non lo so, forse per sempre.- disse con una luce che le brillava negli occhi.
Le apparizioni del figlio Luca, le temevo come la peste, poiché sistematicamente la sua presenza in casa scatenava litigi e problemi. Dopo qualche giorno dal suo arrivo, iniziava con l’accusare sua madre di sperperare denaro indicando me, e polemizzava a non finire su tanti altri argomenti. Aveva brutte parole contro suo padre, detestato per il suo carattere autoritario e inflessibile. Luca aveva iniziato a drogarsi da piccolo e dalla morte del padre, era andato via da casa ed aveva iniziato ad andare in giro con la sua chitarra, in cerca di una fortuna che non riusciva a raggiungere. I brutti ambienti che frequentava, i circuiti della droga in cui era caduto, ne avevano fatto un essere subdolo e sempre più avido di denaro. Negli anni, la sua personalità vanitosa lo aveva portato ad avere un’alta considerazione di sé. Aveva imparato ad usare gli altri, accaparrandosi la loro fiducia e dopo essere entrato in confidenza ed essersi mostrato buono e vittima delle circostanze e della cattiveria altrui, mostrava il suo vero volto.
Prima di trasferirsi definitivamente, tornò per una breve permanenza. Come sempre fu incurante e senza nessun riguardo verso la madre, sempre più anziana e bisognosa di cure. Quando giunse la stagione estiva, Luca fece ritorno definitivo.
Le giornate erano sempre più calde e quella mattina, mentre mi recavo dalla signora Alda, notai che la giornata si preannunciava particolarmente afosa. Dopo aver bussato, la porta fu spalancata da Luca che mi fece entrare in salotto che come sempre era in penombra.
- Accomodati qui, devo parlarti – disse in tono perentorio e senza alcuna gentilezza.
Con un senso di disagio mi sedetti nella poltrona, notando che la signora Alda, severa e rigida , seduta accanto, non mi guardava neanche e non aveva nemmeno risposto al mio saluto. Non capivo cosa stesse succedendo. Guardai Luca e vedendolo scuro in volto, mi misi sulla difensiva.
- Cosa succede ? - chiesi
- C’è che abbiamo scoperto che sei una ladra! - sentenziò Luca
- Ma cosa sta dicendo!? - risposi alzandomi di scatto
- Mancano soldi dal cassetto e di certo non sono stato io. Qui non viene nessuno e quindi non puoi essere stata che tu, che hai anche accesso libero a casa.-
- Ma io non ho mai toccato nulla! - Cercai di difendermi – e poi per fare certe accuse, occorrono le prove.- mi difesi
- Sporgerò denuncia e intanto sei licenziata! Vedrai che troveremo le prove e restituirai fino all’ultimo centesimo! -
Mi sentivo impazzire. Ero assolutamente innocente e non sarei mai stata capace di toccare nulla.
Essere presa per ladra, sentire la mia dignità calpestata, erano accuse che mi ferivano profondamente.
- Lei signora Alda, non dice nulla? Mi conosce da anni e sa che sono una persona onesta- dissi guardandola. Difronte alla sua impassibilità e alla chiara adesione a tutto quello che affermava suo figlio, presi la borsa e andai via senza dire nulla, talmente ero sconvolta.
Era chiaramente tutto un imbroglio ma per me era un disastro. Come avrei fatto ora a mantenermi e con l’accusa infamante di ladra? Nessuno mi avrebbe più offerto lavoro. Anche quella piccola casa che avevo in affitto, avrei dovuto lasciarla, ma per andare dove?
Pensai alla mia amica Lia, l’unica persona di cui mi fidavo. Era una fortuna avere una amica come lei. Lia infatti mi accolse a braccia aperte e piangendo le raccontai quanto accaduto.
- Hai bisogno di un avvocato, per difenderti – disse Lia
-Si, ma chi? E poi come faccio a pagarlo? -
- Non preoccuparti, lo possiamo dire a Vittorio, mio fratello. Sai adesso è avvocato.
- Si, ma devo pagarlo lo stesso! - protestai
- Non preoccuparti, poi si vedrà. Intanto lo chiamo e pensiamo alla tua difesa. Stai tranquilla che la denuncia verrà presentata e seguirà il suo corso.-
Così fu, venni presto interrogata dalla polizia, dove andai insieme a Vittorio, ormai al corrente di tutto e pronto a difendermi.
L’interrogatorio fu lungo e brutto, in una piccola stanza del Commissariato, con poliziotti prevenuti e piuttosto disposti a credere a Luca ed a Alda, famiglia importante del luogo.
