Il foglio bianco è di nuovo davanti a me, come tante volte in questi mesi. Mesi in cui ho riempito decine di fogli bianchi, parola dopo parola, febbrilmente, per tessere la mia storia, fatta di personaggi ed inchiostro. Personaggi che quasi hanno preso corpo, divenendo compagni di viaggio. Un viaggio lungo, difficile, in cui mille volte, ho immaginato i loro volti e le loro voci, in cui, tra le mie parole, ho visto le spalle curve, e il cuore disperato della protagonista, raddrizzarsi e rifiorire alla speranza. Un viaggio in cui ho condiviso la confusione di Susan, e la determinazione di Isabel. Un viaggio in cui ho condiviso le paure del Duca, altro personaggio cardine, che poi è il nonno di Susan. E piano piano, giorno dopo giorno, con la testa sui libri, eh sì perché se si vuole scrivere del passato e nel passato, non basta piazzarci su una data, bisogna anche documentarsi, questi personaggi mi hanno fatto compagnia, con tutte le loro imperfezioni e i loro punti di forza. Ma ora li ho lasciati andare. La storia è finita, l’inchiostro ha riempito i fogli.
Ed ora mi sento smarrita. Appena finito il libro ho pensato che valesse la pena pubblicarlo. Sarebbe la seconda volta che pubblico un libro. Ma non è facile. A me però le cose troppo semplici non piacciono e quindi mi sono messa a caccia di una casa editrice che potesse leggere e scegliere il mio romanzo. L’ho trovata. Ma non è finita qui, questo è solo l’inizio di una nuova avventura, che non so dove mi porterà, ancora. Da quasi un mese la casa editrice ha aperto una campagna di crowfunding, ma fino a dicembre( scadenza della campagna) c’è ancora tanta strada da fare, forse troppa. A volte lo ammetto, ho paura. Ogni giorno, do ancora un pezzettino di me per portare aventi questo libro, per raggiungere un nuovo lettore ed arrivare all’obbiettivo di 200 copie di prenotazioni. Eh già se non raggiungo l’obbiettivo il mio sogno s’infrangerà in mille pezzettini, come le onde del mare si frantumano in mille schizzi contro gli scogli. Ma io avrò ancora la forza di ricominciare? Di riprendere il libro e provare a pubblicarlo in un altro modo? Non lo so ancora, forse dipenderà anche da quante persone vorranno andare oltre al titolo, e scoprire davvero cosa ho scritto.
“La nipote del Duca”, secondo la mia casa editrice era il titolo migliore, quello che più rendeva l’idea del libro. Non sono sicura al 100%, forse perché avevo altri titoli in mente, forse perché sicuramente è un titolo che dà l’idea dei personaggi, ma non del loro carattere o della forza degli eventi, che gli hanno accumunati, perché questo romanzo storico, parla di famiglia, ma non già una famiglia unita, no una famiglia che deve ricomporsi, dopo tragici eventi e di una giovane donna che deve trovare sé stessa e venire a patti con una società difficile, dove le apparenze ingannano, impervia di tranelli e trappole, fatta di regole e convenzioni, che sembra così lontana, ed invece a parte la foggia degli abiti, è così simile alla nostra società. Ma forse il titolo è perfetto così com’è, forse il problema è che sempre meno persone s’interrogano su ciò che gli circonda, e quindi sempre meno persone hanno voglia di chiedersi “chi è la nipote del duca?” Io non posso rispondere, sono troppo legata ad ogni singolo personaggio. E forse ad ogni singolo elemento del romanzo che ho studiato nei minimi dettagli. Un fiore, un oggetto regalato non sono elementi lasciati a caso, messi per arricchire la storia, ma piccoli indizi sulla personalità dei personaggi, per coglierne l’attitudine a seguire l’etichetta oppure a piegarla per raggiungere il proprio scopo. Ho scritto tanto, per parlare di amore, di crescita personale, ma anche per aprire una riflessione su quanto la nostra società sia evoluta, oppure su come malgrado la tecnologia e i social, siamo ancora ingabbiati nelle dinamiche sociali ottocentesche.
Magari qualcuno si chiederà dov’è ambientata questa vicenda, be’ quelli che mi conoscono lo sapranno già che amo particolarmente l’Inghilterra Vittoriana, e se vorrete viaggiare con me, vi porterò nella Londra del 1870, con i suoi intrighi, le sue atmosfere e le sue scommesse.
Spero davvero che questo mio sogno, fragile come cristallo, possa prendere corpo, come hanno fatto i miei personaggi nel corso della storia. E spero di non dovermi svegliare ancora. Non vorrei che il mio sogno si sciogliesse come neve al sole. Ma forse, con un piccolo aiuto, questo non accadrà.
