Dapprima l’acqua che mi circondava ha iniziato a ritirarsi lasciandomi isola di terra. Un dolore liquido che si espandeva Non una ferita da strappo ma acqua che se ne andava
Poi lo spazio ha fermato la distanza inondandola di luce Un anello di profumo ora mi circonda
Non più l’acqua delle radici antiche ma un alito impalpabile mi accompagna
E’ la prima volta che sento questo. Forse è vero: una mamma non ti lascia mai.
Eppure c’è un dolore verticale nella voce che non esce.
Che avrei dovuto fare a meno del tuo ascolto, del tuo consiglio delle tue risposte, lo sapevo ma non mi aspettavo lo strozzamento della mancanza delle domande che ti avrei fatto. Non mi aspettavo l’aria pesante dove cercare la tua evaporazione che si condensa e ti nasconde. Eppure ci dovresti stare ma non ti trovo. Le domande diventano un fiore in bocca. Che non profuma affatto
Questi ultimi mesi…tutto è iniziato da quando i tuoi occhiali mi hanno parlato
Si fecero trovare lì quando sono rientrata quella sera del primo ricovero, neri obliqui sul tavolo bianco dritto. Mi dissero le parole che tremolano il cuore come già altri occhiali avevano fatto.
Mi guardarono come guarda il cane senza il padrone. E mi dissero: nascondici, non vogliamo più vedere…
Poi il ricovero definitivo al moritorio. Come un neonato che si svegliava e si riaddormentava, che sorrideva o si lamentava, che dovevo pulire, accudire. In un letto protetto. La pelle raggrinzita, il pannolone, una fresca camiciola. Come un neonato da nutrire di latte. Che dite…meglio a orario o naturale?Guardate mi vede… no è in sogno: morfina a rilascio continuo + estemporanea al bisogno.
Fino a che la bobina ha cominciato a diventare sempre più dura. Il giro lento. Perché il nastro era denso. Non scorreva…oramai non scorreva…C’era solo da aspettare lo strappo!
La cosa tremenda è che ero io a girare la manovella.
I giorni passavano ed io stavo come un poveraccio in un campo di guerra. Uno che annaspa catapultato tra le onde del mare. Uno con le mani impastate nella morte. E ora spero che mi si stacchi tutta dalle dita. L’ho toccata a trecentosessanta gradi la tua morte. Ho messo il naso dentro ai tuoi odori ed ho visto la vita. La vita è “Bio”, è urina, è alito, è merda.
Ho visto il respiro della vita unirsi al respiro della morte e non mi fanno più paura nessuna delle due
Grazie mamma, ora sono più forte.
Poi finalmente ce l’hai fatta, era l’unica, la sola maniera per uscire da quella situazione, te ne rendi conto ora, sì? Quanto te lo urlavo con il dolore del pensiero, quanto te l’ ho urlato quella notte che mi hai guardato con gli occhi di cane ! Mettiti a morire per favore”, ti dicevo
“Cerca di morire, con tutte le tue forze. È l’unica cosa da fare. Molla la presa
Non fare più resistenza, ti prego. Non c’è altro da fare, lo vuoi capire?Non c’è altro da fare che cercare di morire. L’alternativa è soffrire da cani scannati Vuoi ululare ancora alla luna?”
Poi ti ho detto con le urla del pensiero la verità atroce di quel momento:”Tu non sei stanca, ma io sì.
E non mi guardare con quegli occhi allampanati Non posso fare più nulla per te, lo vuoi capire?
Nulla, nulla. Mettiamola così : è ora che io mi metta a dormire, dai retta a me
Cerca di morire. Mettiamola così…Fallo per me!”
Ma allora non ce l’hai fatta.
Hai aspettato giugno, sapevi che la morte in questo viale arriva di giugno.
Sapevo che saresti morta di giugno quando profuma il tiglio, che saresti passata dal sonno senza sbadiglio al sonno senza respiro.Si svanisce e tu saresti svanita nell’aria profumata lasciando qui la tua carne avariata.
Ora inondi la mia casa con la tua assenza. Il cinguettio degli uccelli è la tua voce. I rondoni nel cassettone il tuo calvario Dovrò imparare a chiedere consiglio al profumo del tiglio. Cercare nell’aria tersa l’argento della tua voce,il tuo sorriso nell’azzurro di giugno, il tuo sguardo vivo nel mio specchio, la mattina.
Ti sentirò sempre con il profumo del tiglio. Ogni giugno ti odorerò
E il mio alito uscirà dagli occhi. Insieme al tuo e al mio pianto.
Poi lo spazio ha fermato la distanza inondandola di luce Un anello di profumo ora mi circonda
Non più l’acqua delle radici antiche ma un alito impalpabile mi accompagna
E’ la prima volta che sento questo. Forse è vero: una mamma non ti lascia mai.