Reclamai più volte la mia innocenza e rimasi sbalordita quando mi vennero mostrate delle prove fabbricate ad arte, escogitate sicuramente dalle menti diaboliche della madre e dal figlio.
La signora Alda aveva dimenticato la mia presenza fedele e onesta, la mia totale disponibilità dimostrata in tanti anni. Ma la vecchia signora non pensava che ad avere il figlio ormai vicino. Avrebbe pensato lui ad accudirla e lei avrebbe risparmiato il denaro che dava a me. E poi chi ero io se non una estranea?
Durante il processo mi sentii impazzire. La mia onestà era ormai infangata, la mia vita distrutta e cosa si poteva fare di fronte a prove, anche se false, avvalorate dalle accuse di Alda. Io per lei ero una ladra e causa prima dei suoi problemi economici. Forte della presenza del diabolico figlio, non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me, una spesa superflua. Vittorio fece il possibile per aiutarmi e mise in dubbio quelle prove che suonavano di falso. Si trattava di foto in cui si vedeva una sagoma femminile, che mi somigliava nella stanza da letto, mentre prende soldi dal cassetto.
Il processo durò a lungo, portandomi in uno stato di ansia e depressione. Abitavo da Lia e per il momento non risentivo del fatto di non lavorare, poiché avevo una piccola somma da parte che mi permettevano di collaborare Lia nelle spese. Ma il mio futuro era oscuro.
La presenza di Lia, una brunetta piccola ma preziosa, oltre che carina e la vicinanza di Vittorio da cui mi sentivo sempre più attratta, erano la mia salvezza.
Vittorio, divorziato e sui quarant’anni era un uomo di indubbio fascino e possedeva il dono particolare di capire gli altri e il suo ottimismo mi dava la carica necessaria per sperare nel futuro.
- Vedrai, mi diceva, andrà tutto bene. Anche se ti condanneranno, riuscirò a non farti stare in carcere. E vedrai riusciremo a smascherare gli imbrogli di Luca e di sua madre.
- Come farò a mantenermi? Nessuno mi farà più lavorare !- protestai
- Io invece si – disse lui – Che ne pensi di lavorare nel mio studio come segretaria? - mi propose con un sorriso disarmante.
- Perderai clienti! - risposi
- Questo lo vedremo!
Un giorno che si apprestava la sentenza, Vittorio mi trovò in lacrime. Corse ad abbracciarmi con impeto. Quell’abbraccio chiarì ad entrambi che un sentimento più profondo ci univa e che mi spaventava, per via della mia posizione.
La sentenza giunse e mi dichiarò colpevole. Avrei dovuto pagare una certa cifra e anziché carcere avrei lavorato, come attività rieducativa, presso un ospedale del luogo.
Dichiarai a gran voce la mia innocenza, guardando fissamente negli occhi Alda e Luca, sorridenti per la vittoria.
Lentamente ritrovai la forza in me stessa e mi imposi di ricominciare a vivere poco alla volta. Quella brutta esperienza mi aveva segnata nello spirito, lacerato ed offeso, e nel corpo che sentivo stanco. Guardandomi allo specchio, vedevo riflesso il volto di una sconosciuta con segni che prima non c’erano.
-Come farei senza di voi? - dissi a Lia e Vittorio. Per collaborare con la mia amica che mi ospitava, curavo la casa e cucinavo, mentre aiutavo Vittorio a riordinare documenti nel suo studio nei giorni liberi. Ma le ore che dovevo scontare in ospedale per rieducarmi erano tremende. Pulivo i locali tra disprezzi e gente che mi insultava. Una parte dei soldi che dovevo “restituire”, riuscii a racimolarli con i pochi risparmi e la vendita degli oggetti in oro che possedevo, ricordi di mia madre. Il resto della somma l’avrei restituita, poco alla volta, pagando degli interessi.
Mentre faticavo a riprendermi la mia vita, in casa di Alda si festeggiava e Luca, ormai vittorioso, spadroneggiava. Tuttavia, lentamente la sua vera natura venne fuori, ritornando alle sue vecchie abitudini. Padrone della casa e dei soldi riprese ad uscire, a frequentare brutti ambienti e a drogarsi. Tornava a casa alle prime luci dell’alba con una donna di turno, lasciando inascoltate le richieste di Alda, sempre più anziana e sempre meno autonoma. La signora Alda, faticava ad alzarsi e a prepararsi da mangiare. Rimaneva sporca e sperava sempre nell’aiuto del figlio.