Quale aiuto? Quello di chi avrà la voglia di camminare per un po’ al mio fianco in questa avventura, di acquistare una copia e fare un po’ di passaparola. Così il mio libro arriverà in libreria e nelle case di chi lo ha acquistato, o nei loro computer, se sceglieranno l’e-book. Cosa accadrà se non si raggiungeranno le 200 copie? Allora, chi ha acquistato sarà rimborsato ed io dovrò ricominciare daccapo. Ma non voglio pensarci oggi, aspetterò la fine di questa salita. Oggi, voglio crederci ancora nel mio sogno!
Ed ora mi sento smarrita. Appena finito il libro ho pensato che valesse la pena pubblicarlo. Sarebbe la seconda volta che pubblico un libro. Ma non è facile. A me però le cose troppo semplici non piacciono e quindi mi sono messa a caccia di una casa editrice che potesse leggere e scegliere il mio romanzo. L’ho trovata. Ma non è finita qui, questo è solo l’inizio di una nuova avventura, che non so dove mi porterà, ancora. Da quasi un mese la casa editrice ha aperto una campagna di crowfunding, ma fino a dicembre( scadenza della campagna) c’è ancora tanta strada da fare, forse troppa. A volte lo ammetto, ho paura. Ogni giorno, do ancora un pezzettino di me per portare aventi questo libro, per raggiungere un nuovo lettore ed arrivare all’obbiettivo di 200 copie di prenotazioni. Eh già se non raggiungo l’obbiettivo il mio sogno s’infrangerà in mille pezzettini, come le onde del mare si frantumano in mille schizzi contro gli scogli. Ma io avrò ancora la forza di ricominciare? Di riprendere il libro e provare a pubblicarlo in un altro modo? Non lo so ancora, forse dipenderà anche da quante persone vorranno andare oltre al titolo, e scoprire davvero cosa ho scritto.
“La nipote del Duca”, secondo la mia casa editrice era il titolo migliore, quello che più rendeva l’idea del libro. Non sono sicura al 100%, forse perché avevo altri titoli in mente, forse perché sicuramente è un titolo che dà l’idea dei personaggi, ma non del loro carattere o della forza degli eventi, che gli hanno accumunati, perché questo romanzo storico, parla di famiglia, ma non già una famiglia unita, no una famiglia che deve ricomporsi, dopo tragici eventi e di una giovane donna che deve trovare sé stessa e venire a patti con una società difficile, dove le apparenze ingannano, impervia di tranelli e trappole, fatta di regole e convenzioni, che sembra così lontana, ed invece a parte la foggia degli abiti, è così simile alla nostra società. Ma forse il titolo è perfetto così com’è, forse il problema è che sempre meno persone s’interrogano su ciò che gli circonda, e quindi sempre meno persone hanno voglia di chiedersi “chi è la nipote del duca?” Io non posso rispondere, sono troppo legata ad ogni singolo personaggio. E forse ad ogni singolo elemento del romanzo che ho studiato nei minimi dettagli. Un fiore, un oggetto regalato non sono elementi lasciati a caso, messi per arricchire la storia, ma piccoli indizi sulla personalità dei personaggi, per coglierne l’attitudine a seguire l’etichetta oppure a piegarla per raggiungere il proprio scopo. Ho scritto tanto, per parlare di amore, di crescita personale, ma anche per aprire una riflessione su quanto la nostra società sia evoluta, oppure su come malgrado la tecnologia e i social, siamo ancora ingabbiati nelle dinamiche sociali ottocentesche.
Magari qualcuno si chiederà dov’è ambientata questa vicenda, be’ quelli che mi conoscono lo sapranno già che amo particolarmente l’Inghilterra Vittoriana, e se vorrete viaggiare con me, vi porterò nella Londra del 1870, con i suoi intrighi, le sue atmosfere e le sue scommesse.
Spero davvero che questo mio sogno, fragile come cristallo, possa prendere corpo, come hanno fatto i miei personaggi nel corso della storia. E spero di non dovermi svegliare ancora. Non vorrei che il mio sogno si sciogliesse come neve al sole. Ma forse, con un piccolo aiuto, questo non accadrà.
Quale aiuto? Quello di chi avrà la voglia di camminare per un po’ al mio fianco in questa avventura, di acquistare una copia e fare un po’ di passaparola. Così il mio libro arriverà in libreria e nelle case di chi lo ha acquistato, o nei loro computer, se sceglieranno l’e-book. Cosa accadrà se non si raggiungeranno le 200 copie? Allora, chi ha acquistato sarà rimborsato ed io dovrò ricominciare daccapo. Ma non voglio pensarci oggi, aspetterò la fine di questa salita. Oggi, voglio crederci ancora nel mio sogno!
Opera scritta il 01/10/2023 - 16:26
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