Eppure c’è un dolore verticale nella voce che non esce.
Che avrei dovuto fare a meno del tuo ascolto, del tuo consiglio delle tue risposte, lo sapevo ma non mi aspettavo lo strozzamento della mancanza delle domande che ti avrei fatto. Non mi aspettavo l’aria pesante dove cercare la tua evaporazione che si condensa e ti nasconde. Eppure ci dovresti stare ma non ti trovo. Le domande diventano un fiore in bocca. Che non profuma affatto
Questi ultimi mesi…tutto è iniziato da quando i tuoi occhiali mi hanno parlato
Si fecero trovare lì quando sono rientrata quella sera del primo ricovero, neri obliqui sul tavolo bianco dritto. Mi dissero le parole che tremolano il cuore come già altri occhiali avevano fatto.
Mi guardarono come guarda il cane senza il padrone. E mi dissero: nascondici, non vogliamo più vedere…
Poi il ricovero definitivo al moritorio. Come un neonato che si svegliava e si riaddormentava, che sorrideva o si lamentava, che dovevo pulire, accudire. In un letto protetto. La pelle raggrinzita, il pannolone, una fresca camiciola. Come un neonato da nutrire di latte. Che dite…meglio a orario o naturale?Guardate mi vede… no è in sogno: morfina a rilascio continuo + estemporanea al bisogno.
Fino a che la bobina ha cominciato a diventare sempre più dura. Il giro lento. Perché il nastro era denso. Non scorreva…oramai non scorreva…C’era solo da aspettare lo strappo!
La cosa tremenda è che ero io a girare la manovella.
I giorni passavano ed io stavo come un poveraccio in un campo di guerra. Uno che annaspa catapultato tra le onde del mare. Uno con le mani impastate nella morte. E ora spero che mi si stacchi tutta dalle dita. L’ho toccata a trecentosessanta gradi la tua morte. Ho messo il naso dentro ai tuoi odori ed ho visto la vita. La vita è “Bio”, è urina, è alito, è merda.
Ho visto il respiro della vita unirsi al respiro della morte e non mi fanno più paura nessuna delle due
Grazie mamma, ora sono più forte.
Poi finalmente ce l’hai fatta, era l’unica, la sola maniera per uscire da quella situazione, te ne rendi conto ora, sì? Quanto te lo urlavo con il dolore del pensiero, quanto te l’ ho urlato quella notte che mi hai guardato con gli occhi di cane ! Mettiti a morire per favore”, ti dicevo
“Cerca di morire, con tutte le tue forze. È l’unica cosa da fare. Molla la presa
Non fare più resistenza, ti prego. Non c’è altro da fare, lo vuoi capire?Non c’è altro da fare che cercare di morire. L’alternativa è soffrire da cani scannati Vuoi ululare ancora alla luna?”
Poi ti ho detto con le urla del pensiero la verità atroce di quel momento:”Tu non sei stanca, ma io sì.
E non mi guardare con quegli occhi allampanati Non posso fare più nulla per te, lo vuoi capire?
Nulla, nulla. Mettiamola così : è ora che io mi metta a dormire, dai retta a me
Cerca di morire. Mettiamola così…Fallo per me!”
Ma allora non ce l’hai fatta.
Hai aspettato giugno, sapevi che la morte in questo viale arriva di giugno.
Sapevo che saresti morta di giugno quando profuma il tiglio, che saresti passata dal sonno senza sbadiglio al sonno senza respiro.Si svanisce e tu saresti svanita nell’aria profumata lasciando qui la tua carne avariata.
Ora inondi la mia casa con la tua assenza. Il cinguettio degli uccelli è la tua voce. I rondoni nel cassettone il tuo calvario Dovrò imparare a chiedere consiglio al profumo del tiglio. Cercare nell’aria tersa l’argento della tua voce,il tuo sorriso nell’azzurro di giugno, il tuo sguardo vivo nel mio specchio, la mattina.
Ti sentirò sempre con il profumo del tiglio. Ogni giugno ti odorerò
E il mio alito uscirà dagli occhi. Insieme al tuo e al mio pianto.
Opera scritta il 22/05/2022 - 14:11
Da SILVIA OVIS
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Commenti
non si può commentare... non si possono aggiungere parole a quanto emerge dall'anima
carlo alberto federici 15/06/2022 - 13:51
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Grazie alla redazione per l' apprezzamento mensile
SILVIA OVIS 14/06/2022 - 21:07
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Sono parole queste che meritano rispetto. Per la loro bellezza, per la profondità che le riempie...
michele gentile 30/05/2022 - 14:00
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Ho letto, ho ascoltato, mi sono commossa per questo addio!
Margherita Pisano 23/05/2022 - 15:10
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