Echeggiano lontani
i clack delle serrature.
Al tempo stesso cigolano
vecchi cancelli
avvicinando il lamento
di chi conosce
il proprio destino.
È così che calpesti
stretti selciati
fidandoti
della flebile luce
che consuma una fiamma
che mai si stanca.
Sei quasi giunta al cuore
della nostra piramide
costruita in armonia
a quel cortese tempo
dove tra le dita sentivamo
pungere spighe di grano
che mai lasciavano
segno sulla mano.
Rame al tramonto
oro al mattino
pare ancora di toccare
il mare di stelle che a sera
scendeva per scoprir
natura
del verde e silenzioso mistero
di brevi lucciole.
Attimi forse un poco scaltri
trovarono le nostre mani
capaci di stringere tanta meraviglia
da poter dipingere la frettolosa tela
del nostro tempo a venire.
Il sordo rumore dei Tuoi scalzi passi
è ora vicino.
Ci divide un ultimo clack.
Hai la chiave che apre ma la mano
trema e lascia cadere a terra
un sollievo che ha l’amaro del rimpianto.
Percorri a ritroso gli angusti spazi
pensando già al nuovo giorno.
Ti aspetterò come oggi fosse stato ieri
e già fosse domani.
All’ alba sarò di nuovo una lontana
campana che mai si stanca di chiamare a sé
il silenzio della campagna.
i clack delle serrature.
Al tempo stesso cigolano
vecchi cancelli
avvicinando il lamento
di chi conosce
il proprio destino.
È così che calpesti
stretti selciati
fidandoti
della flebile luce
che consuma una fiamma
che mai si stanca.
Sei quasi giunta al cuore
della nostra piramide
costruita in armonia
a quel cortese tempo
dove tra le dita sentivamo
pungere spighe di grano
che mai lasciavano
segno sulla mano.
Rame al tramonto
oro al mattino
pare ancora di toccare
il mare di stelle che a sera
scendeva per scoprir
natura
del verde e silenzioso mistero
di brevi lucciole.
Attimi forse un poco scaltri
trovarono le nostre mani
capaci di stringere tanta meraviglia
da poter dipingere la frettolosa tela
del nostro tempo a venire.
Il sordo rumore dei Tuoi scalzi passi
è ora vicino.
Ci divide un ultimo clack.
Hai la chiave che apre ma la mano
trema e lascia cadere a terra
un sollievo che ha l’amaro del rimpianto.
Percorri a ritroso gli angusti spazi
pensando già al nuovo giorno.
Ti aspetterò come oggi fosse stato ieri
e già fosse domani.
All’ alba sarò di nuovo una lontana
campana che mai si stanca di chiamare a sé
il silenzio della campagna.
Opera scritta il 01/06/2022 - 20:58
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Stupenda la chiusa!! Mi è piaciuta tutta moltissimo!!
Anna Cenni 02/06/2022 - 11:25
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Un capolavoro.
Un intreccio d'amore e natura, nostalgia e rimpianto... attesa.
Complimenti... la chiusa, oltre ad essere meravigliosa, la condivido intimamente.
Un intreccio d'amore e natura, nostalgia e rimpianto... attesa.
Complimenti... la chiusa, oltre ad essere meravigliosa, la condivido intimamente.
Marina Assanti 02/06/2022 - 08:46
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