- Luca chi cucinerà, se tu non lo fai? Vedi che fatico ad alzarmi? - implorava
- Dai, fai uno sforzo. Un pò di movimento ti farà bene. Riscaldati un po di latte. Io pranzo fuori, sai domenica ho un importante impegno musicale e devo incontrare gli impresari. -
La raggirava, la imbrogliava e le condizioni della donna peggioravano sempre più.
- Prendiamo una cameriera, visto che tu non vuoi fare più nulla! -Sentenziò infine lui
Diventava ogni giorno di più aggressivo e scorbutico. Le prese una cameriera per le esigenze primarie della casa, quelle sue personali e quelle della madre. Anche la cameriera svolgeva solo il lavoro di pulizia della casa, ma non si occupava della donna e quelle volte che ascoltava le richieste della anziana lo faceva sbuffando e lamentandosi. Alda iniziò a vedersi sempre più sola e sempre più maltrattata ed iniziò a prendere coscienza di avere commesso un grave errore. Nella sua mente contorta iniziò a rimpiangermi, riconoscendomi finalmente innocente. Rimpiangeva le mie attenzioni, la mia fedeltà, la mia pazienza. Iniziava a vedere il vero volto del figlio, egoista e cattivo e che lei aveva appoggiato nell’accusa verso di me.
Una notte che si trovava sola, ebbe bisogno di scendere dal suo malconcio letto. Sentiva fuori la pioggia battere con violenza, mentre i tuoni rimbombavano, spaventandola terribilmente. Da quando prendeva quei nuovi farmaci che il figlio le aveva portato, le girava spesso la testa. Scendendo dal letto, le girò attorno tutta la stanza e mentre teneva in mano il cellulare per chiamare aiuto, cadde.
Tutto il corpo le doleva e non riusciva ad alzarsi. Ebbe la forza di premere il tasto delle chiamate e quando le rispose la mia voce, Alda pianse e con un filo di voce disse:
- Dora, aiutami sono caduta e sono sola!-
Avrei voluto girarmi dall’altra parte del letto, ma non riuscii a farlo. Mi alzai, avvertendo Lia e Vittorio, chiamai l’ambulanza e poi in compagnia dei miei amici mi recai presso la vecchia abitazione dove avevo lavorato tanti anni. Alda venne portata in ospedale e venne chiamata la polizia che si mise alla ricerca di Luca. Sulla sua testa pendevano ora gravi accuse, fra cui quella di abbandono di incapace. Venne chiarito tutto l’imbroglio ordito dall’uomo, il vero ladro dei soldi conservati nel cassetto e venne trovata l’attrice complice che l’aveva aiutato per le foto, travestendosi in modo da somigliarmi e ogni accusa contro di me, venne a decadere.
Dall’ospedale Alda mi fece chiamare e vi andai. Non era ancora uscita ed era destinata a finire i suoi giorni in una casa di riposo.
La donna adesso, nel suo letto d’ospedale e terribilmente delusa dal figlio, mi guardò amorosa, mentre io con viso serio, mi ero seduta vicino al suo letto.
- Dora puoi perdonarmi? Ti prego torna a lavorare da me. Ti ricompenserò e tu sai che non voglio andare in una casa di riposo!
- Mi spiace signora Alda – risposi - Voi avete modo di mantenervi in una struttura dove potrete essere servita e curata. Io, a causa delle vostre infamie, se non avessi avuto l’aiuto dei miei amici, sarei finita per strada. Avete calpestato la mia dignità e sapendomi innocente, mi avete accusato di essere una ladra. Non posso più lavorare per voi. Né voglio più vedervi. Spero solo di poter vivere tranquilla adesso.
- E Luca, che fine farà ? - implorò
- Andrà in una struttura dove potrà disintossicarsi e rivedere i suoi errori -
- Perdonaci Dora - disse finalmente sconfitta Alda.
- Vi auguro di star bene, ma desidero star lontana da voi -
Mi alzai e andai via da quel posto, dove spesso ero stata insultata e denigrata. Mi sentivo finalmente libera e in pace con me stessa.
Aveva finito di piovere e una leggero vento fresco, che sapeva di pulito, mi accolse all’uscita. Nello spiazzo del posteggio mi aspettavano Lia e Vittorio. Li abbracciai entrambi e con la mano stretta a quella dell’uomo capii che potevo finalmente progettare il futuro e che non sarei più stata da sola.
Si dice che il male sia come un boomerang, viene lanciato e colpisce il bersaglio, ma inesorabilmente torna indietro, da dove è partito.
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